CONSUMI
Vivere costa sempre di più. Non resta che tagliare

Secondo l'Istat mediamente ogni famiglia spende 2500 (3300 in Lombardia) al mese. E per quelli che non ce la fanno è arrivato il tempo delle rinunce: abbigliamento e scarpe a anche alimentari. Si taglia sulla quantità ma anche sulla qualità dei prodotti.

Mediamente, a una famiglia italiana, vivere costa 2500 euro al mese  e chi non ce l’ha, almeno uno su tre, taglia: su abbigliamento e cibo. Compra di meno e prodotti  di qualità inferiore.  E  chi è sotto la media  è messo decisamente peggio degli altri: i pensionati che vivono con 1500 euro al mese, le famiglie con più di tre figli  che hanno bisogno di 3.229 euro o quelli  che le statistiche battezzano come generici che si devono accontentare di 1900 euro.

Secondo l’Istat la spesa media mensile per famiglia, in valori correnti, risulta essere pari a 2.488euro e cioè +1,4% rispetto al 2010

In particolare:

• la spesa media per generi alimentari e bevande, soprattutto per carne, latte, formaggi e uova, zucchero, caffè, cresce del 2,2% rispetto al 2010;

• la spesa non alimentare è stabile: diminuiscono sensibilmente le spese per abbigliamento e calzature, -5,9%, ma aumentano quelle per l’abitazione al +3,3%,

• le quote di spesa per combustibili ed energia, dal 5,3% al 5,2%, e per comunicazioni, dal 2,0% al 1,9%, sono in leggera diminuzione.

Dai dati emerge anche che la Lombardia è la regione con la spesa media più elevata nel 2011 (3.033 euro), a differenza della Sicilia che risulta essere la regione con minore spesa media mensile (1.637 euro).

Per compensare questi aggravi, il buon padre di famiglia ha deciso di tagliare su abbigliamento e calzature (da 142 a 134 euro), elettrodomestici e arredamento (132 a 128 euro) e tempo libero (da 107 a 105 euro), ma, forse anche per aiutare i propri nervi e la propria salute, non ha rinunciato alle sigarette (spesa stabile a 21 euro) e alle spese mediche (salite da 91 a 92 euro). Che i prezzi poi crescano è confermato dall'inflazione (+2,8%), un dato che incide sull'aumento dei generi alimentari. In particolare, le famiglie hanno aumentato la spesa per carne, quella per latte, formaggi e uova e quella per zucchero, caffè e altro. Ma aumentare la spesa non significa comprare di più, perché pur spendendo in media 10 euro in più al mese rispetto allo scorso anno, ben il 35% delle famiglie ha dichiarato all'Istat di aver diminuito la quantità e o la qualità dei prodotti alimentari acquistati rispetto all'anno precedente: tra di esse, il 65% dichiara di aver ridotto solo la quantità, mentre nel 13,3% dei casi diminuisce anche la qualità.

Non è un caso che continui a crescere la percentuale delle famiglie che si recano all'hard discount per riempire il carrello, soprattutto nel Mezzogiorno.

L'evoluzione dei consumi degli italiani è stata al centro anche di uno studio della Coldiretti. Secondo l'associazione dei coltivatori, la crisi ha tagliato i consumi e ha cambiato il menù degli italiani, più pasta (+3%) e meno bistecche (-6%), con una flessione media dei consumi alimentari in quantità stimata pari all'1,5%. E' quanto emerge nel rapporto "La crisi cambia la spesa e le vacanze degli italiani", illustrato dal presidente Sergio Marini sulla base dei dati relativi ai primi cinque mesi del 2012 elaborati da Coop Italia per l'Assemblea Nazionale della Coldiretti, in occasione della divulgazione dei dati Istat sui consumi delle famiglie. Ad essere ridotti in quantità - sottolinea la Coldiretti - sono anche gli acquisti di pesce (-3%) e ortofrutta (-3%), mentre salgono quelli di pane (+3%) e leggermente di carne di pollo (+1%). Se ben il 43% degli italiani ha ridotto rispetto al passato la frequenza dei negozi tradizionali, una percentuale del 29% ha invece aumentato quella nei discount, mentre il 57% ha mantenuto stabili i propri acquisti nei supermercati secondo l'indagine Coldiretti.

05/07/2012
redazione - info
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