COMMERCIO
Milano, ogni due giorni chiude un negozio

Il numero delle cessazioni di attività supera quello delle nuove aperture. Cala (-20%) anche la grande distribuzione. Pezzuolo (Cisl): ci forte preoccupazione sulla tenuta del settore. Il clima d'incertezza blocca i consumi e le iniziative locali non bastano più. Ci vuole un intervento deciso dello Stato.

La Commissione Commercio del Comune di Milano ne ha preso atto e ha lanciato l’allarme. A Milano, nei primi tre mesi del 2012, sono venuti a cessare 45 attività commerciali. Sono soprattutto negozi di abbigliamento, articoli sportivi, calzature. Le stesse attività nel 2011 (dato totale annuo) avevano visto perdere 91 insegne. Se in 3 mesi chiude la metà di quello che ha chiuso in un anno intero, siamo davvero alla moria del settore? «La situazione è straordinaria» ci dice Luigino Pezzuolo, segretario Generale di Fisasat-Cisl, la Federazione dei sindacati addetti dei servizi commerciali e turismo «e c’è fortissima preoccupazione rispetto alla tenuta del settore. Ci sono gli sforzi dell’amministrazione pubblica locale, che si è impegnata a far partire i saldi per dare ossigeno. Ma quello che manca è una presa di posizione nazionale. Lo Stato deve guardare all’economia reale».

Sembra che però Milano capitale dello shopping sappia comunque tenere saldo lo scettro, nonostante i pochi acquisti che costringono alla chiusura di attività e di conseguenza all’emorragia di posti di lavoro. «Non è in discussione la potenzialità attrattiva di Milano come destinazione dello shopping. È chiaro che l’incertezza è tale che blocca gli acquisti e ovviamente non si ha fiducia, con il risultato che noi consumatori ci teniamo quello che abbiamo in tasca per paura di cosa possa succedere nell’immediato futuro» dice Pezzuolo. I dati rilanciati dal Comune parlano di una chiusura ogni due giorni: «bisogna anche pensare che finora in un anno in città per 3 o 4mila aziende del settore che chiudevano, c’erano altrettante riaperture. Ora però le cessazioni di attività sono nettamente superiori. E la crisi colpisce anche le catene. La grande distribuzione ha chiuso il 2011 con un calo di fatturato del 20% nel settore non-food. Per l’alimentare ci sono segnali di tenuta, anche se gli acquisti si spostano sulla fascia bassa dell’offerta » sottolinea il segretario.

Per ora, oltre all’allarme c’è la speranza. La Regione ha permesso l’inizio delle vendite “promozionali” quest’anno, in via eccezionale, dal 7 giugno. Il 7 luglio iniziano i saldi e sarà lì il vero banco di prova, con tanti turisti stranieri che attirati dai ribassi dovrebbero rimettere in sesto l’economia locale.

05/07/2012
Christian D Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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