LAVORO INTROVABILE
Giovani in affanno, la metà lavora a tempo

Le aziende disposte ad assumere non aumentano. Da gennaio 3mila assunzioni in meno per gli under 29 in provincia di Milano.

La flessione dell’occupazione è tutta in quel numero spietato: i contratti firmati da persone tra i 19 e i 29 anni in provincia di Milano da gennaio a maggio sono 90.964, oltre 3mila in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Secondo un rapporto sui primi quattro mesi del 2012 su dati dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia di Milano, l’inizio dell’anno ha fatto registrare un nuovo rallentamento globale delle assunzioni. In tutti i settori il numero degli avviamenti è scivolato di uno 0,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: in particolare nell’industria (sceso dello 11,1%) e nel settore delle costruzioni. I dati diffusi durante la manifestazione Fondata sul Lavoro, che ha visto riuniti a Milano alcuni dei protagonisti della vita politica e sindacale italiana, non sono quindi confortanti.

«Soltanto due nuovi lavoratori su dieci vengono assunti con un contratto a tempo indeterminato» ha sottolineato Cristina Tajani, assessore al Lavoro del Comune di Milano, definendo la disoccupazione «non solo un problema etico ma soprattutto uno spreco di risorse». E ci si ritrova quindi a leccarsi le ferite anche a Milano, isola felice fino al 2008, con oggi un tasso di disoccupazione giovanile altissimo (20%) che però è meglio della media italiana (30%). Numeri impensabili fino a qualche anno fa.

Cosa fanno i giovani che lavorano a Milano e dintorni? Non se la passano bene. I contratti a tempo determinato rappresentano il 42,9% del totale, poi ci sono le forme contrattuali più flessibili: come il contratto a intermittenza (8,1%) e i parasubordinati, il 18,5% dei nuovi avviamenti e che racchiudono in sé co.co.pro, collaborazioni, prestazioni occasionali e tutta la fascia degli ultraprecari.

E anche i dati Istat sulle grandi imprese, registrando una riduzione dell'1,2% dell'occupazione rispetto ad un anno fa, confermano il pesante impatto che la recessione in corso sta avendo sul mercato del lavoro. Tanto che il segretario generale Aggiunto Cisl Giorgio Santini ritiene possibile che la disoccupazione «a fine 2013 possa toccare il 12,4%». A fronte di tale situazione, dice Santini «mostrano i loro limiti le politiche basate sul solo, pur necessario, risanamento dei conti pubblici, se non accompagnate da politiche di sostegno alla domanda, quali gli investimenti in settori cruciali quali la ricerca, l'energia, l'edilizia, e la redistribuzione del carico fiscale a favore di famiglie, lavoratori e pensionati. La stessa riforma del lavoro senza politiche di crescita non sarà in grado di determinare maggiore e migliore occupazione. In particolare il passaggio dai vecchi ai nuovi ammortizzatori sociali potrebbe aumentare le difficoltà con il perdurare della recessione, senza un allungamento della fase transitoria. Soprattutto sarà importante - conclude - nella fase attuativa della riforma, da una parte, utilizzare fino in fondo le potenzialità del nuovo apprendistato per le assunzioni dei giovani, dall'altra, affidare con più decisione alle politiche attive il compito di riqualificare e reimpiegare i lavoratori espulsi dal ciclo produttivo».

29/06/2012
Christian D Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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