di Danilo Galvagni
Il lavoro in questi giorni è al centro dell’attenzione. Il Comune con l’iniziativa “Fondata sul lavoro” ha invitato esperti e parti sociali ad approfondire gli aspetti centrali di questa tematica: il precariato, che è l’emergenza degli ultimi anni; la legalità e la sicurezza; lo sviluppo, senza il quale non ci sono prospettive soprattutto per chi, come i giovani, il lavoro non ce l’ha mai avuto.
E’ di questi giorni la notizia che a Milano ci sono 27 mila start up che hanno creato 31mila posti di lavoro: si tratta di un fenomeno nuovo, che coinvolge soprattutto i più giovani e che risponde a una duplice esigenza: fare l’imprenditore e procurarsi un’occupazione. In pratica è un modo d’inventarsi il lavoro e offrirlo ad altri. L’assessore Tajani ha proposto al governo di fare di Milano un “no tax area” per favorire queste nuove forme d’imprenditorialità. Siamo d’accordo perché esperienze del genere rappresentano altrettante caselle di un mosaico da ricostruire quasi da capo che si chiama mercato del lavoro. Al di là delle leggi, che pure sono fondamentali, è necessario che nei vari territori si attivino meccanismi virtuosi capaci di mettere in circolo il lavoro che c’è e inventarne di nuovo. Se aspettiamo solo le grandi opere, vedi la vicenda Expo su cui conviene stendere un pietoso velo, è difficile che il ciclo occupazionale torni positivo in tempi brevi. Soprattutto in una realtà come quella milanese fatta di una miriade di piccole e medie imprese.
Per fare in modo che queste risorse ed esperienze positive vadano ognuna per la sua strada e si disperdano in mille rivoli, è necessario arrivare in tempi brevi, non oltre la fine dell’anno, a un NUOVO PATTO PER IL LAVORO che metta insieme istituzioni, sindacato, imprenditori, cooperazione, università e centri per la formazione, privato sociale, welfare. Nessun ‘tavolo’, per intenderci, ma una task force per creare una rete (intesa come sistema di relazioni ma anche operativamente come strumento informatico per la gestione e la condivisione delle informazioni) in cui s’incontrano domanda e offerta, in cui si finalizza la formazione, in cui in si selezionano le opportunità (finanziamenti, bandi ecc.), in cui si considera il nuovo welfare anche come occasione di lavoro; in cui si garantisce la correttezza e la sicurezza dei contratti. Un luogo virtuale (ma molto reale) dove ognuno fa quelle che sa fare e lo condivide con gli altri.