DOPO LE DIMISSIONI DI PISAPIA
Non scheziamo, Expo si deve fare

La macchina (diversi milioni spesi) si è già messa in moto e non può essere fermata. L'Esposizione del 2015 deve andare avanti: per l'immagine di Milano e dell'Italia, per le aspettative di lavoro e di sviluppo di chi ci ha investito. E il sindaco non può chiamarsi fuori.

La gente, prima ancora dei Palazzi, si chiede cosa sta succedendo su Expo 2015, l’esposizione mondiale accolta due anni fa  come occasione unica per una nuova stagione di crescita e di sviluppo di Milano e della Lombardia, un scatto di orgoglio di tutto il sistema Italia alla ricerca di nuovo prestigio internazionale. Poi, causa anche la crisi, il progetto è stato in parte ridimensionato ma mai messo in discussione. Ora, invece,  il partito dei vecchi e nuovi  Expo-scettici sembra conquistare spazio. Certo, il sindaco di Milano che rinuncia al ruolo di Commissario straordinario  che fu del predecessore Letizia Moratti, ha lasciato tutti un po’ spiazzati. Se è un modo per richiamare  l’attenzione del Governo alle sue responsabilità è stata una mossa azzeccata e, comunque, dopodoman, dopo l'incontro con il presidente del Consiglio, le carte si scopriranno definitivamente. Se invece è un modo per mettere le mani avanti nella consapevolezza  (in base a quali elementi?) che Expo 2015 non ha più le gambe per andare avanti, allora il discorso è diverso. Il fatto che anche l’altro commissario straordinario, il presidente della Regione Roberto Formigoni  stia considerando di seguire la strada di Pisapia,  disorienta ancora di più. Grandi segnali mediatici che si aggiungono ad altri di sostanza non meno importanti come, ad esempio,il fatto che  alcuni soci (Provincia e Camera di commercio e prima ancora il Governo) non hanno ancora versato la loro quote di finanziamenti; non c'è ancora piena chiarezza sulla proprietà dei terreni si cui devono sorgere i padiglioni.

Il punto  però è un altro. Chiarite le rispettive posizioni e disponibilità, magari con qualche correzione di rotta, Expo 2015 si deve comunque fare. Non solo perché in questo modo Milano, la Lombardia e l’Italia intera si renderebbero ridicoli agli occhi del  mondo, ma  perché  Expo di fatto è già partito: sono stati  stati investiti diversi milioni di euro; sono stati assegnati appalti e altri bandi sono pronti a partire; sono stati siglati accordi e protocolli  con i sindacati sulla sicurezza  e sulla trasparenza  degli appalti; sono previsti interventi sulle infrastrutture che saranno utili anche dopo l’estate del 2015;  sono state innescate aspettative di occupazione che, soprattutto in questo momento, non possono essere disattese. Tutto questo senza trascurare il tema di questa edizione di Expo: sfamare il mondo, questione centrale del futuro con evidenti risvolti etici, politici, economici e scientifici.

Quindi non scherziamo. Lasciamo da parte protagonismi, riaffacciamo bene i conti e ripartiamo dalle cose concrete da fare, dalla tabella di marcia già stabilita. Il sindaco di Milano non può rinunciare, nell’interesse della città che amministra, a un ruolo di primo piano. Il Governo non può porre il Comune  nelle condizioni di scegliere tra continuare a garantire adeguati servizi pubblici o partecipare da protagonista ad un evento unico e irripetibile come Expo.  Siamo a Milano non su Scherzi a parte.

13/06/2012
redazione - info@jobedi.it
Twitter Facebook