REGIONE LOMBARDIA
Ospedali, via un primario su dieci

Entro il 2013 - secondo il piano del Pirellone- i direttori sanitari dovranno accorpare un certo numero di reparti. In regione in primari son 2413, i sindacati dei medici non ci stanno "Tagli indiscriminati" sostiene Bergonzi della Cisl.

La Regione Lombardia sta preparando un piano di riorganizzazione della sanità lombarda che prevede il taglio di un primario su dieci. Entro il 31 dicembre del 2013 i direttori generali dovranno aver provveduto ad accorpare un certo numero di reparti, a partire dai più piccoli, e a creare dei “servizi interaziendali” in comune con altre strutture. In sostanza si tratterà di condividere con altri ospedali dei servizi, come la farmacia automatizzata o delle strutture di supporto ai reparti, come la medicina nucleare e l'emodinamica.

Queste indicazioni sono contenute in una bozza del Poa, Piano di organizzazione aziendale, stilata dalla Direzione generale della sanità. Essa parla di “assetto organizzativo delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e degli Irccs”, comprendendo così tutta la sanità pubblica lombarda. In pratica in questo documento vengono tracciate le linee guida a cui dovranno attenersi i direttori generali per i prossimi tre anni, tra cui appunto il taglio lineare del 10% delle strutture, cioè reparti ospedalieri e unità operative delle Asl, ivi comprese quelle tecniche e amministrative.

Questa impostazione viene duramente contestata dai sindacati dei medici, come risulta dalla denuncia di Arturo Bergonzi, segretario regionale della Cisl medici, che pone l'accento sul carattere indiscriminato dei tagli “Queste riduzioni non distinguono tra le grosse aziende, dove comporteranno meno disagi, e quelle piccole, dove invece tagli così radicali metteranno a rischio interi servizi: le riduzioni devono variare a seconda delle strutture”.

Va anche detto che la Lombardia non è tra le regioni messe peggio da questo punto di vista. Per dare un'idea, a fronte dei nostri 2413 primari, in Campania ve ne sono 2048, con una popolazione che è però la metà di quella lombarda. Ancora, il rapporto tra strutture semplici e complesse, che viene considerato un indice significativo di quanto la sanità sia “gonfiata” con la creazione artificiosa di posti dirigenziali, è in Lombardia al di sotto della media nazionale, 1,27 contro 1,31, mentre è pari a 2,00 in Piemonte, a 1,68 nel Veneto, a 1,73 nel Lazio e a ben 4,81 in Campania.

Insomma, se da un lato nella definizione delle risorse per la sanità bisogna tener conto degli squilibri esistenti tra una regione e l'altra, lo stesso discorso deve valere per le singole aziende ospedaliere, Irccs e Asl. E' molto meglio intervenire in maniera mirata che tagliare indiscriminatamente, stabilendo a priori una percentuale, sia dal punto di vista del mantenimento del servizio ai cittadini che da quello della motivazione del personale sanitario.

13/06/2012
redazione - info@jobedi.it
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