I CREDITI DETERIORATI
Npl, croce per imprese e famiglie

Il problema dei mutui e dei prestiti “incagliati” blocca, di fatto, il rilancio dell’economia. C’è bisogno di un “rientro paziente”. Ecco cosa si può e cosa si deve fare. Il servizio completo  a pag 22 nel nuovo numero di Job

Npl, acronimo di “non performing loans”, o crediti deteriorati sono quei mutui, finanziamenti e prestiti che le banche hanno concesso a imprese e famiglie e che non sono certe di incassare. Si tratta in pratica di crediti in sofferenza o incagliati che il debitore attualmente non riesce, integralmente o in parte, a restituire. Sia in termini temporali di scadenza, sia nell’ammontare del capitale ricevuto a prestito.

In un contesto economico-finanziario di crisi, come quello che ormai da troppo tempo domina il “capitalismo” occidentale e in particolare il nostro Paese, affrontare il tema dei non performing loans è diventata una priorità assoluta, fondamentale per rilanciare l’economia reale italiana. Allo stato le banche stentano a erogare credito e senza credito le aziende non sono in grado di investire, operano in continuo affanno con una visione di breve periodo e faticano a sopravvivere. Quando un’impresa non può progettare il proprio futuro è destinata a fallire e l’effetto che ne consegue è l’immediato licenziamento di tutti i suoi dipendenti.

Fronteggiare la questione è anche una forma concreta per ridare fiducia ai mercati e ai clienti, consumatori allo stesso tempo, oltre a essere una condotta responsabile per risollevare i bassi livelli occupazionali con cui invano stiamo da anni combattendo. Poca fiducia nel sistema, bassa occupazione, Paese in crisi. Un silogismo che avremmo già dovuto aver sconfitto.

First Cisl, tenendo conto anche dell’esperienza positiva maturata da Sga – Società Gestione Attivi s.p.a – nella gestione dei “crediti deteriorati” dell’ex Banco di Napoli, che recuperò valori superiori alle previsioni delle sofferenze conferite, ha formulato una propria proposta che contempla il coinvolgimento di tutti gli stakeholders, dai lavoratori alle imprese e alle loro forme associative, dalle fondazioni bancarie alle banche stesse.

Così come è stato concepito, il progetto prevede nei fatti la partecipazione dei lavoratori ai processi organizzativi e decisionali delle aziende. Un argomento che è sempre stato caro alla Cisl – fin dalla sua nascita, il 30 aprile del 1950 – una peculiarità del suo pensiero e del suo agire.

“La proposta di First Cisl per la gestione in-house degli npl” ha tra gli obiettivi quello del deconsolidamento contabile e prudenziale delle sofferenze evitando, nella cessione dei crediti (cartolarizzazione) a una società terza (S.G.A.), di arrecare nocumento economico e patrimoniale ovvero la cessione delle sofferenze “avviene al valore netto contabile, ossia al valore originario del credito decurtato delle svalutazioni contabilizzate a conto economico previa certificazione”. Il rientro da questi crediti dovrà avvenire con modalità appropriate e coerenti a un recupero “paziente” dell’esposizione creditizia. Una vera e propria strategia basata sulla gestione in-house, l’unica che consente di coniugare gli interessi di tutti gli stakeholders con l’interesse collettivo rappresentato dalle “economie dei territori” (famiglie e imprese). L’esatto contrario di una gestione finanziaria e speculativa che, come accade, genera ricchi profitti solo per qualcuno. Per i soliti noti.

Il coinvolgimento dei lavoratori è una parte essenziale dell’intero processo e si sostanzia tramite la sottoscrizione del capitale di rischio della S.G.A. e con la prestazione di lavoro svolta presso il servicer, a supporto della cartolarizzazione, costituito presso la banca cedente.

Inoltre, la proposta First Cisl evidenzia come “per consentire l’equiparazione sostanziale dei lavoratori agli altri azionisti, ossia condivisione del patto parasociale relativo alla S.G.A.” sia “indispensabile individuare un soggetto giuridico ad hoc che provveda a gestire collettivamente i diritti di voto (oltre ai diritti patrimoniali) dei lavoratori-azionisti”. I lavoratori, come tutti gli altri azionisti, potranno quindi beneficiare della proficuità dell’azione di recupero dei crediti.

Si tratta di un progetto innovativo, ripreso anche da Carmelo Barbagallo – Capo del Dipartimento Vigilanza Bancaria e Finanziaria della Banca d’Italia – che, al punto 7 del documento “I crediti deteriorati delle banche italiane: problematiche e tendenze recenti” presentato a Roma lo scorso 6 giugno al Primo Congresso Nazionale First Cisl, ha sottolineato come l’iniziativa “mira a rendere i lavoratori parte attiva della strategia di risoluzione della crisi, conciliando gli interessi delle diverse parti in causa”.

Ancora una volta emerge, sempre più evidente, l’esigenza di rimettere al centro l’uomo e il suo lavoro. Questa è la sfida.

29/09/2017
Silvio Broccheri
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