REGIONE LOMBARDIA
La tutela della salute non un affare privato

Sul Job - Il magazine faccia con Pierluigi Rancati della segreteria della Cisl lombarda sullo stato di attuazione della riforma sanitaria che, per ora, ha riguardato solo il cambio delle sigle e poco più. "La presa in carico della cronicità" è il banco di prova della tenuta del sistema pubblico e del rapporto con gli operatori privati.

“A Regione Lombardia  lo abbiamo detto chiaramente: non ci accontentiamo più di condividere solo i principi, vogliamo partecipare ed essere coinvolti in un confronto preventivo sulle scelte e sui provvedimenti attuativi  della Riforma del Servizio Socio-sanitario Lombardo e per far questo abbiamo bisogno, dati alla mano, di capire  cosa è stato fatto finora, quali i risultati  raggiunti a due anni dall’applicazione della legge, quali sono i programmi per il futuro”. Pierluigi Rancati, dopo essersi occupato per anni di casa, è da pochi mesi il segretario di Cisl Lombardia che si occupa di sanità.

Una partita complessa (circa 18 miliardi al spesa annua) che deve fare i conti con l’attuazione della legge 23 del 2015, quella che chiude i vent’anni del sistema formigoniano quella che dovrebbe spostare il baricentro dall’ospedale al territorio, “per  attuare in concreto il passaggio da un servizio sanitario centrato sulla cura ospedaliera delle patologie in fase acuta, al ‘prendersi cura’, ovvero alla presa in carico del paziente in una  visione integrale del suo bisogno di salute e quindi  a un sistema sanitario capace di una risposta non meno appropriata e di qualità rispetto alla domanda di salute ridefinendo l’intera filiera dei servizi, per superare i tradizionali confini ospedale/territorio e integrare gli ambiti di intervento sanitari, sociosanitari e sociali, garantendo la presa in carico del paziente lungo l’intero percorso preventivo, diagnostico, terapeutico e assistenziale.” Buoni propositi che però, finora, sono in gran parte rimaste sulla carta, nelle buone intenzioni del legislatore.

SONO CAMBIATE SOLO LE TARGHE

“Ad oggi – spiega Rancati – i cambiamenti previsti  e da noi condivisi non sono ancora visibili. La riforma, finora, ha riguardato il disegno istituzionale  e solo in parte la costituzione delle nuove realtà organizzative, toccando prevalentemente le posizioni di responsabilità  e la redistribuzione, per altro non ancora conclusa di un personale insufficiente, scarsamente motivato e  poco incentivato.”  Insomma per il cittadino  a parte il cambio delle targhe  (da Asl a Ats o Asst) quando entra in un ambulatorio o in un ufficio non è ancora cambiato niente. Per questo il sindacato chiede di partecipare a una  cabina di regia in grado di monitorare l’attuazione della riforma.

Anche perché, qualche dubbio sui  motivi dei ritardi c’è. “Sicuramente –prosegue Rancati – la riorganizzazione del sistema è  un processo articolato e complesso. . Ma accanto a tutto questo c’è una preoccupazione reale: che non si voglia intervenire fino in fondo a riorganizzare il servizio pubblico, che non ci sia la volontà  di definire un confine preciso tra questo e il privato. Non è un caso, infatti, afferma Rancati, che “ancora oggi Regione Lombardia, mentre prende il via l’attuazione del nuovo modello di presa in carico della cronicità, non abbia  una presenza pienamente realizzata nel territorio dei  Presidi Ospedalieri Territoriali (POT) e dei Presidi Socio-Sanitari Territoriali (Presst) pubblici, con una definita dotazione e distribuzione dei posti letto per  pazienti post-acuti e sub-acuti. Il rischio è che per il territorio si ripeta quello che è successo 20 anni fa per i grandi ospedali: troppa attenzione e troppo spazio ai privati che, come sempre, entreranno in competizione tra loro per accaparrarsi  i pazienti e le prestazioni più remunerative”.

LA PRESA IN CARICO DELLA CRONICITA'

Banco di prova della direzione che prenderà la riforma è proprio il nuovo modello di  “Presa in carico dei pazienti cronici” e attorno ad esso la riorganizzazione della rete territoriale dei servizi.   Un boccone appetitoso visto che riguarda 3,35 milioni di pazienti (150mila quelli polipatologici più gravi con prevalenti bisogni di tipo ospedaliero e 1, 3 milioni di pazienti con cronicità polipatologica con bisogni prevalenti di accessi ambulatoriali integrati) a cui è destinato il 70% dei 18 miliardi complessivi di spesa sanitaria.  “Il 31 luglio scadono i termini del bando per  gli Enti gestori. – conclude Rancati –   Dalle scelte che ne seguiranno capiremo cosa vuol fare veramente la Regione, se il pubblico  svolgerà il ruolo che le compete oppure abdicherà ancora una volta al privato”.

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CISL: ECCO LE NOSTRE PRIORITA'

1) La principale, in base all’accordo, del 5 maggio scorso, è l’attivazione di una cabina di regia Regione Lombardia/sindacato come momento di confronto sull’applicazione della riforma, assicurando

  • La disponibilità preventiva degli atti normativi in preparazione e al materiale utile al confronto e dare un contributo sindacale sui provvedimenti  da varare.
  • La disponibilità dei dati di monitoraggio delle principali politiche sanitarie e socio sanitarie attuate da Regione Lombardia.
  • Le verifiche sullo stato di attuazione della riforma in ogni Ats/Asst

2) L’educazione alla salute per sviluppare nella popolazione una cultura diffusa della prevenzione e un corretto utilizzo dei servizi.

3) Lo sviluppo della medicina territoriale con lo spostamento dell’asse assistenziale dall’ospedale al territorio e la conversione dei servizi  verso una sempre più significativa tutela domiciliare e la gestione della cronicità, con la definizione  della rete nel territorio dei  Presidi Ospedalieri Territoriali (POT) e dei Presidi Socio-Sanitari Territoriali (Presst) pubblici, rispetto alla copertura di livelli standard per le cure intermedie, la dotazione, distribuzione e localizzazione dei posti letto per  pazienti post-acuti e sub-acuti;

4)  Il mutualismo integrativo per la long term care finalizzato alla copertura delle prestazioni non garantite dal sistema universalistico

19/06/2017
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