RISULTATI E OBIETTIVI
Miracolino a Milano

La metropoli sta vivendo un'indubbia vivacità. L'onda lunga di Expo, e poi? Lo abbiamo chiesto a politici, enti ed esperti. E anche agli headhunter, i cacciatori di teste.

A sette mesi dal lancio del Patto per Milano, voluto dal Governo dell’allora premier Matteo Renzi, abbiamo indagato sugli effetti e i benefici dell’intesa. Qualche  ricaduta positiva  sul territorio sembra esserci,  anche se si aspettano ancora i 2,5 miliardi promessi per la città che sull’onda lunga di Expo 2015 sta vivendo un innegabile rinascimento. In via di definizione il futuro  utilizzo dei terreni dell’Esposizione, che dovrebbero attrarre investimenti;  il prolungamento delle metro; l’utilizzo degli ex Scali ferroviari; la Città della salute di Sesto San Giovanni; il decollo, speriamo prossimo, della Città Metropolitana  al momento poco più che sulla carta . Ci sono anche segnali timidamente confortanti sul fronte dell’occupazione. E da un colloquio con gli headhunter (selezionatori del personale) abbiamo anche scoperto quali sono i profili professionali  più ricercati.

Valentina Aprea, assessore all'Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia

Milano e la  Lombardia stanno vivendo un momento di ricrescita che ha riportato i livelli occupazionali sopra i livelli d’inizio crisi. A confermarlo è Valentina Aprea, assessore all'Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia, che in questa intervista elenca  le luci e le ombre di un panorama complesso.

I segnali confortanti riguardano  l’occupazione giovanile e la capacità di ricollocamento. Quali sono e cosa dicono i numeri?

Innanzitutto diciamo che il 2016 è stato un buon anno dal punto di vista della crescita dell’occupazione in Lombardia. Il numero di occupati nel complesso è risalito al di sopra dei livelli del 2008, prima della crisi, e questo sta accadendo anche per gli occupati nel settore industriale. I dati relativi alla disoccupazione nel suo complesso sono in diminuzione, anche quelli della disoccupazione giovanile. Nella fascia di età fra 18 e 29 anni il tasso di disoccupazione era al 18,4% nel 2016, in discesa di 2,4 punti %. Anche i Neet, i giovani che non lavorano e non studiano si sono ridotti di 22mila e 500 unità in un anno. Riguardo la capacità di ricollocare basti dire che su 100.000 presi in carico in Garanzia giovani, 88.000 sono stati avviati in impresa.

Cosa si deve fare per allargare la platea dei beneficiari della ripresa?

Tutti gli strati della società devono essere attivi se vogliamo veramente crescere ancora. Sono stati la creatività e il lavoro a produrre la ricchezza di chi vive in questa regione, non il contrario. E proprio sulla creatività e sul lavoro sono indirizzate tutte le nostre politiche. Sul versante della scuola e della formazione puntiamo molto sull’innovazione della didattica e l’uso delle nuove tecnologie, stiamo emanando nuovi dispositivi per la formazione degli adulti che cercano di preparare chi lavora ad assorbire l’impatto delle nuove tecnologie.

Quali sono le novità a cui state lavorando?

Le misure Garanzia Giovani e Dote Lavoro sono basate su percorsi personalizzati di reinserimento al lavoro, e speriamo che qualche minimo contributo in questa direzione possa venire anche  dalle politiche nazionali. Tutte le nostre politiche sono basate su un coinvolgimento della società, in particolare delle imprese, degli operatori della educazione e formazione e delle famiglie. Puntiamo a mettere insieme la domanda di persone qualificate delle imprese, le abita e capacità didattiche e formative e il bisogno di giovani e famiglie di trovare percorsi che preparino al lavoro educando. L'apprendistato per noi è una politica importante proprio per questo.

Quali sono i settori che mostrano vivacità e quelli che invece sono ancora in affanno?

Al di là dei fatti congiunturali la Lombardia ha saputo attrarre molti dei settori ad alto valore aggiunto del Paese. Basta pensare a cosa avviene nel design e nella moda, nella  ricerca medica, nelle nuove tecnologie e nel settore alimentare: le migliori competenze del paese e spesso anche da altri paesi in Europa e nel mondo si spostano qui perché trovano le condizioni migliori per lavorare e crescere.

Ma soprattutto dal settore delle nuove tecnologie ci aspettiamo cambiamenti che nei prossimi anni riguarderanno milioni di persone i. Italia e in Europa. L’industria 4.0 genererà nuovi posti di lavoro, ma ne distruggerà anche molti. La capacità di formare e di cambiare saranno decisive per ottenere un saldo positivo nel mercato del lavoro e delle competenze. E su questo ci sarà sicuramente lo sforzo del governo regionale e ne, sono sicura, di tutte le forze sociali vive compreso il sindacato.

Rosario Bifulco, vicepresidente Assolombarda

Rosario Bifulco, vicepresidente Assolombarda per la competitività territoriale, aspetta che ci sia il completamento delle competenze della Città metropolitana per tirare le somme. Ma a suo giudizio, Milano e il suo sistema produttivo, hanno rialzato la testa. Assolombarda Milano Monza e Brianza è l'associazione storica degli imprenditori. Per dimensioni e rappresentatività è l'associazione più importante di tutto il sistema Confindustria.

A che punto sono secondo lei i benefici del Patto per Milano secondo voi?

L’attenzione che, con il Patto, il Governo ha dedicato a Milano conferma che c’è ampia condivisione circa il ruolo della città come motore della ripresa dell’intero Paese e questo dà slancio a molte iniziative (penso ad esempio allo Human Technopole e più in generale al futuro dell’area Expo). Per quanto riguarda la previsione di nuove infrastrutture, aspettiamo la fase attuativa nella quale ci auguriamo vengano rispettati gli impegni presi. Quello che secondo noi manca ancora nel Patto è la piena valorizzazione della dimensione metropolitana di Milano, che dovrebbe passare anche per un più compiuto e concreto riconoscimento del ruolo della Città metropolitana.

Questo ‘risveglio’ è stimolato anche dal basso?

La stagione di intraprendenza, fiducia e rilancio che sta vivendo Milano coinvolge sicuramente gli strati più dinamici della popolazione e rappresenta un fattore di attrazione per molti giovani, italiani e stranieri, in cerca di opportunità professionali e di un ambiente di vita interessante. Questa effervescenza e questa forte proiezione internazionale di Milano, tuttavia, daranno frutti duraturi solo se la ripresa includerà anche le fasce più in sofferenza della popolazione e le aree periferiche della città, garantendo maggiore coesione sociale e integrazione tra le diverse popolazioni urbane. Da questo punto di vista il robusto tessuto associazionistico che storicamente caratterizza Milano è chiamato a dare un importante contributo allo sviluppo della nostra città.

Spesso si parla di vocazione produttiva di un luogo. Milano ce l’ha?

Nella nostra visione di Milano città Steam, che unisce scienza, tecnologia, ingegneria, arte e manifattura, abbiamo individuato quattro settori ad alta potenzialità nei quali Milano può eccellere. Il primo è il Life science, perché a Milano si concentrano un forte settore farmaceutico e una ricerca biotech d’avanguardia. Anche grazie al progetto Human technopole, Milano può diventare un hub della conoscenza a livello mondiale. Il secondo è la prospettiva di Industria 4.0: non per caso il Piano varato dal ministro Calenda è stato presentato lo scorso settembre a Milano, cuore della manifattura italiana (in 60 km intorno alla città si concentra il 25% dell’export e della manifattura nazionali). Il terzo è la filiera arte, cultura e creatività, perché la Lombardia è la prima regione in Italia e tra le principali in Europa per addetti nelle industrie creative. E’ un patrimonio strategico che si sta sviluppando. Infine, l’economia sostenibile: Milano è la 9° città globale per sostenibilità e qualità dell’ambiente e vanta il Green economy network, un network consolidato di 400 eccellenze di impresa attive nelle diverse filiere green, con 25 mila addetti e quasi 50 miliardi di ricavi.

Massimo Ferlini -  Camera di Commercio di Milano

Alla Camera di Commercio di Milano sono abituati a fare conti con statistiche e previsioni. Le infrastrutture cittadine, secondo i parametri analizzati, come ci dice Massimo Ferlini, membro di giunta, sono avanzate rispetto ad anni fa. E l’onda lunga di Expo tirerà fino al 2020. Nel frattempo, ecco come procedere.

A che punto sono i benefici del Patto per Milano secondo voi?

L’economia milanese sta vivendo un momento positivo di rilancio, grazie soprattutto ad alcuni settori legati ad una maggiore attrattività del territorio anche a livello internazionale.

Per quanto riguarda la capacità che la città e le sue istituzioni hanno, in un patto nazionale e locale, per migliorare le infrastrutture cittadine, si nota un avanzamento costante. La capacità costruttiva di Milano emerge anche quando occorre far fronte a elementi di difficoltà: sono convinto in questo senso che conti molto la capacità di fare sistema e sviluppare sinergie. La collaborazione nata con Expo tra istituzioni e sindacati può dare avvio ad una nuova fase a favore di tutto il territorio milanese.

Avete individuato delle priorità su cui agire nell’immediato?

Bisogna puntare sul welfare: noi come Camera di commercio lo stiamo facendo con la Fondazione Welfare Ambrosiano che abbiamo creato insieme al Comune e ai sindacati. I risultati sono positivi e stiamo aiutando molte persone e famiglie in difficoltà a ripartire dall’impresa e dal lavoro. Occorre poi continuare a sviluppare le infrastrutture, che sono alla base della competitività. Un altro aspetto importante è la burocrazia, che rappresenta una perdita netta per le imprese e di conseguenza per i lavoratori. Come Camera di commercio, abbiamo inaugurato da tempo un nuovo modo di fare pratiche telematiche e procediamo innovando per una pubblica amministrazione sempre più semplice ed efficiente. C’è poi la congiuntura internazionale, che in questo momento presenta forti contraddizioni, con rischi crescenti per i possibili effetti diretti sul nostro territorio.

Che giudizio date sulle attività produttive di Milano?

La fase favorevole di Milano è iniziata con Expo e tocca soprattutto i settori dell’accoglienza, di una parte dei servizi alle imprese e alla persona, del made in Italy tipico, come food, fashion e design. Alcuni comparti stentano ancora a ripartire, tuttavia secondo una ricerca della Camera di commercio di Milano con un team di analisti economici  della SDA Bocconi, gli aspetti positivi di Expo dureranno fino al 2020. Il ciclo favorevole dovrebbe dunque continuare a svilupparsi a beneficio anche di altri settori.

Antonio Bonardo  -  GI GROUP

Se c’è una visione sintetica della Milano della re-invenzione post industriale, questa è quella della contrapposizione tra i colletti bianchi e quelli blu. Storicamente, negli ultimi decenni, in città hanno trovato posto i profili più alti e qualificati. Ma oggi a minare queste certezze sono caratteristiche contingenti del mercato del lavoro, e anche una certa inadeguatezza dei compensi. Ne parliamo con Antonio Bonardo, Public affairs senior director  di GI GROUP, una delle maggiori agenzie per il lavoro e servizi per il mercato del lavoro.

Come giudicate la ripresa del mercato del lavoro in città?

La notiamo sulla città di Milano, il termometro di questo cambiamento è dato sostanzialmente da una maggiore difficoltà ad intercettare profili validi disponibile e alla volatilità dei profili stessi. Anche quando individuiamo profili con gli skill corretti rischiamo di perderli se l’iter selettivo non è veloce o se la proposta non è abbastanza allettante in termini di tipologia/durata contrattuale o di offerta economica. Il mercato del lavoro a Milano è da sempre molto competitivo e viaggia a velocità doppia rispetto ad altri mercati nazionali, oggi più che in passato questa tendenza si fa marcata.

A livello politico crede che si stia sostenendo questa ripresa?

Le istituzioni in Lombardia svolgono una funzione importante nel campo dei servizi al lavoro: il programma di Politiche Attive per il lavoro attraverso la Dote Unica Lavoro e Garanzia Giovani Lombardia stanno dando una spinta importante alle persone che si mettono in gioco per agganciare le opportunità esistenti.

Quali sono i settori lasciano ben sperare?

In generale sul territorio cittadino le opportunità per i White Collar, colletti bianchi nei lavori d’intelletto, la fanno ancora da padrone con circa il doppio delle ricerche rispetto ai Blue Collar, i colletti blu che fanno lavori manuali. Andando ad analizzare più da vicino i settori sono molto vivi quello ICT con richieste in particolare di Data Scientist, Programmatori Java e .Net, specialisti di prodotto (crm, erp) e quello Horeca che segnala l’aumento di interesse degli hotel verso figure di marketing e sales e il continuo incremento di aperture di ristoranti facenti capo a catene di ristorazione commerciale. In generale sull’area di Milano hanno un peso significativo di ricerche di addetti vendita settore Retail & Fashion, impiegati amministrativi e contabili, addetti customer service e si segnala un forte aumento di richieste nel settore della Logistica (+100%) e del Fashion (+132%) legate soprattutto agli eventi.

17/05/2017
Christian D'Antonio
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