SANITA' LOMBARDIA
La riforma? Per ora sono cambiate le sigle

La legge stenta a decollare. L'assessore Gallera ha promesso che il 2017 sarà l'anno della svolta. Intanto sindacato e Terzo settore lamentano scarso coinvolgimento.

MILANO -  A che punto è l’applicazione della legge 23, meglio conosciuta come riforma del  sistema sanitario lombardo? Di questo si è discusso venerdì 3 marzo, nel corso del convegno organizzato dalla CISL Lombardia in collaborazione con la FNP, la FP e CISL Medici. Un approfondimento prezioso, soprattutto alla luce di un parterre davvero trasversale, con la presenza di diversi esponenti del Terzo settore che, all’interno dell’evoluzione del sistema socio sanitario lombardo dovrebbe avere un ruolo sempre più strategico. “Intervistati” da Paola Gilardoni,  della segreteria regionale Cisl , si sono alternati numerosi ospiti. Tra cui l’Assessore al Welfare Giulio Gallera – che però causa impegni concomitanti ha dovuto abbandonare l’assemblea anzitempo, non potendo così rispondere alle numerosi sollecitazioni del pubblico -  Alessandro Signorini Aris Lombardia, Valeria Negrini Confcooperative Lombardia, Don Edoardo Algeri Felceaf Lombardia e Francesco Chiodaroli intervenuto al posto di Luca Degani Uneba Lombardia che nel suo intervenuto si è soffermato soprattutto sul tema dei disabili e della loro presa in carico.

“OCCORRE MAGGIORE ASCOLTO”

La tavola rotonda ha registrato anche gli interventi di Marco Colombo segretario regionale della FNPCISL, oltre che di Danilo Mazzacane segretario della CISL Medici e Franco Berardi segretario della FP.  Se volessimo trovare un fil rouge nelle parole dei diversi relatori è senz’altro questo: “Vogliamo un reale coinvolgimento da parte di Regione Lombardia. La riforma per ora è stata soprattutto di natura ‘nominalistica’ (vedi il fiume di nuove sigle) e organizzativa. Aspettiamo di capire i reali riflessi sul territorio a 18 mesi dalla sua approvazione”.  I nodi sul tappeto sono numerosi: la continuità assistenziale, la ‘presa in carico’, il ruolo dei medici di famiglia.  “Chiediamo un monitoraggio puntuale per capire a che punto siamo” ha detto Colombo. “Inoltre, vogliamo contare di più perché la nostra organizzazione conta 340 mila iscritti in questa regione”. “Questa è una riforma troppo organizzata ma che poco ha ascoltato chi lavora nelle continuità”. Questo il rimprovero di Berardi. “La degenza media dell’acuzia è passata da nove giorni e mezzo a due giorni e mezzo. Da qualche parte occorre metterle queste persone” ha aggiunto.  Poi un riferimento ad alcune figure previste nella riforma – vedi infermiere di famiglia – ma che per Berardi, ironicamente “bisognerebbe andare a cercarlo a chi l’ha visto”. Infine una sottolineatura sul personale: “Questo è un settore con ancora 4 mila precari e, figure spesso anziane, che per età non possono lavorare su turni h24. Detto ciò la Lombardia in ambito sanitario è un’eccellenza e come tale va salvaguardata”.

L’ASSESSORE GALLERA: “NEL 2017 LA PIENA ATTUAZIONE”
"Il 2017 e' l'anno in cui i cittadini toccheranno con mano il nuovo paradigma introdotto dalla legge di evoluzione del sistema sociosanitario lombardo che prevede il passaggio dalla cura al prendersi cura. La riforma la stiamo realizzando – ha spiegato Gallera - abbiamo costruito tutte le condizioni per realizzare una vera presa in carico del paziente e a brevissimo i lombardi percepiranno concretamente i benefici della difficile e coraggiosa rivoluzione della sanita' che abbiamo messo in campo. Negli ultimi 18 mesi abbiamo costruito tutto l'impianto della riforma approvando oltre 400 provvedimenti. Abbiamo creato le Aziende socio sanitarie territoriali e le Agenzia di tutela del territorio. Ora stiamo facendo delle sperimentazioni con la creazione su tutto il territorio di Presidi ospedalieri territoriali (Pot) dove verranno presi in carico i pazienti cronici". "Da settembre - ha aggiunto Gallera  - i pazienti cronici, che in Lombardia sono circa tre milioni e mezzo, riceveranno una lettera da Regione Lombardia in cui saranno indicati tutti i soggetti idonei alla loro presa in carico. Questo servira' a migliorare la loro vita, verranno aiutati a prenotare visite ed esami e sarà monitorato
costantemente il loro stato di salute".

MAZZACANE: SUPERARE IL CLIMA DI SFIDUCIA
Il segretario della CISL Medici ha portato il suo contributo di “medico costantemente in prima linea”. “Dobbiamo superare il clima di sfiducia che c’è attorno alla categoria, per colpa che dei recenti scandali che, però, hanno toccato una minima parte del nostro settore. La maggioranza dei medici lavora bene, interpretando con scrupolo la professione”.  “Liste d’attesa, precariato, medici e infermieri già allo stremo”. Mazzacane ha punto l’indice su queste partite aperte. Infine i numeri: “Negli ultimi anni il pubblico ha perso oltre 15 mila posti letto, mentre i day hospital nel privato sono aumentati del 143%”.

IL RUOLO DELLE FONDAZIONI RELIGIOSE
Alessandro Signorini Fondazione Poliambulanza di Brescia  ha portato il contributo di un’organizzazione che fa rete tra gli ospedali privati fondazioni religiose. E’ qui, infatti, che è maturata l’esperienza del primo hospice oltre trent’anni fa.  “La sanità privata non è orientata al profitto, anzi possono anticipare realtà come le nostre la pianificazione  di alcuni interventi come quelli che ora Regione Lombardia sta portando avanti” ha proseguito Signorini. “Anche se  - ha ammesso - un grado maggiore di trasparenza servirebbe”.

“I DISABILI DOVE FINIRANNO?"
“Dopo 18 anni non è ancora chiara la nostra prospettiva di cammino, finora c’è stata una grossa carenza di ascolto per realtà come le nostre.  Per adesso l’ascolto c’è stato, verso magari chi s’intende di ospedali ma non di socio sanitario”.  Per Chiodaroli di Uneba Lombardia, inoltre, andrebbe riconquistata la dimensione “sociale”.  “Nel mondo della disabilità – ha concluso - libera scelta della famiglia, budget di cura, prossimità di cura, per garantire alla persona di stare in equilibrio. Su questo siamo ancora molto lontani”.

COOPERAZIONE, LA GRANDE ‘ESCLUSA’
Valeria Negrini di alleanza delle cooperative e presidente di Federsolidarietà è tornata sul tema del “confronto e dell’ascolto effettivo”. “Oggi al di là del nome Welfare – ha rilevato -  questo resta ancora un assessorato che si occupa ancora essenzialmente di sanità, con il rischio che anche le parti del socio sanitario vengano attirate sotto il cappello sanitario” ha messo in guardia. In chiosa un riferimento al mondo delle cooperazione “grande esclusa”. “In Lombardia abbiamo una funzione enorme, eppure, dentro a questa legge siamo considerati alla stregua di comprimari”.

I CONSULTORI E LA RIFORMA
Don Edoardo Algeri, presidente confederazione regionale e nazionale dei Consultori d’ispirazione cristiana ha tratteggiato il ruolo di queste realtà all’interno del percorso di evoluzione del sistema socio sanitario lombardi: “Mantengo un approccio ancora positivo, pur tuttavia, debbo ammettere che alcuni concetti come POT (Presidi Ospedalieri Territoriali) o i PREST (Presidi Sanitari Territoriali) per ora sono lettera morta. Una cosa o funziona subito o non funziona. Non la si può tenere in garage per diciotto mesi…”

04/03/2017
Fabrizio Valenti - fabrizio.valenti@tin.it
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