ARTE
Danni ai quadri di Brera: il crepuscolo della tutela

I sindacati: "La direzione della Pinacoteca chiarisca l’accaduto e garantisca la massima trasparenza su entità dei danni e procedure d’intervento".

Le condizioni dei quadri di Brera allarmano tutti e in particolar modo le lavoratrici e i lavoratori che operano tutti i giorni per conservare, tutelare e valorizzare il patrimonio storico artistico.
FP CGIL – CISL FP – UIL PA Lombardia ritengono doveroso e necessario che la Direzione della Pinacoteca chiarisca l’accaduto e garantisca la massima trasparenza su entità dei danni e procedure d’intervento.
Già nel 1988 successe un episodio simile e molte furono le opere danneggiate (tra cui i quadri su tavola che ancora oggi stanno patendo) e furono stanziati 10 miliardi di lire dai fondi Cipe per la realizzazione dell’impianto di climatizzazione, che lavoratori e sindacati chiedevano da tempo.
Come allora, anche oggi pare si tratti di un problema di gestione degli impianti e di coordinamento degli interventi, di manutenzione e di mancanza di investimenti. I danni ai quadri di Brera sono la dimostrazione che la tutela non può attuarsi “da sola”, ma necessiti di sensibilità e di risorse finanziarie e umane.

Segnaliamo inoltre che tali condizioni hanno probabilmente determinato altri due gravi episodi, verificatisi negli Istituti Mibact in Lombardia:

·  il 5 gennaio scorso è caduta in testa a una custode del Museo Archeologico della Lomellina una trave di 15 kg piena di chiodi, staccatasi dal un portone d’ingresso del Castello di Vigevano.

·  Lo scorso dicembre, è andato in tilt il già precario impianto di riscaldamento di Palazzo Litta a Milano, che oggi ospita 4 istituti (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano e quella per le Province di Como, Lecco, Monza Brianza, Pavia, Sondrio e Varese; Segretariato Regionale; Polo Museale della Lombardia). Con le temperature proibitive è stato diramato l’ordine di chiudere o ridurre in modo significativo i servizi al pubblico.

Così non va. La riforma Franceschini ha destrutturato le Soprintendenze, depotenziato i presidi di base della tutela, privilegiando l’aspetto della valorizzazione e della promozione: ha consegnato “ai nuovi manager” i gioielli di famiglia con questi obiettivi, attraverso lo strumento dell’autonomia gestionale. La bandiera dell’autonomia nasconde la necessità dell’autosufficienza: è più semplice incamerare proventi derivanti da sponsorizzazioni, a fronte della riduzione progressiva dell’impegno pubblico. La tutela, nella visione strategica della riorganizzazione Mibact, è stata relegata ad un ruolo marginale.

Nei nuovi Musei “autonomi” valgono molto le capacità gestionali del singolo e langue un progetto organizzativo, che si scontra con le carenze endemiche negli organici, a partire dalla carenza assoluta di funzionari amministrativi e tecnici per finire alla vigilanza, che si avvia a diventare un vero buco nero da riempire con volontari, e paventando l'utilizzo indiscriminato della società in house (Ales), che sempre più copre a costi maggiorati le carenze. Il Mibact prospetta un suo utilizzo sempre più pervasivo, sia nella gestione delle concessioni, che nell'appalto gestionale dei siti. Ma analogo discorso può essere fatto per i Poli Museali, cui la riforma ha affidato i Musei che non sono divenuti autonomi. Privi di personale proprio, affidati a collaborazioni volontarie di lavoratori afferenti ad altri uffici, sono progressivamente impoveriti di risorse finanziarie, strutturali e pubbliche.

I danni ai quadri di Brera sono il crepuscolo della tutela del nostro patrimonio storico artistico. Lo denunciamo ancora una volta, e lotteremo perché si cambi rotta.

23/01/2017
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