SERVIZI SOCIALI
Pit stop, una casa per le disabilità aqcuisite

Sono sempre di più persone che a causa di un trauma o una malattia devono seguire un percorso di riabilitazione, non solo motoria. Cos'è e come funziona il nuovo centro al Gratosoglio della Cooperativa I Percorsi.   La grande capacità di accoglienza unita a competenze e capacità professionali.

Non è facile nemmeno immaginare cosa significhi per pazienti e famiglie “il dopo”. Il dopo in seguito a un incidente, a una malattia, a qualsiasi evento traumatico che necessiti di una riabilitazione. Che in alcuni casi può avere un inizio ma non una fine. A Milano, la cooperativa I Percorsi si è battuta per questo, per accogliere in un centro attrezzato e nuovo, tutte le persone che avessero bisogno di percorsi rieducativi, non solo motori, in seguito a quella che si definisce disabilità acquisita.

Il posto ora c'è (già è operativo un altro centro, il Ciak2), sio chiama Pitstop, in zona Gratosoglio e l'abbiamo visitato per raccontarvelo.

La “casa” è un luogo accogliente e vivace, situato a piano terra di una periferia molto popolare, in cui il calore delle persone è la vera anima del luogo. Sia dentro queste mura, che fuori negli anonimi palazzoni popolari. Arriviamo in una mattina di sole ed è la raggiante serenità di chi ci accoglie a colpirci. Non è un luogo di dolore, Pit Stop. Sembra più, con i suoi allegri decori e uffici nuovi di zecca, un punto di ripartenza. Talvolta di speranza.

“La nostra storia comincia nel 1999 per volontà di un gruppo di operatori sociali professionalmente qualificati – ci racconta Luca – e oggi nei vari progetti che abbiamo a Milano ci prendiamo cura di ben oltre 500 nuclei familiari con persone fragili preminentemente per disabilità o per anzianità, operando in 10 sedi differenti attraverso i nostri attuali 16 servizi”.

Questo di Pit Stop è il centro di tipo assistenziale ed educativo più recente e innivativo. I responsabili di I Percorsi lo hanno aperto e poi abbellito estendendolo a locali che prima erano una rivendita di Kebab. “Questo è un luogo di accoglienza, mantenimento e potenziamento delle abilità fisiche e relazionali delle persone con disabilità acquisita in età adulta per evento traumatico o malattia degenerativa”, ci spiega il presidente della cooperativa Maurizio Cavalli. Lo stesso gesto di aprire qui è un segnale, gli diciamo: “Chiaro che qui ci sia una condizione di marginalità diffusa ed è un'occasione per tutti avere un centro del genere in questa zona, anche se noi abbiamo persone che ne usufruiscono da altre parti di Milano”. A Pit Stop lavorano anche indirettamente fino a 15 persone che gravitano intorno alla buona riuscita della degenza o della riabilitazione dei pazienti.

La giornata si svolge regolata singolarmente sulle esigenze dei 20 ospiti giornalieri che può accogliere. Alcuni vengono qua alcuni giorni della settimana, altri ogni giorno. Si cerca di far fronte sopratutto alle urgenze e a quello che emerge dai Progetti Individualizzati. L'obiettivo è il riequiibrio  emotivo, fisioterapico, logopedico, nutrizionale e cognitivo della persona. L'urgenza di cui vi parliamo non è medica, nel senso che arrivano qui pazienti che hanno già subito interventi o trattamenti. Ma è l'urgenza e la lotta contro il tempo legata alla riabilitazione che detta i ritmi: prima si fa, più possibilità di recupero ci sono.

Non ci sono limiti di età a Pit Stop, e questo apre uno squarcio su un mondo nascosto davvero toccante. Abbiamo visto in sala d'aspetto ragazzine e uomini in tarda età. I famigliari cercano appigli, comprensibilmente. Qui si viene per ripartire insieme ad altri, per non sentirsi soli, per affrontare e ricominciare con cura un nuovo progetto di vita.

“L'aspetto a cui teniamodi più - ci spiega Cavalli – è la multiprofessionalità. Qui i pazienti non hanno bisogno di un solo tipo di accoglienza, ma dobbiamo dare delle risposte multiple che ovviamente includono anche bisogni sanitari. La specificità della disabilità acquisita è che è non è indirizzata e spesso non conosciuta. Molti di quelli che si rivolgono a noi si sono tenuti in casa il malato per lungo tempo. Perché a questa richiesta non c'è risposta”.

Ce lo conferma anche Nadia, una dipendente “col cuore” dei servizi sociali del Comune di Milano. Fa assistenza domiciliare da anni, e ora indirizza i suoi pazienti in strutture come questa. Anzi, direttamente qui, perché il percorso riabilitativo che fa Pit Stop è unico, purtroppo, a Milano: “Lavorando con il Comune faccio anche orientamento, in qualche modo. Questa era una possibilità che finora non c'era. È come se si desse una nuova vita alle vittime di incidenti o eventi traumatici. Perché qui trovano anche una dimensione di socialità che non avrebbero rimanendo in casa”.

Nella tragicità delle condizioni che abbiamo visto, almeno anche i famigliari ora grazie a Pit Stop riprendono a respirare. “Non è solo la speranza di recupero – ci ha detto una parente di una paziente in sala d'aspetto – ma è l'idea di poter condividere con qualcuno, e anche qualcuno di qualificato, il proprio peso. Anche per noi che stiamo vivendo la riabilitazione di riflesso è un modo per accettare che quella vita di prima non torna, ma anche per guardare con più serenità al futuro”.

Il Centro si rivolge a persone che presentano esiti da ictus, trauma cranico grave, emorragie cerebrali, Corea di Huntington, Sclerosi Multipla, atassia ecc.

La sede è situata in via Baroni 95-97 in Milano. La presa in carico avviene tramite il Servizio Sociale del Comune di residenza, dopo valutazione dei requisiti, o in regime di solvenza. In caso positivo, il C.S.E. PitStop e la famiglia vengono contattati per concordare l’inserimento, prima di prova e poi definitivo, se si presentano tutti i requisiti.

Per info http:// www.ipercorsicoop.org

02/12/2016
Christian D'Antonio - c.dantonio@jobedi.it
ALLEGATI
cooperativa I Percorsi centro PIT STOP (6)
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