L'INTERVISTA
Pubblica amministrazione senza investimenti non c’è riforma

Maurizio Bernava segretario Cisl nazionale: ci vuole condivisione altrimenti si rischia il flop come con la scuola. Siamo d’accordo a premiare il merito: i prossimi rinnovi contrattuali saranno l’occasione per parlarne.

Questo il testo dell'intervista che Maurizio Bernava, segretario Cisl nazionale, ha rilasciato a Mauro Cereda per il numero di Job di ottobre in distribuzione

La Pubblica Amministrazione è nel pieno del “ciclone”, tra la riforma targata Marianna Madia - (Legge 124/2015, con un iter in corso da completare entro febbraio 2017) che, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe renderla più efficiente -, e il rinnovo contrattuale, atteso da 7 anni da oltre 3 milioni e 200mila lavoratori in tutta Italia.

Maurizio Bernava, segretario confederale della Cisl, sta seguendo entrambe le partite da vicino.

Bernava, come valuta la Cisl la riforma-Madia?

Gli obiettivi generali che si pone, come rendere la Pubblica Amministrazione più efficiente e ridurre l’impatto negativo della burocrazia, li condividiamo e riteniamo essenziale contribuirvi come forze sociali. Anche rivendichiamo un apparato pubblico più vicino ai bisogni del cittadino, delle imprese e delle comunità. Altra cosa è come si raggiungono questi obiettivi. Non basta il lavoro parlamentare, o la legge, serve un confronto vero con il sindacato sulla riorganizzazione della P.A. E’ interesse generale per il Paese, su cui bisogna coinvolgere i lavoratori con la partecipazione e chiudere la stagione dell’austerità.

In che senso?

Negli ultimi anni si è agito solo sul fronte del risparmio con i tagli alla spesa corrente, bloccando il turn over,  tagliando il costo del lavoro e i servizi. Questo atteggiamento ha prodotto umiliazioni sui lavoratori pubblici, compressione dei diritti, e non ha migliorato l’efficacia della burocrazia. Ora serve un passo in avanti.

Di cosa si deve discutere allora?

Una vera riforma che vuole ammodernare la Pubblica Amministrazione deve avere al centro un progetto che punti su investimenti, innovazione tecnologica e organizzativa. Che valorizzi le professionalità e le risorse umane. Questo ad esempio può avvenire con un serio piano formativo, che nella riforma Madia manca.

Si dice che i sindacati siano contrari a premiare il merito…

Tutt’altro. Noi vogliamo discutere, riportandoli nella contrattazione, di tutti gli aspetti che afferiscono alla riorganizzazione del pubblico impiego: orario di lavoro, flessibilità, mobilità, valutazione, fabbisogno degli organici, professionalità, premialità. I cambiamenti non ci spaventano, ma è evidente che per realizzarli bisogna puntare sul confronto e la partecipazione, piuttosto che su atti unilaterali. Queste materie potranno trovare normazione nel nuovo Testo Unico che dovrebbe arrivare in Parlamento entro il prossimo febbraio. Lì vanno fissati i principi generali, poi dovrà essere la contrattazione ai diversi livelli a declinare i singoli aspetti nella realtà. Inoltre anche nella P.A. va valorizzata la contrattazione decentrata.

In che senso?

Nel senso che il Testo Unico dovrà fissare delle regole, ad esempio sugli orari, ma poi la contrattazione dovrà consentire di concordare in sede locale, a livello di Regioni, enti, Comuni, come implementarle. In questi ultimi anni la contrattazione di secondo livello è stata strozzata in nome della riduzione della spesa. Adesso va rilanciata. Bisogna coinvolgere le rappresentanze sindacali e rendere protagonisti i lavoratori.

Un tema caro alla Cisl…

La Cisl spinge da sempre per il confronto e la partecipazione. Vogliamo contribuire al processo di innovazione della Pubblica amministrazione, nell’interesse dei lavoratori e dei cittadini. Le due cose vanno insieme. Le riforme vanno condivise, altrimenti succede come per la Buona Scuola. Il caos, il clima di incertezza, i ritardi prodotti da una riforma imposta dall’alto sono sotto gli occhi di tutti.

Previsioni per l’immediato futuro?

Settembre e ottobre dovrebbero essere i mesi di svolta. Ci auguriamo che il Governo comprenda la situazione e che non voglia arrivare ad uno scontro frontale. Una eventualità che magari potrebbe soddisfare i soliti antagonisti, ma che non porterebbe benefici a nessuno.

C’è poi il capitolo risorse…

Noi chiediamo che si faccia chiarezza sulle risorse a disposizione. Il Governo per il nuovo contratto aveva previsto 300 milioni di euro: non bastano. Renzi ha detto che  aumenterà lo stanziamento, ma non ha specificato di quanto. Aspettiamo notizie, ma faccia presto. Un’ultima cosa.

Prego?

La Cisl vuole affermare una svolta importante nel rinnovo contrattuale. Vorremmo che le relazioni sindacali e la contrattazione nei due livelli fossero funzionali alla necessaria riorganizzazione e modernizzazione della Pubblica Amministrazione. Per la Cisl questo dovrebbe essere il cuore e la vera innovazione della riforma. Il Governo dovrebbe valorizzare questa maturità presente in gran parte del sindacato.

06/10/2016
di Mauro Cereda
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