REGIONE LOMBARDIA
Gilardoni (Cisl): "Badanti, un'occasione persa"

Provvedimento in attuazione della legge sul lavoro di cura che prevede l'attivazione di sportelli e registi territoriali per le assistenti famigliari e un piano per la formazione, promozione, il contrasto al lavoro sommerso e irregolare,  il sostegno economico a favore delle persone assistite e delle loro famiglie. 

“Siamo contenti che la Giunta di Regione Lombardia, seppur con un ritardo di 16 mesi abbia dato seguito alla legge sul lavoro di cura. Ma la questione è più complessa e spazia trecento sessanta gradi nel campo della non autosufficienza, forse, proprio per questo sarebbe servito il coinvolgimento sin dall’inizio delle parti sociali in un percorso che, gioco forza, s’intreccia con quello della riforma socio sanitaria ancora ben lontana dall’essere effettivamente attuata”.

Per Paola Gilardoni, segretario  della Cisl Lombardia con la delega al Welfare, il bicchiere è decisamente “mezzo vuoto” con riferimento al provvedimento deliberato ieri a Palazzo Lombardia. “Posto che arriviamo a questo Piano di azioni dopo lungo tempo  – spiega la sindacalista -  manca completamente il sostegno economico per le famiglie. Specie se si pensa che in origine erano previsti 700 mila euro che ora sembrano spariti”.

In altre parole, per la sindacalista non basta l'attivazione di sportelli e registi territoriali per le assistenti famigliari, per dire di costruire “una rete di welfare”. “Mi pare che manchi la progettualità di fondo, non c'è il disegno – osserva la Gilardoni – anche il tema del sommerso è molto delicato. Oggi noi abbiamo 177 mila badanti regolari in Lombardia, ma poi c’è tutto il resto. Per farlo venire a galla non bastano questi strumenti”.

Per la dirigente cislina l’attuazione della legge 15 poi, come detto, s’incrocia con l’attuazione della riforma sanitaria. “Perché noi disponiamo di 58 mila posti letto in Lombardia, ma va da sé che la questione della cura dei non autosufficienti riguarda soprattutto le problematiche connesse all’assistenza a domicilio, visto che nel nostro territorio abbiamo 260 mila ‘over 65’ con problemi di deambulazione”. In ultima istanza, la Gilardoni parla di “occasione mancata”: “Si sarebbe potuto innescare un confronto positivo, perché attorno a questi argomenti c’è la discussione sulla famiglia, sui conciliazione dei tempi con il lavoro soprattutto per chi ha un parente a casa da accudire. Si è voluta rovesciare la prospettiva. Noi comunque auspichiamo un nostro coinvolgimento fattivo perché troppi questioni sono ancora insolute, a partire, appunto, da quella non marginale della copertura economica”.

04/10/2016
Fabrizio Valenti
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