DA GIUGNO A DICEMBRE 2016
Il lavoro agile sbarca in A2A

Il colosso lombardo nella distribuzione dell'energia ha sottoscritto con le parti sociali un accordo sperimentale in materia di smartworking. Coinvolgerà 350 lavoratori.

Un accordo molto importante che porta con sé un cambio culturale, oltre che organizzativo. E’ quello che vede protagonista A2A il secondo gruppo per importanza a livello nazionale per la distribuzione di energia. Lo smart working o nella versione italica, “lavoro agile” fa il suo ingresso anche qui. Coinvolgendo 350 lavoratori delle due collegate A2A area Corporate e A2A energia.

In buona sostanza, il 50% della forza lavoro di queste due realtà produttive potrà scegliere questa forma di lavoro alternativa a quello tradizionale per i prossimi 7 mesi (scadenza 31 dicembre 2016) .

“E’ un accordo altamente positivo – è il commento di Raffaele Banfi RSU della Cisl in A2A nonché Responsabile della Formazione di Femca Milano Metropoli perché da un lato comporta tagli notevoli dei costi fissi aziendali, ma soprattutto per una realtà come la nostra, rappresenta un segnale di cambiamento radicale”.

Come si diceva, infatti, quest’accordo pilota stipulato nello scorso maggio, è il primo con queste caratteristiche. Vi può aderire non più della metà del personale delle aziende coinvolte e deve riguardare unicamente lavoratori assunti a tempo indeterminato da almeno un anno. Inoltre, è sempre fatta salva per il lavoratore la possibilità in corso d’opera di tornare alle forme più classiche di collaborazione. Così come per A2A  Corporate e A2A Energia, di chiederne l’interruzione qualora ci fossero delle ragioni di natura organizzativa preminenti o, ancora, ovviamente, nel caso in cui il dipendente non tenga fede agli impegni assunti con l'azienda.

Questo progetto sarà poi testato sul campo con una serie di verifiche che coinvolgeranno sia le RSU, sia i responsabili della sicurezza sul lavoro. Con le RSU sarà fatto un passaggio a fine 2016, mentre i responsabili della sicurezza sul lavoro hanno incontrato i 350 lavoratori che hanno scelto la modalità ‘agile’ proprio in questi giorni.

“Perché – evidenzia Banfi – uno dei passaggi più complicati del lavoro agile riguarda proprio la normativa sulla sicurezza sul luogo di lavoro. Qui, infatti, entra in gioco molto la responsabilità di ciascuno di noi”.

Perché se è lavoro da fare a casa, evidentemente, non può essere lavoro da realizzare un altro ufficio o, ancora, banalizzando, se una persona inciampa in salotto mentre sta guardando la TV in orario da lavoro agile, poi, non potrà certo andare a rivendicare l'infortunio in azienda...

Esempi all’apparenza banali, ma che richiamano a quel concetto di responsabilità che è uno dei capisaldi dello smartworking.

Lavorare su progetti e senza il ‘cane da guardia’ alle spalle che controlla quotidianamente l’andamento delle cose.

Una bella differenza a livello mentale, ma anche per le ricadute sulla qualità della vita e, perché no, rispetto ad una filosofia decisamente più ‘green’: meno auto in giro, meno smog e meno code sulle nostre strade.

La sensazione è che se un colosso con quasi 12 mila dipendenti ha compreso che è venuto il momento di puntare sul lavoro agile, allora, questo può essere davvero il momento di svolta nel nostro Paese.

Che deve convivere con un gap culturale ancora piuttosto significativo. (Apri pdf se vuoi leggere l'accordo sottoscritto nella sua interezza)

14/06/2016
Fabrizio Valenti - fabrizio.valenti@tin.it
ALLEGATI
a2a_accordo_smart_working (1)
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