Seduto sulla poltrona centrale della storica galleria Miart di via Brera, Dario Fo torna a parlare di due argomenti che lo scaldano da sempre: l’arte e la politica. "Cosa chiederebbe al futuro sindaco di Milano?"
"Di andare via a casa", risponde divertito scatenando l’ilarità nella sala. Anche se non si sa ancora chi è? "Visto l'attuale parterre politico, glielo chiederei chiunque fosse. Non ci sono programmi, non c’è differenziazione, non so più cosa è la sinistra e cosa è la destra. Ho visto due programmi in tv ieri e non mi hanno chiarito molti dei miei dubbi. Milano ha grande difficoltà ad avere un rapporto diretto tra politica e cittadinanza. Qui ci sono stati per anni dei gruppi che si sono sbranati che hanno rubato e hanno permesso alle organizzazioni criminali di prendere potere. Si sono messi a far mercato con questi. È una situazione difficilissima, tanto che se devo dire la verità, ognuno vale l’altro”.

Dario Fo si è mostrato contento di tornare nella galleria che frequentava da ragazzo da protagonista della pittura, con una personale di grande spessore intitolata Razza di Zingaro. Si tratta di uno studio su un pugile zingaro nella Germania nazista, Johann Trollman. Al pugine nel 1928 venne negato il titolo di campione tedesco. Questa riscoperta di una storia per troppo tempo nascosta è la nuova lotta di Fo, che è apparso molto polemico e amareggiato anche per la situazione politica attuale, non solo in Italia. Si dice ancora scettico sul “percorso dell’Expo di Milano che dicono sia stato un successo”. E ha lanciato una stoccata alla Germania: “Perfino i paesi stranieri hanno acquisito i diritti del mio libro Razza di Zingaro a cui sono legati questi dipinti. E lo pubblicheranno. C’è l’interesse della tv a farne un adattamento. Sapete l’unico posto in cui non si parla di tutto ciò? La Germania”.