LAVORO
Smart working, ci guadagna anche l'ambiente

Meno chilometri percorsi, meno anidride carbonica prodotta, meno inquinamento.

Lavoro agile anche per l’ambiente: meno 246 mila chilometri risparmiati

Tutti pazzi per lo ‘Smart Working’. In media si risparmia un’ora e mezzo al giorno da dedicare alla famiglia o al tempo libero

MILANO – Che si chiami Flexpo - come nel caso dell’accordo sottoscritto l’anno scorso tra le organizzazioni sindacali e la Bayer così da evitare ai dipendenti code e ingorghi per arrivare negli uffici di Viale Certosa – o in altro modo, poco conta.  Uno dei vantaggi del cosiddetto ‘lavoro agile’ – o ‘smart working’ per gli anglofili – è senz’altro il taglio dei tempi morti per raggiungere il luogo di lavoro, ma anche l’abbattimento delle emissioni inquinanti strettamente collegate all’utilizzo del mezzo di trasporto privato. Già, perché se sulla carta si continua a predicare  l’attuazione dei corretti stili di vita e, quindi, l’utilizzo dei mezzi pubblici, resta il fatto che l’auto è per molti una scelta obbligata. Così emerge che uno dei risultati più eclatanti dell’ultima ‘Giornata di Lavoro Agile’ promossa dal Comune di Milano – era il 18 febbraio scorso ed eravamo alla terza edizione – è il drastico abbattimento dell’inquinamento: 246 mila chilometri risparmiati, che si traducono in  - 8 chilogrammi di PM10, - 110 chilogrammi di ossido di azoto e – 49 tonnellate di anidride carbonica. Non c’è che dire un bel risparmio per l’ambiente. Visto che chi ha preso parte alla ‘Giornata del Lavoro Agile’ ha rinunciato all’automobile nel 42% dei casi (in media sono 40 i KM di percorrenza tra casa e luogo di lavoro tra andata e ritorno). Ma come si diceva sopra anche per la vita personale le ricadute positive non sono poche. Avere un’ora e mezza in più al giorno da dedicare ai propri hobby, piuttosto che alla famiglia non è cosa da poco. Non è un caso, d’altronde, che su una votazione massima di 5 punti, l’indice di gradimento tra i 16 mila che hanno risposto al questionario sul ‘lavoro agile’ raggiunge ben il 4,8. Così mentre è in discussione al Senato la prima bozza di legge sul “lavoro agile”, già si mettono nero su bianco gli effetti di questa esperienza che cresce in modo esponenziale coinvolgendo sempre più realtà produttive.  Si passa, infatti, dalle 104 aziende partecipanti il primo anno a 170 nel 2016 (+ 63%). Esponenziale la crescita delle sedi di lavoro coinvolte: erano 146 nel 2014, tutte a Milano e provincia, mentre nel 2016 sono balzate a 502 in tutta Italia. In totale, nei tre anni, le aziende coinvolte sono state 242, con un bacino potenziale di 127mila  lavoratori. Nel 2016 i partecipanti complessivi e certificati sono stati oltre 15mila, erano 7mila nel 2014. L’87% dei lavoratori ha svolto le proprie mansioni da casa propria, ma crescono anche altre soluzioni come gli spazi co-working (16%). Come è risultato, infatti, dalle “esperienze sul campo” raccontate nel convegno organizzato a Palazzo Reale lo scorso 18 marzo e promosso dalle Organizzazioni Sindacali confederali, si evidenzia che è sempre più frequente per le aziende creare degli “open space”  che possono essere sfruttati anche da chi lavora in un’altra sede, magari, più disagiata a livello di collegamenti. Interessanti anche le statistiche che affiorano attorno alle dimensioni delle aziende. Stanno crescendo, infatti, le realtà medio piccole: il 58% ha meno di 100 dipendenti, mentre è in costante aumento l’adesione delle aziende più grandi. Interessante anche il rapporto uomini/donne. Il ‘lavoro agile’ , infatti, non deve essere più inteso come occupazione rosa per chi deve conciliare le esigenze della propria famiglia. Se il “gentil sesso” è al 53%, è pur vero che l’altra metà del cielo è al 47% e i dati parlano di una crescita costante. Molto alto, infine, il livello di preparazione dei partecipanti: il 97% è in possesso di un diploma o di una laurea.

02/05/2016
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