DOPO EXPO
Preoccupa piu' il terrorismo che la fame nel mondo

Il 51,3% dice di conoscere l'esistenza del problema ma solo il 6,4% sostiene di possedere un'informazione adeguata. I risultati di una ricerca di Mani Tese fatta dopo l'Esposizione universale di Milano. 

Gli italiano hanno una scarza percezione del problema della fame del mondo. E' quanto emerge da una ricerca commissionata da Mani Tese e realizzata all'inizio di dicembre  da AstraRicerche  è stata condotta su tutto il territorio nazionale tra gli italiani dai 18 ai 65 anni per verificare conoscenza e valutazione in merito alle sue cause e alle possibili soluzioni con 18 domande chiuse.

Il tema della fame nel mondo viene considerato prioritario per il pianeta dagli italiani in tutte le aree geografiche  tra  45-54 enni e, seppur di poco,  più tra gli uomini che tra le donn e che esprimono, invece,  più preoccupazione per   il terrorismo internazionale e la disoccupazione.

Ma quanto sanno gli italiani del fenomeno, e soprattutto quanto ne hanno appreso in quest'anno di Expo in cui sul tema del nutrimento se ne è parlato molto? Poco più della metà afferma di saperne molto o abbastanza (51,3%), ma solo il 6,4% del campione afferma di avere un livello informativo davvero adeguato. Solo un italiano su 20 dichiara di avere ora un livello di informazione molto maggiore di prima e sono  persino poco più di 5  su 100 coloro che rilevano di aver perso conoscenza  sul tema proprio nell'ultimo anno. Il 4,6% pensa di saperne ora addirittura meno di prima , disorientanto dalla valanga di informazioni contrastanti ricevute. I più informati sono i giovani tra i 18 e I 24 anni grazie alla scuola ed alla crescita delle conoscenze incontrate nei percorsi formativi.

Speculare a tutto ciò  risulta essere  il livello di conoscenza  del fenomeno  della nutrizione che  dai dati ufficiali evidenzia come fame e  sovrappeso riguardino due facce della stessa medaglia: 800 milioni  di persone al mondo soffrono la fame a fronte di ben 2 miliardi in sovrappeso . Invece, un italiano  su 5 non sa neppure indicare un valore approssimativo della fame, il 39% pensa che a soffrirne siano tra 1,6 miliardi e 3 miliardi. Solo poco più del 12% è convinto della stima di 2 miliardi in sovrappeso, mentre quasi la metà degli italiani è convinto che sulla terra il problema della fame sia prevalente su quello del sovrappeso (41,5%).

La visione sul futuro pare incerto . Solo poco più dell'11% pensa che potranno essere raggiunti gli obiettivi dell'agenda ONU per la cancellazione della fame nel mondo nel 2030, ben il 22,8% è convinto che il problema sia destinato a peggiorare.

Vi è una c onsapevolezza che le risorse della terra bastano per tutti , anche a fronte di una crescita continua della popolazione globale e che il problema della fame  sta nel modello di sviluppo economico ed alle differenze e disparità di distribuzione delle ricchezze e di accesso al cibo. La fame è causata da una sistema economico che favorisce una parte del mondo rispetto alle altre per ben l'82,7%  degli intervistati.

Quali soluzioni allora? Alla fine del 2015, dopo l'anno di Expo sono  ancora poco note le numerose soluzioni proposte dalla Carta di Milano (18), solo il 15% le conosce. Quando si entra nel merito delle stesse, le scelte più note riguardano  il ruolo di consumatori più che quello di cittadini, elettori, parte di una comunità. Le proposte risolutive vanno dal favorire un consumo sostenibile, allo sviluppo delle filiere corte,  al limitare le perditre e gli sprechi – cioè comportamenti di acquisto e consumo. Mentre debole è l'attenzione degli italiani a quello che avviene nell'intera filiera produttiva e distributiva  e ai fattori sui quali potrebbero avere influenza come: favorire agricolture ecologiche sostenibili e  non solo biologiche, tutelare le biodiversità e accelerare il passaggio alle energie rinnovabili ecc.

Chi può e deve fare qualcosa per ridurre la fame nel mondo ? Secondo gli italiani  il “grande” vince sul “piccolo”: le imprese di grandi dimensioni rispetto alle medio piccole, quasi la metà pensa  che possano fare qualcosa le istituzioni nazionali ed internazionali e la maggioranza attribuisce ai Paesi forti le sorti del mondo: Usa, Cina, Russia (il 58%). Una visione di netta delega ai potenti, ai governi o alle superpotenze mondiali e alle multinazionali,  impegni e resposanbilità per la ricerca di soluzioni lontano da se stessi. E quello che più sorprende è che tra i giovani questa visione aumenta, frutto di un continuo e progressivo allontanamento dal sentirsi parte della soluzione al fenomeno della lotta alla fame.

La fame viene considerata dalla maggioranza come un mancato diritto di accesso al cibo anche se pochi  hanno  consapevolezza  sulle varie facce del concetto: non solo una questione di quantità, ma anche di qualità del cibo, di malnutrizione, di conoscenza dei diritti ecc.

Rispetto all'eredità di Expo , il 31% degli italiani pensa che le promesse di come nutrire il pianeta non sono state mantenute. Expo ha toccato ben il 90% degli intervistati, il 31%,9% lo ha visitato. La maggioranza (oltre 7 su 10) hanno considerato Expo una grande fiera per promuovere prodotti, marche, aziende e quasi nella stessa misura ritengono sia stato un momento di informazione sulle produzione alimentari del mondo. “Una sorta di menù alimentare globale” come risulta dalla ricerca. Solo poco più della metà afferma che è stata un'occasione di riflessione anche sui temi del'impatto ambientale e sociale mondiale, poco meno lo definisce un momento di informazione sui problemi alimentari e ancor meno una riflessione su come  risolvere I problemi della fame nel mondo, I problemi di un pianeta non nutrito, malnutrito, nutrito in modo squilibrato.

Una gran confusione di conoscenze sul tema, spesso toccato solo superficialmente.  Come afferma Giosuè De Salvo di Mani Tese “Colpisce in questa indagine tra gli italiani  l'ignoranza del paradosso della fame.... frutto di un sistema agro-alimentare squilibrato; l'incapacità degli intervistati di distinguere tra le soluzioni proposte dall'agro-business e quelle proposte dai contadini ed ecologisti mondiali; la rinuncia dei singoli cittadini e delle loro famiglie a vedersi come agenti di cambiamento...”  Anche se, come rileva,“.. ci sono due buone notizie su cui lavorare: le ricette orientate esclusivamente al mercato sono consierate superate ed è largamente diffusa la convizione che fame e malnutrizione sono causate dalla distribuzione impari della ricchezza e delle opportunita”.

Temi su cui i due amministratori presenti al dibatto, Francesca Balzani e Francesco Majorino,   si sono impegnati a lavorare nel  Patto sulla Food Policy siglato dal Comune di Milano tra i sindaci delle città del mondo, puntando sulla formazione, informazione e sensibilizzazione costante su questi temi coinvolgendo tutti gli attori in gioco:  i cittadini, la società civile e gli operatori  economici.

17/12/2015
di Nadia Bertin
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