IL CASO
Cam a rischio: mancano i soldi e le competenze

Il Centro assistenza minori, unico in Italia, è considerato da sempre uno dei fiori all'occhiello dell'assistenza milanese ma, con la cancellazione della Provincia e l'arrivo della Città metropolitana, non è ancora chiaro che si ne deve occupare e con quali risorse. A sollevare il problema i lavoratori e i sindacati. Tutti dicono che si deve trovare una soluzione. Ora si aspettano i fatti.

Il CAM (Centro assistenza minori) è l'evoluzione dello storico Brefotrofio, già eccellenza milanese negli anni 30 quando fu costruito il palazzo di viale Piceno, oggi   sede di parte degli uffici della Città metropolitana. Molto attento alle esigenze dei  bambini, organizzata in moduli familiari ora ospitata in "casette" affacciate sul verde dove i bimbi non adottabili, che non possono restare con le loro famiglie, sono accuditi con amore e professionalità. Il CAM   è il miglior frutto della tradizionale attenzione all'infanzia abbandonata, da sempre dimostrata dalla città di Milano. Ora però la Città metropolitana (ex Provincia di Milano) non ha più ne' le competenze ne' le risorse per occuparsene e le altre istituzioni latitano. Sono rimasti sono le lavoratrici, e i sindacati al loro fianco, a battersi perchè Milano non perda una così importante eredità e un'eccellenza nei servizi sociali (questo  anche  per smentire i luoghi comuni e le strumentalizzazioni contro i dipendenti pubblici).

Nei giorni scorsi la Rsu (rappresentanza sindacale unitaria)  Città metropolitana insieme a Cgil, Cisl, Uil, e le altre sigle sindacali hanno incontrato a Palazzo Marino i capogruppo di maggioranza a e opposizione , l’assessore Majorino e la Consigliera delegata della Città metropolitana per il Cam. L’incontro è stato positivo in quanto tutti hanno condiviso la necessità di garantire la continuità del servizio  e la qualità di un servizio di eccellenza, unico in Italia. Tutti hanno accolto la richiesta dei sindacati e dei lavoratori del Cam  di convocare un tavolo Comune/Città metropolitana e Regione per trovare una rapida ed equilibrata soluzione al problema. L’interesse principale è quello dei bambini ma anche di salvaguardare un patrimonio di esperienze e competenze  professionali  di alto livello.

Inevitabili le polemiche  e i distinguo .  “Il tema che riguarda il Centro aiuti minori  - ha dichiarato il sottosegretario della Regione Lombardia con delega alla Città metropolitana- è stato affrontato da Regione Lombardia lo scorso giugno durante una riunione con i rappresentanti di Città metropolitana, i dirigenti di Regione Lombardia e l’allora assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale, Volontariato e Pari Opportunità Maria Cristina Cantù. Da allora, Regione Lombardia si è mossa facendo quanto nelle sue possibilità, ovvero accreditando i servizi che vengono svolti all’interno della struttura, prevedendone il supporto economico. Né a Regione Lombardia né all’attenzione della mia persona, che in qualità di sottosegretario ai Rapporti con la Città metropolitana ho predisposto la stesura della legge regionale sulle funzioni della Città metropolitana, è mai arrivata alcuna nota, lettera, richiesta in merito al CAM per sollecitare l’inserimento della gestione della struttura nella legge regionale 92. Sicuramente perché era chiaro a tutti che la gestione di servizi come quello che offre il CAM non rientra nelle funzioni regionali e come tale non poteva essere delegata. La competenza sui servizi sociali, e quindi sull’assistenza ai minori, è attribuita dalla legislazione nazionale agli enti locali. Quindi è al Comune di Milano, il cui sindaco peraltro, forse a sua insaputa, e anche sindaco metropolitano, che spetta farsi carico e garantire la continuità del servizio e la sopravvivenza di un centro di eccellenza come il CAM. Il Comune ha tutti gli strumenti per farlo, basta con questo gioco ignobile dello scaricabarile, soprattutto in relazione a un servizio molto importante per la tutela di una fascia debole come quella dei minori

- “L’unico problema del CAM – ha commentato da parte sua Bruno Dapei , direttore  dell’Osservatorio metropolitano milanese -  sono i 96 milioni di euro che il Governo Renzi ha sottratto alla Città metropolitana. Non c’entrano nulla le competenze, tanto meno la Regione che può delegare ad altri enti solo le funzioni che ha e il CAM non è mai stato tra queste. “Da gennaio a oggi la Città metropolitana si è occupata legittimamente del CAM e non risultano al riguardo indagini della Corte dei Conti. L’unica strada per non disperdere la grande risorsa metropolitana rappresentata dal CAM è destinare le risorse che Provincia di Milano ha sempre garantito e di cui Città metropolitana disporrebbe se non le fossero sottratte dalla Legge di stabilità 2015”.

14/10/2015
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