IL RAPPORTO ASSOLOMBARDA CGIL CISL UIL
Disoccupazione all'8%, la Lombardia a confronto con le migliori d'Europa

Nel 2014 Milano e la Lombardia si sono confermati motori d’Italia ma la disoccupazione è andata oltre l’8%. Il dato emerge dal rapporto lavoro realizzato da Assolombarda con Cgil, Cisl e Uil presentato oggi a Milano.

Il dato che emerge è che la popolazione attiva e la quota di occupati a Milano e in regione supera il 70%, che è sopra di circa 10 punti la media italiana. Ma ovviamente non basta, visto che l'occupazione nel suo complesso non si allontana dal 65%. “Preoccupa il dato relativo ai giovani – commenta il segretario generale della Cisl Milano Metropoli Danilo Galvagni – con il 30% di disoccupazione giovanile e soprattutto l’emergenza per ragazzi che terminati gli studi il lavoro non lo cercano nemmeno. Il problema è l’orientamento scolastico e l’incontro fra l’offerta formativa e le opportunità create dalle imprese locali”. Galvagni ha sottolineato come una delle principali attrattive del territorio sia proprio il sistema scolastico e universitario di qualità: “Ma ad oggi non intercetta a sufficienza le esigenze del mercato, questi due mondi devono parlarli di più. Abbiamo fatto per Expo un riuscito esperimento di sinergia, mettendo assieme le richieste di figure professionali dal mondo imprenditoriale, creando un collegamento tra il tessuto produttivo e le nostre categorie. L’operatore grandi eventi, ad esempio, è una figura professionale che è stata codificata proprio per l’Esposizione universale. Per il futuro ci impegniamo sempre più a fare da ponte con la contrattazione tra imprese, lavoratori e strutture formative”. Come ha anche sottolineato il direttore generale di Assolombarda, Michele Angelo Verna, “uno dei punti d’attrattiva lombardi è il prestigio di 13 atenei regionali, di cui 8 a Milano. Il 6,5% di studenti stranieri che li scelgono significano per noi una grande forza attrattiva”. Il segretario Cisl precisa: “Guardiamo con attenzione alle iniziative del Governo per ridisegnare il sistema scolastico, ma di contenuti si parla poco e ci vorrebbe una verifica tra quello che cercano gli imprenditori e quello che viene insegnato ai nostri ragazzi. In questo modo anche i salari sarebbero calibrati sul ruolo che i lavoratori effettivamente assumono".

I DATI -  Nella nona edizione de “Il Lavoro a Milano”, il rapporto annuale realizzato da Assolombarda, Cgil, Cisl e Uil, che raccoglie i dati sul mercato del lavoro milanese e lombardo per descrivere le caratteristiche della forza lavoro e delle imprese del territorio, si evince che alla fine di un decennio di “crescita zero” la nostra regione ha perso competitività rispetto alle altre aree avanzate d’Europa, accumulando un divario di costo che - in un mercato a moneta unica - penalizza i nostri prodotti. Un recupero però è possibile, grazie a una forza lavoro di qualità e un polo universitario attrattivo e internazionalizzato.

L’indagine traccia i principali indicatori del mercato del lavoro – su struttura economica, occupazione, tempi di lavoro, education, produttività, costi – allargando, quest’anno, il monitoraggio alle altre regione europee comparabili: Bayern e Baden‐Württemberg, in Germania; Rhône‐Alpes, in Francia, e Cataluña, in Spagna. Il rapporto, curato dai Centri Studi di Assolombarda e della Cgil, Cisl e Uil, è stato presentato oggi, presso la sede degli Industriali milanesi alla presenza, tra gli altri, del Direttore Generale di Assolombarda, Michele Angelo Verna , che è intervenuto al convegno aprendo i lavori. A seguire, rispettivamente, gli interventi di Andrea Fioni, responsabile del Centro Studi di Assolombarda, che - in rappresentanza del gruppo di lavoro congiunto - ha presentato i risultati della ricerca, e di Ruth Paserman, Capo di Gabinetto aggiunto del Commissario Europeo per Occupazione, Affari sociali, Competenze e Mobilità dei lavoratori, che ha trattato i temi della disoccupazione giovanile e del divario tra le competenze scolastiche e quelle richieste dal mondo del lavoro con un focus particolare sul ruolo delle imprese e dell’Europa.

ATTIVI - Dalla ricerca emerge che la quota di popolazione “attiva”, cioè di coloro che hanno un lavoro o lo cercano, e la quota di occupati a Milano e in Lombardia sono molto più elevate della media del resto del Paese ma ancora lontane da quelle europee. Lo scorso anno, infatti, il tasso di attività è arrivato, in Lombardia, al 70,7%: circa dieci punti sopra la media italiana (ferma al 63,5%) ma al di sotto, per esempio, del Bayern che ha raggiunto l’80%. Anche sul fronte disoccupazione Milano e la Lombardia, che registrano rispettivamente l’8,4% e l’8,2% di persone in cerca di lavoro, presentano una situazione meno critica rispetto all’Italia (ormai al 12,7%).  Estendendo, invece, il confronto oltre i confini italiani, la Lombardia che, in termini di disoccupazione, vantava livelli tra i più bassi d’Europa, nel corso della crisi è arrivata a percentuali doppie rispetto a quelli delle regioni tedesche, quasi al pari del Rhône‐Alpes. Per Michele Angelo Verna, Direttore Generale di Assolombarda - "il rapporto è un valido strumento per accelerare il passaggio verso politiche attive che favoriscano la crescita, in un tessuto produttivo che disponga delle adeguate condizioni per investire e innovare. Se è vero, infatti, che le politiche passive hanno consentito, in questi anni, di contenere l’impatto della crisi occupazionale, è vero anche che hanno concorso a frenare la produttività. Dobbiamo continuare a investire sui punti di forza che ci caratterizzano, la qualità professionale della nostra forza lavoro e l’eccellenza del nostro sistema universitario, affinché Milano e la Lombardia recuperino terreno rispetto alle altre regioni europee”. Le criticità legate al mercato del lavoro interessano, inoltre, anche la fascia giovanile, tra i 15 e i 24 anni, che in Lombardia conta circa 900mila ragazzi. La Lombardia è l’unica, tra le regioni europee, a far registrare un peggioramento che ha portato a superare la soglia del 30%, contro il 40% nazionale. A questo si aggiunge il preoccupante fenomeno dei Neet (Not in Education, Employment or Training), legato alla congiuntura della crisi economica ma anche alla faticosa transizione scuola-lavoro. Basti pensare che la quota di giovani che non studiano e nemmeno cercano lavoro, lo scorso anno contava 75.743 persone in Lombardia di cui 28.539 a Milano. I giovani spagnoli, pur con livelli di disoccupazione vicini al 50%, sono comunque più attivi nella ricerca di un lavoro.

09/06/2015
Christian D'Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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