EXPO 2015
Fame nel mondo? Una sfida che si può vincere. Anche aiutando i piccoli agricoltori

Al Caritas Day di Expo presentata una ricerca sulla situazione nel globo. Ancora 805 milioni le persone che non hanno cibo sufficiente per vivere.

Si può sconfiggere la fame nel mondo. Partendo dal basso, ad esempio aiutando i piccoli agricoltori. A sostenerlo è una ricerca, promossa da Caritas Internationalis e Catholic Relief Services, presentata al Caritas Day, tenutosi ad Expo Milano 2015.  Lo studio ha coinvolto 99 Caritas nazionali, rappresentative dell’83% della popolazione globale. Un terzo degli intervistati ha risposto che nel proprio Paese le persone non hanno cibo sufficiente; la metà che la sicurezza alimentare è garantita in parte; soltanto un quinto che lo è completamente. Secondo i ricercatori le prime tre cause dell’insicurezza alimentare sono la mancanza di risorse – terra, semi, prestiti, accesso ai mercati – per i piccoli agricoltori, la bassa produttività agricola, e l’impatto dei cambiamenti climatici.


“I risultati dell’indagine aprono una finestra sulle lotte dei piccoli agricoltori impoveriti, in particolare nei Paesi in via di sviluppo – ha affermato il segretario generale della Caritas Internationalis, Michel Roy-; molti gruppi della Caritas segnalano una mancanza di sicurezza alimentare. La comunità globale deve fare di più per combattere la fame e la malnutrizione”.


Oggi sul pianeta sono 805 milioni le persone che non hanno cibo sufficiente: tantissime, anche se il numero è sceso di 40 milioni, confermando una tendenza che dura da un ventennio.


“Expo – ha detto il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia - ha senso se parte da chi oggi si vede negati i diritti fondamentali: cibo, acqua, salute, energia, istruzione, prospettiva di vita e sviluppo. La lotta alla fame e alle povertà ci deve vedere uniti e insieme. Milano e la Caritas sono alleate, insieme a tanti altri soggetti, in una battaglia di civiltà che ha come obiettivo primario lo sviluppo e la libertà di tutti gli uomini”


La ricerca (realizzata dall’istituto Grey Matter Research & Consulting) ha rilevato che per ridurre la fame occorre soprattutto migliorare l’agricoltura, aiutando i piccoli produttori, soprattutto nel tentativo di adattarsi agli effetti del surriscaldamento globale.  A soffrire di più per la bassa produttività agricola e i cambiamenti climatici sono i contadini dell’Africa sub-shariana. In Asia, il problema principale è, invece, la difficoltà di accesso alle risorse, oltre alla mancanza di governance. In America Latina e nei Caraibi i riflettori sono puntati sulla speculazione legata ai prezzi alimentari e sulla mancanza di infrastrutture. Il Medio Oriente e il Nord Africa pagano la presenza di conflitti e la mancanza di acqua pulita.


La Caritas, nell’ambito di una campagna lanciata nel 2013 con l’appoggio di Papa Francesco (Una sola famiglia umana, cibo per tutti), ha aperto diversi fronti nella lotta alla fame: azioni concrete, mirate, ma anche forme di pressione politica. Si va dai progetti che sostengono chi desidera avviare un’attività (ad esempio offrendo  bestiame, macchine da cucire, reti da pesca), agli interventi sui governi e sulle istituzioni (come in Malawi, Kenya, Nicaragua, Guatemala…) perché pensino ai poveri quando legiferano su temi come l’alimentazione e l'agricoltura. Molte proposte sono orientate anche ai Paesi ricchi, per far crescere la cultura della condivisione, del rispetto per il cibo e contro lo spreco.


Tornando alla ricerca, è emerso che le conseguenze dell'insicurezza alimentare vanno  oltre la malnutrizione: la fame ha impatto sul tasso di criminalità, sulla corruzione, sull’educazione scolastica, sulla diffusione di malattie anche psicologiche.  In alcune regioni la mancanza di cibo fa aumentare anche i conflitti tribali.

27/05/2015
Mauro Cereda - mauro.cereda@cisl.it
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