CONSIGLIO GENERALE CISL MILANO METROPOLI A LOANO
Il sindacato del futuro riparte dalle aziende e dal territorio

Danilo Galvagni (Cisl Milano Metropoli): I bisogni di rappresentanza sono gli stessi ma vogliamo modernità. Annamaria Furlan (Cisl nazionale): Ci adeguiamo ai tempi con velocità.

LOANO (SV) - Si gioca tutto sul ripensamento dei bisogni dei cittadini il futuro del sindacato e, precisamente, il sindacato Cisl, riunito a Loano per la due giorni del Consiglio generale allargato indetta da Cisl Milano Metropoli.

Danilo Galvagni, segretario generale di Cisl Milano Metropoli, lo dice in apertura dei lavori: “Gli stessi problemi dei lavoratori e la loro necessità di essere rappresentati ci accompagnano da 50 anni ma la modalità di tutela è in cerca di modernità. La soluzione dei problemi quotidiani e la forte richiesta dei servizi sono la spinta per il rinnovamento. Vogliamo essere guida di una comunità educante”.

All'appuntamento annuale del congresso in Liguria, quest'anno c'è stato anche il debutto della neo-segretaria generale Cisl Annamaria Furlan. Accolta con curiosità ed entusiasmo, Furlan ha chiarito subito la sua idea di Cisl: “Per troppi anni siamo rimasti come eravamo, ma ciò era dettato anche dal fatto che in Italia i cambiamenti sono sempre stati lenti. Poi da 15 anni a questa parte l'economia, l'economia reale e i metodi di produzione sono radicalmente evoluti e adeguarsi ai tempi è una scommessa su cui ci giochiamo tutto. Un sindacato di dimensione collettiva oggi significa qualcosa di diverso di quando negli anni 70 o 80 pensavamo al valore sociale del lavoro. Erano anche tempi in cui si davano molte cose per scontato”.

COSA NON VA – Furlan, definita dagli interlocutori al dibattito “pragmatica e chiara”, è stata altrettanto precisa nell'individuare ciò che vorrebbe cambiare nella Cisl oggi: “Come mai ci sono dei giovani che sono pronti a sacrificare le loro domeniche per il volontariato e a pochi viene in mente di impegnarsi nell'attività sindacale? Storicamente il sindacato nasce per bisogni di collettività ma questa scarsa attrattiva oggi si misura con la dimensione della singola necessità. La crisi che ormai va avanti da 6 anni ha scoperto la dimensione di disagio del singolo, che di fronte alle difficoltà economiche individuali non ha la forza di andare avanti e non sa come affrontare il futuro. Il sindacato del futuro parte anche dalla conoscenza: il lavoratore o il pensionato devono capire meglio quale sarà il nostro ruolo”.

E l'organizzazione modello Furlan ha dei cardini, secondo la segretaria generale: “Sul territorio dobbiamo dare la percezione giusta di quello che riusciamo a fare, come i servizi, che avvicinano i cittadini alla nostra attività anche se il luogo di lavoro è il luogo principe per l'incontro. Il sindacato sul territorio sa dare servizi che sono percepiti come risposte immediate. E dobbiamo essere più inclusivi con i giovani. Non lo siamo. Oggi i falsi lavoratori autonomi, sottopagati e mal tutelati, a chi si rivolgono? Noi dobbiamo investire su questo mondo che è importante e ha nuove necessità”.

LE PROPOSTE – L'intervento di Furlan all'iniziativa della Cisl milanese cade in un momento caldo a livello politico. “Non è stato surreale per me l'incontro con il governo, forse lo è stato per altri – riferisce in merito alla dichiarazione di sconcerto di qualche settimana fa della collega Susanna Camusso della Cgil – anzi, per me è stato un momento per far capire cosa non va nella legge finanziaria, cosa si può correggere e soprattutto cosa non c'è. Del resto ha funzionato sempre così: ci convocano, facciamo le riflessioni e loro prendono tempo per aggiustare il tiro”.

Pragmatica anche la proposta al governo: “In una legge di 36 miliardi c'è del buono ovviamente. Lo spalmare facoltativo del Tfr è un segnale, ma se lo proponi, perché lo vuoi tassare? Forse perché lo stato ha bisogno di un introito fiscale ulteriore? Si vuole puntare alla solidarietà e poi si tagliano i finanziamenti ai patronati. Un controsenso: sicuramente saranno felici avvocati e commercialisti, che non sono certo poteri deboli”. E poi i suggerimenti, chiari, su dove investire: “Vogliamo che dal patto di stabilità escono costi energetici, costi per gli investimenti e la ricerca e le infrastrutture. E vogliamo anche che gli investimenti ci siano in cose concrete”.

In un disegno di equità, Furlan ribadisce la richiesta di estendere gli 80 euro mensili “anche ai pensionati, di rivedere il contratto bloccato per il pubblico impiego e alleggerire le maglie della spesa per i comuni virtuosi che potrebbero spendere in innovazione creando crescita”.

Provocatoriamente, dice, “non parlo nemmeno più di ripartizione equa, ma di rilancio dei consumi, partiamo da lì”.

LA PERCEZIONE – Il dibattito inaugurale ha preso spunto da un sondaggio sull'idea che gli italiani hanno del sindacato, che verrà pubblicato su Job del prossimo mese. La giornalista Benedetta Cosmi ha sollevato una questione che solitamente non trova spazio nel dibattito politico nazionale: “Ci sono tavoli importanti di contrattazione a cui il sindacato non viene convocato perché la situazione del mercato è in frenetica evoluzione, penso ai lavoratori nomadi digitali, anzitutto. C'è chi ha un contratto atipico tra i giovani, ma c'è anche chi lavora senza fissa sede e a distanza. Al momento sono degli invisibili”.

Anche il docente di marketing industriale Gabriele Micozzi, invitato al dibattito di apertura, non ha tracciato un quadro confortante dell'Italia in questo periodo: “Siamo al 50esimo posto nel mondo per livello di digitalizzazione e siamo ancora schiacciati da una pressione fiscale troppo alta. Se solo pensiamo a quanto si potrebbe risparmiare implementando un rapporto digitale tra cittadino e pubblica amministrazione, avremmo già fatto uno scatto. Ma personalmente credo che la chiarezza e la voglia di rappresentanza equa di un sindacato come la Cisl sia una strada giusta e percorribile”.

Furlan ascolta e rilancia per chiosare: “Noi siamo quelli che cercano di risolvere i problemi senza conflitto fine a se stesso. E se qualcosa di buono c'è nelle mosse di Renzi lo diciamo senza pudore. Occupare le fabbriche non serve, si farebbe un regalo a chi vuole ridurre la rappresentanza sociale in Italia”.

07/11/2014
Christian D'Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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