RAPPORTO DELL'ISTITUTO TONIOLO
Giovani e futuro, anche Renzi convince poco

Il programma del governo è poco conosciuto. Gran parte  degli intervistati non crede che presto cambierà qualcosa e per la maggior parte (80%) è convinto che l'unica alternativa sia andare all'estero.

I giovani si trovano oggi con livelli di difficoltà a ottenere e mantenere un'occupazione mai sperimentati dalle generazioni nate nel Secondo dopoguerra. Come indicano le statistiche ufficiali,  il tasso di disoccupazione giovanile è salito oltre il 40% (media 2013). La quota di Neet (gli under 30 che non studiano e non lavorano) dal 19% del 2007 è continuamente lievitata fino a superare il 25% nel 2013 (in Europa solo Bulgaria e Grecia si trovano in posizione peggiore della nostra). Per le carenti politiche attive per il lavoro e l’inefficienza della rete dei servizi per l’impiego, i giovani italiani, rispetto ai coetanei degli altri Paesi sviluppati, si trovano più spesso avvolti da una fitta nebbia nelle fasi iniziali del percorso lavorativo, con il rischio di perdersi e finire fuori strada. Il Piano "Garanzia giovani" (http://www.garanziagiovani.gov.it/Pagine/default.aspx), finanziato dall'Ue e avviato a maggio 2014, nasce proprio come risposta a queste lacune. L'idea di fondo è quella di non lasciare i giovani abbandonati a se stessi davanti ai cancelli di entrata nel mercato del lavoro, ma di aiutarli a introdursi nel modo migliore. Quella che viene proposta agli under 30 che si iscrivono al portale dedicato è  – entro quattro mesi dall'uscita dal sistema di istruzione o dall'inizio della disoccupazione – un'offerta "qualitativamente" valida di lavoro, di tirocinio o di ulteriore formazione. Se questo è il principale strumento che il Governo italiano sta realizzando come contrasto alla disoccupazione giovanile, quanto è conosciuto davvero tra gli under 30 italiani e quanto ritengono possa davvero, finalmente, migliorare in modo strutturale la loro condizione? Alcune risposte vengono fornite dal Rapporto Giovani ( www.rapportogiovani.it ), l'indagine curata dall'Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con Ipsos e il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, che esplora la complessa condizione dei giovani oggi.

Garanzia giovani, i suoi limiti e le sue prospettive sono al centro dell'inchiesta dell'ultimo numero di Job (clicca qui per consultare la versione elettronica)

I dati della rilevazione di approfondimento su questo tema condotta a luglio 2014 nell’ambito del “Rapporto giovani” - presentati in anteprima al Meeting di Rimini - risultano poco rassicuranti (campione di 1727 giovani rappresentativo a livello nazionale). Evidenziano, a due mesi dall’avvio, una scarsa conoscenza del Piano del  Governo sulla “Garanzia giovani”, e una bassa fiducia sull’impatto generale che potrà avere. Il 45% dichiara di non saperne nulla e il 35% di averne sentito vagamente parlare. Meno di un giovane su cinque la conosce abbastanza bene (14%) o molto bene (5%). Anche tra i Neet, la categoria su cui il Piano dovrebbe prima di tutto intervenire, la percentuale di chi la conosce abbastanza o molto bene risulta molto bassa (attorno al 22%). Riguardo agli effetti solo il 37% pensa che migliorerà molto o abbastanza il rapporto dei giovani con il mercato del lavoro. Prevalgono quindi gli scettici con un 54% che afferma che cambierà poco o nulla. I meno convinti sono proprio i Neet, per i quali quest’ultimo valore sale al 58%. Questi dati poco rassicuranti riflettono una visione negativa più generale degli under 30 italiani non tanto rispetto alle proprie capacità e alla voglia di emergere nonostante tutto, documentata da altri dati del Rapporto giovani, ma rispetto al fatto che la politica italiana possa veramente migliorare le possibilità del Paese di crescere valorizzando il contributo della nuove generazioni. Se si chiede, allora, agli intervistati se pensano che tra tre anni la propria situazione sarà migliore rispetto ad oggi, quasi il 60% risponde poco o per nulla e si sale al 68% se la domanda è riferita alle condizioni in generale delle nuove generazioni. Questo dato è la conseguenza del fatto che bassa risulta la fiducia che tra tre anni l’Italia sarà in condizioni migliori di oggi: il 71% pensa che non riuscirà a convergere verso i livelli di crescita degli altri paesi sviluppati. Come sottolinea il professor Alessandro Rosina, uno dei curatori del Rapporto Giovani: “I più scettici sono proprio i Neet che rischiano di perdere ogni speranza di miglioramento se non si dimostra davvero che si stanno mettendo in atto politiche concrete ed efficaci che  in grado di aiutare i giovani italiani a trovare spazio e opportunità adeguate nel mondo del lavoro.  Sono stanchi di promesse e annunci: vogliono solo fatti. Senza risposte credibili e concrete il rischio è quello di alimentare sfiducia, frustrazione e fuga verso l’estero. Tanto che un intervistato su quattro concorda con chi pensa che per migliorare davvero la propria condizione più che sperare nella Garanzia giovani la scelta migliore sia quella di andare all’estero

27/08/2014
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