INDAGINE
Italiani, lavoratori "infedeli"

Ricerca mondiale di Kelly Services: solo il 3% dei nostri connazionali si sente legato al proprio datore di lavoro.

Solo il 3% dei lavoratori italiani si sente “legato” al proprio datore di lavoro. I segni di “disaffezione” aumentano e l’84% degli intervistati ha intenzione di cambiare lavoro entro il prossimo anno. E’ quanto emerge da un’indagine realizzata in 31 Paesi del mondo dall’agenzia per il lavoro Kelly Services.

A livello globale, meno di un terzo degli intervistati (31%) si sente ‘totalmente legato’ all’attuale datore di lavoro. Percentuale in linea con quella del 2012, ma in netto calo rispetto al 43% del 2010. I livelli più bassi si registrano appunto in Italia (3%), Ungheria (10%), Portogallo (19%), Thailandia e Singapore (entrambe al 20%). Il 61% ha dichiarato di avere intenzione di cercare un nuovo lavoro nel prossimo anno, dato che sale all’84% in Italia.

Perché si cambia lavoro?

Nella decisione di accettare una determinata offerta di lavoro, i benefit economici risultano sempre il primo fattore preso in considerazione dai lavoratori a livello mondiale (84%). Seguono l’equilibrio tra vita privata e vita lavorativa (64%), le opportunità di carriera (62%), i programmi formativi e/o di sviluppo (58%). In particolare, in Italia, la retribuzione è il fattore più importante per il 77% degli intervistati. Inoltre, più della metà (60%) degli intervistati italiani ha sottolineato l’importanza del cosiddetto “peer learning”, evidenziando la possibilità di lavorare con colleghi da cui imparare.

“Le aziende dovrebbero tenere in grande considerazione i risultati di questa indagine - afferma Stefano Giorgetti, direttore generale e ad di Kelly Services Italia -: offrono, infatti, un quadro molto chiaro sulle necessità dei lavoratori e sulle modalità di attrarre talenti. L’incedere della crisi economica e il ritardo, nel nostro Paese, di una vera ripresa, fanno sì che i livelli di engagement siano molto bassi. Il senso di precarietà e di incertezza sul proprio futuro, rafforzato dalla nostra situazione economica, spingono i lavoratori a ricercare costantemente un posto che dia garanzie e sicurezza per il domani”.

Come si trova lavoro

Il 36% dei lavoratori ha dichiarato di essere oggi più incline a cercare lavoro tramite i social media rispetto ai canali tradizionali, come annunci su stampa specializzata, società di selezione o portali web specializzati nella pubblicazione di offerte di lavoro. E nelle economie in rapida espansione dell’APAC - con, in prima fila, India, Thailandia, Indonesia, Malesia, Cina e Singapore - i social media sovrastano nettamente gli altri metodi, con più del 50% delle preferenze.

In Italia, il 22% ha dichiarato di aver trovato lavoro attraverso i portali specializzati nella pubblicazione di offerte di lavoro. Dato interessante, che dimostra una crescita della cultura digitale anche nel nostro Paese: nel 2011 il sistema più utilizzato era il contatto diretto con i recruiter (26%). Ciò è confermato anche dal fatto che oggi il 32% degli italiani dice di preferire l’utilizzo dei social media rispetto agli strumenti tradizionali; nel 2012 questa preferenza si fermava al 23%. Nel nostro Paese, il passaparola rimane in ogni caso in testa alla classifica per la ricerca di opportunità lavorative, raccogliendo le preferenze del 23% del campione.

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10/07/2014
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