INDAGINE
Rapporto Caritas: la prostituzione continua a prosperare nel milanese

La tratta è nelle mani di grandi gruppi criminali che abbinano il controllo dell'immigrazione clandestina, dello spaccio di droga, del mercato del sesso. I dati dell'indagine nazionale.

Il giro di vite contro la prostituzione sulle strade, in nome del decoro, è fallito. Passata la paura delle multe, le donne costrette a prostituirsi sono tornate negli stessi luoghi di prima. La tratta non si è arrestata, anzi, pare diventata ancora più raffinata e potente.  Le organizzazioni criminali che la gestiscono sono più ramificate di prima, con forti collegamenti internazionali, capaci di gestire contemporaneamente più traffici illeciti: prostituzione, droga, immigrazione clandestina. Queste le caratteristiche del mercato del sesso a pagamento, secondo l’osservazione diretta sul campo condotta dagli operatori dell’unità di strada Avenida della cooperativa Farsi Prossimo di Caritas Ambrosiana.

Superato il periodo delle ordinanze che aveva costretto gli sfruttatori a spostare le donne più in periferia o nei locali e negli appartamenti, la mappa della prostituzione è tornata quella di un tempo. Nel 2013 gli operatori e i volontari Caritas, nel corso delle uscite notturne (due a settimana) hanno incontrato 292 donne, un quinto di quelle che si stimano presenti sulle strade di Milano e provincia. I luoghi in cui le hanno trovate erano quelli abituali: la circonvallazione milanese, le strade di maggiore scorrimento che si inoltrano in provincia.  Passata la paura delle multe, la prostituzione che non era mai scomparsa, è tornata dunque così più visibile.

Identica anche la geografia dei paesi di provenienza. Le rumene si confermano le più numerose (60% del totale), seguite dalle nigeriane (il 15%), presenti principalmente nell’hinterland milanese e comunque nella periferia) seguono le albanesi (il 12%) che sono tornate ad essere più presenti dopo un calo negli ultimi anni (nel 2011 erano scese al 6,5%). L’incremento e soprattutto il turn over molto elevato (il 72% delle ragazze albanesi incontrate nel 2013 sono diverse da quelle intercettate l’anno precedente) fanno ipotizzare una forte ripresa della tratta da parte delle organizzazioni criminali di Tirana e Valona che hanno saputo sfruttare a loro vantaggio l’ingresso dell’Albania nell’area Schengen e dunque, la conseguente liberalizzazione dei visti.

Ciò che cambia, a parere degli operatori, è la dinamica dello sfruttamento. Come emerge dal primo rapporto di ricerca sulla tratta realizzata da Caritas Italiana e dal Coordinamento delle comunità di accoglienza “Punto e a capo” già presentato a Roma, il mercato del sesso è gestito da gruppi criminali con forti legami transnazionali capaci di abbinare tratta per scopo sessuale ad altri traffici illeciti: traffico di immigrati clandestini, di droga, persino di armi. Può capitare così che la stessa donna costretta a prostituirsi debba anche spacciare sostanze stupefacenti.

Oltre all’assistenza in strada Caritas Ambrosiana offre alle donne che vogliono uscire dal racket accoglienze in strutture ad indirizzo protetto: una comunità da 8 posti e tre appartamenti. Nel corso del 2013 sono state seguite 17 donne nei progetti residenziali. Di queste 7 hanno sporto denuncia per i reati subiti di tratta e sfruttamento sessuale.

«Una percentuale ancora bassa, ma che potrebbe essere incrementata se si implementassero i programmi di accoglienza e protezione previsti dall’articolo 18 del testo unico sull’immigrazione attraverso anche la creazione di un’Agenzia nazionale anti-tratta – ha osservato don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana -. Spiace, invece constatare che il dibattito pubblico sulla prostituzione è stato deviato da una campagna d’opinione contro la legge Merlin e a favore di una qualche forma di regolamentazione del mercato del sesso. Come purtroppo dimostrano anche altre esperienze europee, creare quartieri a luci rosse dove poter esercitare liberamente la prostituzione, non impedisce alle organizzazioni criminali di prosperare. D’altro canto, anche le multe contro i clienti e le prostitute, applicate in altri paesi e sperimentate anche in parte in Italia per iniziativa di qualche Comune nel recente passato, hanno dimostrato di non essere affatto un efficace deterrente. La sola strada è sciogliere il vincolo che lega le donne ai loro sfruttatori, aiutarle e favorire le denunce, incontrale e far capire che non sono sole e che possono chiedere aiuto. Così si potranno anche aggredire le organizzazioni criminali e aiutare le ragazze che ne sono vittima».

18/06/2014
ALLEGATI
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