RAPPORTO CARITAS MIGRANTES
Stranieri: impoveriti dalla crisi resistono (e non tornano a casa)

Metà delle famiglie di immigrati è a rischio povertà, chi lavora guadagna la metà dei colleghi italiani. Nonostante questo non si scoraggiano e rimangono in Italia. La Lombardia la regione con il maggior numero di presenze.  Commento di Maurizio Bove (Cisl) .Sfoglia la sintesi del rapporto

Secondo il XXIII Rapporto Immigrazione Caritas Migrantes, “Tra crisi e diritti umani”, presentato oggi a Milano nella sede di Caritas Ambrosiana, la Lombardia si conferma la regione con la più alta presenza di stranieri, superando ormai stabilmente il milione di presenze (1.028.663) pari al 23,4%. A causa della crisi, la metà di loro è a rischio povertà. Gli stranieri guadagnano in media la metà degli italiani, uno su quattro non riesce a pagare con regolarità affitti e bollette. Tuttavia, la Lombardia è ancora la regione in grado di offrire maggiori opportunità. Un occupato straniero ogni quattro lavora qui. E tra i banchi di scuola la popolazione straniera continua a crescere. Negli ultimi dieci anni in Regione gli studenti figli di immigrati quadruplicano e toccano le 191.526 unità. Di questi oltre la metà è nata in Italia. Nel comune di Milano ormai quasi un cittadino su cinque è immigrato.

«Chi si era illuso che la crisi potesse fermare un processo epocale, ancora una volta rimarrà deluso. Gli stranieri sono nostri compagni di viaggio che ci piaccia e no e nemmeno un evento straordinario come la crisi economica più lunga dal dopoguerra sembra per il momento essere riuscita a farli desistere dalla speranza di costruire un futuro migliore tra noi. Invece di attardarci su vecchie concezioni ideologiche, cerchiamo piuttosto di dare una risposta positiva al desiderio di quanti, nati in Italia, vogliono essere riconosciuti come nostri concittadini», ha commentato don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana. «L’immigrazione è da anni un fenomeno strutturale e stabile. Fa specie che nel nostro paese non si sia ancora riusciti a mettere a punto un sistema di accoglienza in grado di far fronte anche alle situazioni di emergenza», ha osservato il vicedirettore Luciano Gualzetti facendo riferimento all’accoglienza sperimentata durante la cosiddetta Emergenza Nord Africa dovuta all’arrivo nel nostro Paese di profughi in fuga dalla Tunisia, prima, e dalla Libia del colonnello Gheddafi, poi. «In Lombardia il volontariato nelle parrocchie ha dimostrato proprio in quell’occasione di essere ancora una volta una risorsa imprescindibile, ma solo una programmazione concertata può valorizzarlo».

"Si conferma quanto sosteniamo da tempo. - è il commento di Maurizio Bove, responsabile del dipartimento immigrazione della Cisl di Milano - In Italia si continua ad affrontare il tema immigrazione come un fenomeno di carattere emergenziale, quando invece la presenza di cittadini stranieri si configura ormai da anni come una componente strutturale della nostra società, al punto che alcune grandi città, Milano in primis, sono già nei fatti delle metropoli multiculturali.

É giunto quindi il momento di modificare sostanzialmente la normativa in materia di immigrazione, abbandonando quell'unico principio che l'ha ispirata fino ad oggi, ovvero la preoccupazione di contenere il numero degli ingressi (obiettivo che, peraltro, non si é mai riusciti a centrare), e concentrandosi invece sulle politiche di integrazione e reale inclusione dei cittadini che hanno scelto di vivere nel nostro Paese, con un'attenzione particolare alle cosiddette seconde generazioni. Il rischio concreto, infatti, é quello di perdere quel prezioso capitale umano che stiamo formando nelle nostre scuole, finendo per essere multiculturali soltanto nell'incentivare la "fuga dei cervelli"."



Ecco nel dettaglio i principali dati.

In base ai dati Istat, all’inizio del 2013 risiedevano in Italia 59.685.227 persone, di cui 4.387.721 (7,4%) di cittadinanza straniera. Rispetto all’anno precedente la popolazione straniera residente è aumentata di oltre 334 mila unità (+8,2%).

In questo cotesto nazionale la Lombardia si conferma la regione con il maggior numero di presenze: 1.028.663 pari al 23,4% del totale. Rispetto alla provenienza, i cittadini romeni sono la principale collettività immigrata sia in Italia (circa un milione di residenti) che in Lombardia (137.718). A seguire nella nostra regione troviamo marocchini, albanesi, egiziani e cinesi.

I residenti stranieri in Lombardia sono fortemente presenti in provincia di Milano ( 34,8%), Brescia (15,8%) e Bergamo (11,6%).

Secondo i dati del Comune di Milano al 31 dicembre 2012, gli stranieri iscritti all’anagrafe sono 261.412. L’incidenza degli stranieri sulla popolazione totale milanese è aumentata di 1,4 punti percentuali passando dal 17,7% nel 2011 al 19,1%. Ciò significa che ormai nel capoluogo lombardo quasi 1 residente su 5 è immigrato. Si confermano in testa, fra le nazioni più rappresentate, le Filippine (39.858 pari al 15,2%). Seguono Egitto (35.970, 13,8%), Cina (23.967, 9,2%), Perù (21.142, 8,1%) e Sri Lanka (16.125, 6,2%). Notevole l’apporto alla natalità dato dalle donne straniere: il 22,5% del totale dei nati in Lombardia è d’origine straniera. Inoltre in Lombardia, nel corso del 2012, 14.386 persone hanno ottenuto la cittadinanza italiana.

Netta è stata la diminuzione dei nuovi ingressi di cittadini stranieri non comunitari: durante il 2012 sono stati rilasciati in Lombardia 54.698 nuovi permessi, il 35,6% in meno rispetto all’anno precedente. Ma il dato non deve trarre in inganno. Il calo è dovuto, probabilmente, all’estinguersi dell’effetto sanatoria del 2009 e alla mancata adozione di un nuovo decreto flussi, non solo alla crisi economica che scoraggia gli stranieri a scegliere l’Italia come Paese di potenziale impiego e residenza.

Gli studenti stranieri sono quadruplicati rispetto al 2001/2002. Ma il dato più interessante è la crescita degli alunni stranieri nati in Italia (le vere seconde generazioni): nell’anno scolastico 2012/2013 sono in media il 53,9% degli studenti stranieri frequentanti le scuole lombarde (con un picco dell’83,4% nella scuola dell’infanzia).

In Italia 1 occupato straniero su 4 lavora in Lombardia , soprattutto per quanto riguarda la componente extra UE (26,5% del totale). Quasi il 25% dei rapporti di lavoro con cittadini stranieri riguarda il settore “trasporti, comunicazioni, attività finanziarie ed altri servizi”, seguito da “alberghi e ristoranti” (21,2%), “attività svolte da famiglie e convivenze” (18%) e “costruzioni” (12,8%). Rispetto al lavoro, i dati sottolineano il netto peggioramento del quadro occupazionale degli immigrati nel 2012. Ne deriva che se gli effetti della crisi non si manifestano chiaramente sul numero di presenze dei cittadini stranieri in Italia e in Lombardia, è invece evidente come la recessione economica stia colpendo la componente immigrata. Questo ha avuto come conseguenza che le famiglie dei migranti si sono ritrovate a fronteggiare la crisi in posizioni di svantaggio: il rischio di povertà interessa circa la metà degli stranieri (quindi con un’incidenza più che doppia rispetto alle famiglie italiane), e riguarda in particolare alcune comunità più di altre: quella ucraina sembra la più colpita. Una famiglia straniera ha in media un reddito pari al 56% di quello che percepisce una famiglia italiana. Un quarto degli stranieri non riesce a pagare con puntualità canoni di affitto e bollette.

31/01/2014
redazione
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