FACCIA A FACCIA
Rai Milano: ora o mai più. A queste condizioni

Perché da anni si parla della necessità di riqualificare la sede locale e poi non succede niente? Expo può essere l'occasione per fare sul serio? E se sì come e in che tempi? Job ha girato queste domande a Giuliano Pisapia e Roberto Maroni: ecco il risultato del confronto.

Si è riaperto il dibattito sul presente e soprattutto sul futuro del centro produzione Rai di Milano che, sfumati i fasti del passato, è da tempo in balia di decisioni per il rilancio che non arrivano mai. A riattizzare le polemica la scelta di collocare a Roma la ‘regia’ del canale tematico ideato per Expo 2015 che, appunto, si tiene a Milano. Ed è proprio sull’Esposizione  universale  come vetrina del mondo reale e virtuale che si concentrano le aspettative (non solo per quanto la tv pubblica) di rinascita di Milano e della Lombardia. Ai due principali protagonisti istituzionali locale, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, abbiamo posto quattro domande sull’argomento. Questo il risultato del faccia a faccia.

1) Sono anni che si parla di potenziamento della sede milanese della Rai. Sono passati governi di ogni tipo, giunte regionali e comunali, dirigenti dell’azienda non certo ostili alla Lombardia e al nord. Perché, a parte qualche annuncio caduto nel vuoto, alla fine non si è mosso niente? Perché non si è stati capaci d’imporre con forza la questione a livello politico e aziendale?

Non mi esprimo sul passato, anche se mi sembra evidente che le numerose promesse fatte sullo sviluppo e il potenziamento del centro di produzione Rai di Milano siano state disattese. Al mio arrivo mi sono invece subito messo in contatto con la dirigenza della Rai, quella precedente rispetto ad adesso, per capire come lavorare insieme per Milano ed in particolare per sapere se veramente fossero intenzionati a trasferire il centro produttivo Rai a Rho-Pero creando così un nuovo e moderno polo produttivo nell’area dell’Expo.  La risposta è stata che Rai non aveva le risorse per una nuova sede a Milano e, malgrado in più occasione, sia stata ribadita, non solo da me, l’importanza, e la necessità, di fare uno sforzo congiunto per raggiungere l’obiettivo inizialmente prospettato, temo proprio che tale ipotesi sia oggi definitivamente tramontata lasciando quindi ancora irrisolta la soluzione del problema della sede e del potenziamento futuro del centro di produzione Rai di Milano. Il Direttore Generale Gubitosi, in un convegno  di poche settimane fa, ha confermato la volontà dell’azienda di sviluppare il polo milanese di produzione e  di questo sono ovviamente contento e spero che almeno questo impegno non sia disatteso.

Non  penso sia mancata la volontà, visto che tutti, o quasi, concordano con questa esigenza. Probabilmente c’è stato un difetto di determinazione nel contrastare le note resistenze “romano-centriche” ad un progetto di questo tipo. E soprattutto, è mancata la capacità di “fare rete” fra istituzioni del territorio e parti sociali. Ognuno è andato per la sua strada separatamente. Un errore. Oggi stiamo procedendo in maniera diversa, cercando di fare sintesi e avere così maggiore forza contrattuale nei confronti dei vertici nazionali dell’azienda.

2) Perché oggi, rispetto al passato, ci dovrebbero essere le condizioni per riprendere il filo del discorso considerato anche quello che sta succedendo con  Expo?

Oggi c’è oggettivamente una situazione diversa determinata innanzitutto dal ruolo che Milano avrà nel Paese nel prossimi anni. Nel 2014 la nostra città sarà al centro di tutte le iniziative più importanti del semestre di presidenza italiana dell’Unione europea e tra meno di due anni ospiterà un evento, Expo 2015, che si svolge in Italia una volta ogni secolo e che difficilmente nei prossimi decenni non si svolgerà in nessun Paese europeo. Nei prossimi anni Milano sarà al centro dell’attenzione del mondo intero, anche per l’importanza dei temi trattati da Expo, dall’alimentazione all’energia per la vita, dalla lotta agli sprechi di cibo e di territorio alla tutela per tutti di un bene comune come l’acqua. E da Milano partirà un dibattito che coinvolgerà tutti i Comuni italiani, tutte le istituzioni nazionali e internazionali. Non capire la necessità di potenziare le strutture milanesi sarebbe quantomeno miope. Per questo non smetteremo di chiedere che il cuore e la testa di Rai-Expo siano nella città sede della manifestazione. C’è qualche passo in avanti, come la decisione di mandare in onda Uno Mattina dal sito di Expo 2015 per i sei mesi dell’Esposizione Universale, ma sono convinto che si possa, e si debba, fare di più .

E’ proprio Expo ad essere la straordinaria occasione da sfruttare per poter arrivare al risultato che auspichiamo. L’esposizione universale del 2015 accenderà i riflettori del mondo sul nostro territorio. Per sei mesi Milano sarà capitale d’Europa. Quale momento migliore per investire, anche in termini di comunicazione, con un progetto che dia piena copertura all’evento e al tempo stesso getti le basi per un progetto strutturale che accresca la presenza della tv pubblica sotto la Madonnina?

3) Quali sono, a suo avviso, le  proposte concrete su cui costruire una piattaforma rivendicativa che  unisca le istituzioni, l’economia, la cultura e la società  lombarda e milanese? Soprattutto cosa si deve  fare, in pratica e subito, per non rimanere ancora nel vago?

Sin da subito si può aprire un grande Tavolo che comprenda tutti i soggetti coinvolti, dalla Rai alle istituzioni e i sindacati per discutere insieme le soluzioni migliori da adottare e il contributo che ciascuno può dare per realizzare quanto deciso . Il Comune è pronto da domani, per non dire che era pronto già ieri, a fare la propria parte. La Rai di Milano, le sue prospettive e il suo futuro, non possono riguardare solo l’Azienda, ma debbono essere oggetto di una grande soluzione condivisa, direi di ‘sistema’. Solo così si può avere la certezza che tutto andrà per il meglio.

Noi stiamo agendo in maniera molto concreta. Favorendo la nascita di quella “rete” di istituzioni e parti sociali cui accennavo prima e avanzando proposte precise. Come la realizzazione di un nuovo centro di produzione Rai nel sito Expo quando l’esposizione sarà finita. Ho già chiesto al Dg di viale Mazzini Luigi Gubitosi di darci una risposta al riguardo, perché a metà novembre si riunirà la società Arexpo per valutare le numerose proposte arrivate con il bando di idee che si è chiuso lo scorso 30 settembre. Stiamo per decidere cosa ci sarà su quelle aree dopo il 2015, vogliamo sapere se la Rai è interessata.

4) Oltre Expo è pensabile, anche alla luce delle nuove tecnologie e dell’internazionalizzazione della comunicazione, un canale Rai permanente da realizzare anche  con la partecipazione diretta di privati (imprenditori locali, università ecc.)?

La partecipazione diretta dei privati nella televisione pubblica è oggetto di un dibattito politico-culturale che dura ormai da decenni. La mia opinione personale è che la Rai debba rimanere pubblica, nel senso migliore di questa parola, cioè del pubblico, dei cittadini, di tutti. Ci vuole forse una Rai migliore per un Paese migliore.

Ritengo che la cosa non solo sia possibile, ma auspicabile. La Lombardia è uno dei quattro motori d’Europa, è una regione che per Pil prodotto, numero di abitanti e performance economiche, è superiore a molti Stati del vecchio continente. Spesso però è sotto rappresentata, soprattutto sulla tv di Stato. Se i vertici dell’azienda lo consentiranno, non sarà certamente un problema trovare altri attori, tanto nel mondo dell’impresa, quanto nel sistema universitario, per far nascere un canale che quotidianamente si occupi della nostra realtà.

Sul prossimo numero di Job, disponibile su www.jobnotizie.it da venerdì 6 dicembre e in distribuzione dal 10 di dicembre, il servizio completo con il commento di Renato Zambelli della segreteria di Cisl Milano metropoli.

05/12/2013
redazione
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