di Danilo Galvagni
Perché un altro sciopero generale? A chi serve? Domande legittime che anche noi della Cisl, che non crediamo che basti scioperare per risolvere i problemi, ci siamo posti prima di decidere insieme a Cgil e Cisl di proclamare le 4 ore di astensione dal lavoro che avrà al suo culmine nella manifestazione di domani proprio qui a Milano. Ma quando si supera il limite, e nel caso della legge di stabilità si è superato abbondantemente, un segnale forte va dato: alla politica e soprattutto alla gente. Perché questa protesta non riguarda solo i lavoratori dipendenti e i pensionati, ma tutti i cittadini che pagano direttamente e pesantemente le conseguenze di una crisi infinita. I problemi seno sempre gli stessi: un fisco rapace e iniquo (una ricerca del nostro Caf ha rilevato che in cinque anni le tasse si sono mangiate mediamente 1.040 euro a famiglia in solo cinque anni. Pazzesco); una macchina pubblica in cui si perpetuano sprechi e privilegi e che non si vuole cambiare scaricando sui lavoratori errori e responsabilità che non sono loro; in generale una ripresa che non riesce a decollare, incerta e impalpabile e che comunque non produrrà nuovi posti di lavoro con la disoccupazione che è arrivata alla quota record del 12,%. Conseguenza di questo stato di cose è che le famiglie non ce la fanno ad arrivare a fine mese, crollano i consumi e chiudono i negozi. La risposta non possono essere 14 euro in più in busta paga grazie alla ‘rivoluzione’ del cuneo fiscale di cui il presidente del Consiglio si va vantando in giro.
Letta a nome del Governo ha scelto di non seguire la strada maestra di un accordo con le parti sociali (sindacati e imprenditori) prima di varare la ‘manovra’, la stessa scelta fatta Giuliano Pisapia per quanto riguarda il bilancio comunale con il risultato, anche a livello locale, che ci saranno più tasse e più tasse per i redditi bassi a cui si aggiungono gli aumenti tariffari, senza che ci siano stati interventi decisivi sulla riorganizzazione della macchina municipale, abusando come le altre amministrazioni le società partecipate utilizzate come bancomat senza preoccuparsi di progetti di tutela e incremento dei servizi e quindi con un aumento dell’occupazione . Soprattutto non c’è un’idea della città che si vuole costruire, non ci sono priorità su dove investire le poche risorse che ci sono. La giunta e quindi Pisapia, dopo due anni di governo, non possono addossare tutte le responsabilità, che pure ci sono, alla riduzione dei trasferimenti statali.
Questi sono fra i principali motivi per cui lo sciopero generale nazionale contro la legge di stabilità si salda con il dissenso profondo che abbiamo più volte espresso sul bilancio comunale. Ci aspettiamo che la nostra protesta si trasformi in un confronto sulle proposte che accompagnano lo sciopero e che caratterizzano la nostra manifestazione.