PRESENTATO IL PAVILLION PER IL 2015
Gli americani sbarcano a Expo, e lo fanno in grande

Padiglione avveniristico e un food truck che tira 46 milioni di dollari che si spera arriveranno dalle aziende in mostra. Tutto pronto per la corsa all’Esposizione da parte degli USA.

L’obiettivo primario è quello di essere presenti a una manifestazione globale come Expo 2015 e convincere tutti di essere ambasciatori di un’alimentazione sana, rispettosa dell’ambiente e tecnologicamente senza uguali. Ce la faranno gli americani a raccontarci la loro diversità nell’evento di Milano? A giudicare dallo spiegamento di forze impiegato questa mattina alla presentazione della loro adesione a Expo, sì. Il tema è il cibo per tutti e il rendering del salone americano sull’area dell’esposizione mostra un immenso granaio dalla struttura leggera e accogliente, che invita i visitatori a intraprendere un viaggio nel mondo della sostenibilità alimentare. James Biber, l’architetto che lo ha presentato ha detto che è «aperto perché vuole accogliere e ci sarà perfino un’esposizione dei prodotti tipici locali di tutti i 50 stati americani. Vogliamo portare le varietà agricole, comprese quelle del giardino della Casa Bianca e far vedere a tutti cosa nasce dalla nostra terra, con piantagioni poste nel roof garden del nostro sito». Il concept del Padiglione degli Stati Uniti d’America che la cordata “Friends of the U.S. Pavilion” ha elaborato per Expo Milano 2015 si lega al progetto American Food 2.0: Sustainable, Innovative, Healthful, Entrepreneurial and Delicious ( Cibo Americano 2.0: sostenibile, innovativo, salutare, imprenditoriale e delizioso ). L’impegno viene da ancora più in alto. È stato lo stesso presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama, lo scorso 17 ottobre, ad annunciare al premier Enrico Letta il nome della cordata di soggetti che svilupperà il progetto e gestirà il Padiglione Americano durante i sei mesi dell’Esposizione Universale di Milano.

Diversità e responsabilità sono i pilastri su cui poggerà la presenza degli Stati Uniti. Elementi che saranno valorizzati sia nelle dotazioni tecnologiche del padiglione sia attraverso eventi, convegni e appuntamenti che animeranno lo spazio espositivo. Alla base l’idea che il cibo sia un linguaggio universale e che il futuro dell’alimentazione dipenda dalla capacità politica, diplomatica, sociale e tecnologica di risolvere in modo creativo i problemi legati alla nutrizione a livello mondiale.

SOSTENITORI – A parte la nutrita schiera di esponenti americane donne (che non può che far piacere ma anche sottolineare la differenza di quote rosa tra noi e gli amici a stelle e strisce), l’incontro si è svolto senza sbavature, anche se era percepita una certa soddisfazione del Commissario Unico delegato del Governo per Expo Milano2015 Giuseppe Sala per aver incassato una partecipazione e dedizione al progetto così prestigiosa. Non è cosa da poco aver gli Usa da noi e non è scontato un impegno così massiccio, tanto che l’organizzazione che si occupa della partecipazione Usa alla manifestazione milanese conta di accumulare dalle aziende 46 milioni di dollari. È vietato dal governo americano qualsiasi tipo di finanziamento pubblico per questo tipo di partecipazioni. Eppure nel leaflet che veniva distribuito all’incontro c’è un dettagliato commento su cosa le Expo mondiali hanno significato per l’America e il mondo in 163 anni. Vengono definite “Le Olimpiadi dell’economia, scienza, tecnologia e dialogo interculturale”. Ci sarebbe davvero da prendere nota per come gli americani stanno affrontando con entusiasmo il cammino che li porta a Rho.

L’Ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Italia S.E. John R. Phillips ha detto che «l’efficienza e la sostenibilità del cibo sono primarie nella nostra economia. Ci sono molte compagnie americani che hanno interesse in Europa, che è il nostro mercato più vasto. E Milano è tra le città più moderne di questo mercato». Detto da loro fa effetto. E c’è di più. Mentre gli italiani si interrogano ancora sul “volano” che potrà essere la manifestazione, sentite cosa dice il rappresentante di Obama nel nostro paese a chiare lettere: «Incoraggio con forza le compagnie americane che avessero interesse ad aderire al nostro progetto e a interessarsi all’Expo. Ci saranno occasioni importanti per fare emergere la responsabilità, il nostro potere di innovazione nella catena alimentare, nella sicurezza e nell’agricoltura». In gioco c’è anche la Camera di Commercio americana in Italia. Rappresenta 500 corporation italiane e americane che fanno scambi commerciali assidui e le accompagnerà nella corsa all’Expo. Tra i friends degli Usa per l’Expo c’è anche un team di esperte che studierà «la soluzione economica più vantaggiosa per le imprese americane che vogliono mettersi in mostra a Milano».

LA STORIA – James Beard è considerato da una nazione intera (300 milioni di abitanti) come il padre della cucina americana. E qui siamo allo smontaggio dei pregiudizi. Perché oltre alla fondazione dedicata a Beard, a Milano è arrivata anche la numero uno dell’International Culinary Center Dorothy Can Hamilton, che ha detto garbatamente ma con veemenza: «Non siamo solo hamburger e patatine. Abbiamo tante varietà di cibo che non vediamo l’ora di far conoscere. Ed è un onore fare ciò in Italia, un paese che ha tanta storia alle spalle». La Hamilton è particolarmente orgogliosa del fatto che 2 dei 5 chef inseriti nella classifica Time delle persone più influenti del mondo (un debutto di categoria, questo) si sono laureati al centro che rappresenta.

A margine dell’incontro, il vice presidente di “The James Beard Foundation” Mitchell Davis sollecitato da Job ha ammesso di non sapere molto sulla food safety italiana: «Ma certamente questa è una delle colonne della discussione che emergerà da Expo e ci si aspetta che tutti assieme si debba fare dei passi in avanti su questa linea». È toccato invece a Sala rispondere sul tema Ogm, che dagli Stati Uniti potrà essere proposto: «Il punto che qualifica la qualità di Expo, che è una piattaforma aperta, è proprio il confronto delle idee. Qualcuno sarà a favore degli Ogm, qualcuno contro. Il ministro De Girolamo si ripropone di dare una indicazione chiara, occorre prudenza nei confronti degli Ogm. Il segreto dell’Expo è questo, mettere in condizione i partecipanti di valutare, alla fine saranno i visitatori a farsi un’idea precisa».

Per i dettagli fotografici del progetto, clicca FOTO GALLERY

13/11/2013
Christian D'Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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