CONVEGNO ALL'UNIONE DI MILANO
Come il digitale rivoluziona il lavoro

Se n’è parlato oggi all’evento Job Matching, che significa "incontro di domanda e offerta di lavoro", di cui JOB è media partner. Le professioni nuove devono essere capite in primis dagli imprenditori. E anche dai candidati.

Con Job Matching, il convegno “aperto” giunto alla sua terza edizione che si è tenuto oggi a Milano, l'obiettivo finale era sviluppare reali e concrete occasioni di scambio e collaborazione.

E di questo si è parlato e discusso nelle aule della sede di Unione del Commercio in corso Venezia, dove rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni di categoria hanno detto la loro sulle opportunità che la crisi sta portando. Patrocinato dal Ministero dello Sviluppo Economico , Ministero dell'Integrazione e dalla Regione Lombardia.

L’evento, che aveva JOB come media partner, ha avuto un denominatore comune in tutte le discussioni che si sono avvicendate: le grandi opportunità che l’era digitale sta creando non solo nel comparto hi tech, ma anche in tutti i campi di azione del business sia di produzione che di servizi.

NUOVE PROSPETTIVE

«Con la digital age - dice Stefano Saladino, presidente dell’associazione Luoghi di Relazione che ha co-organizzato l’incontro – le aziende si sono trovate di fronte a nuove prospettive e tuttora non sanno come gestire il loro capitale umano. Alcuni pensano che una sola figura possa sbrigare tutte le incombenze relative al web, altri, quelli più strutturati, si sono messi al passo coi tempi e hanno capito che dialogare con il consumatore o cliente è una questione di contenuti, di legami che si devono rinnovare nel tempo». Saladino dice che una campagna stampa con pubblicità su un quotidiano di grosse dimensioni a volte può anche non portare a una performance commisurata all’esborso economico: «Basta misurare gli accessi al sito dell’azienda e si capisce che non sempre una visibilità su carta è di pari passo efficace come un progetto di marketing mirato sui social network. Ecco, i social network hanno aggiunto questo al marketing tradizionale: vanno direttamente a chi è interessato e non ci sono lungaggini come la sottoscrizione a una newsletter o cose simili».

Tutto ciò ha sviluppato delle nuove professioni – e di conseguenza professionalità – di cui si è parlato molto a Job Matching. A partire dall’e-reputation manager, il “guardiano del passaparola”, che vuol dire affidare a una persona la gestione di come le discussioni sui social network si ripercuotono sull’immagine dell’azienda. L’ultimo esempio è quello di Barilla: con un’esposizione mediatica senza precedenti sul web (e negativa), l’azienda è dovuta correre ai ripari proprio partendo dai social network, in seguito a delle affermazioni giudicate discriminatorie del suo presidente.

A organizzare la giornata di dibattito e incontro è stata anche Asseprim, l’associazione di categoria che raggruppa il terziario avanzato, quello delle piccole e medie imprese che forniscono servizi in ambito digitale o finanziario alle grosse imprese. «Anche loro – dice Saladino, che è a capo lui stesso di una piccola agenzia marketing – si stanno rendendo conto che avere un web editor, un content curator o un search engine optimizer significa avere professionalità dedicate che possono curare i contenuti digitali di qualsiasi marchio e fare in modo di trovare nella posizione giusta nei motori di ricerca quello che si fa». Non siamo quindi nella fase di enfasi da hipster. Le opportunità digitali sono già palesi e generano nuove evoluzioni di professioni che magari già esistevano, come il digital PR, che è un ufficio stampa declinato per il web, e il community manager, che è una figura che si occupa del collegamento tra l’azienda e i potenziali clienti che sono interessati alla sua attività e aderiscono alla comunità virtuale. Sulle difficoltà dal punto di vista retributivo per queste nuove figure, però, al convegno nessuno aveva voglia di esprimersi. C’è in definitiva un atteggiamento di sano ottimismo tra gli operatori ma anche di cautela nel lanciarsi in un mondo che inevitabilmente è ancora poco conosciuto e che genera ruoli che vanno pagati con adeguata attenzione. «Si paga il tempo che si dedica alle attività in questi ruoli – dice Saladino – anche se si può risparmiare su strutture e postazioni, non sono professioni a costo zero. La qualità, l’impegno e il tempo profuso per raggiungere gli obiettivi va pagato».

Ci saranno delle criticità anche dalla parte dei candidati, però?

«L’unico rimprovero è proprio agli aspiranti lavoratori in questo settore – conclude Saladino – perché se è vero che con un click si possono inviare centinaia di curricula al giorno, c’è bisogno di più fantasia per essere notati, più intraprendenza. E anche di maggiore furbizia visto che non si possono standardizzare quelle che una volta si chiamavano lettere di presentazione. Inoltre suggerirei ai giovani lavoratori che vogliono farsi notare positivamente, di specializzarsi in qualcosa e di perseguire un obiettivo. Se è vero che la domanda e l’offerta in Italia non sempre si incontrano, la colpa non può essere solo degli imprenditori».

24/10/2013
Christian D'Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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