IL NUOVO WELFARE
Cresce l'esercito dei lavoratori impoveriti

Ne fanno parte quelle persone (e famiglie) che dalla sera alla mattina si trovano in difficoltà. Basta la perdita del posto, oppure l’aumento dell’affitto o del mutuo per mettere in crisi uno stile di vita acquisito da anni. C’è uno Stato sociale tutto da ripensare. Come?

Entrati nel quinto anno della più grande crisi dal dopoguerra (più lunga e devastante anche di quella del ‘29) cittadini, istituzioni ed enti caritatevoli sono a un punto svolta. Cambiano gli utenti, le richieste e i bisogni sono diversi da quelli delle povertà tradizionali. Alla porta dei servizi sociali si presentano e si presenteranno sempre più persone che avevano un lavoro e l’hanno perso, che dalla mattina alla sera hanno visto crollare certezze e si ritrovano spaesati. Anche difronte, come dimostrano tragicamente le cronache, alla necessità di chiedere aiuto. Queste sono le sfide del nuovo welfare, o welfare alternativo, che si fonda su due crude certezze: il livello di benessere come lo avevamo conosciuto finora non tornerà più; le risorse a disposizione degli enti pubblici sono sempre meno.

DATI ALLARMANTI

La sanità più garantita del mondo, quella italiana, è ormai un ricordo. Ne sanno qualcosa quelli di Emergency, uno degli enti no profit più conosciuti per le missioni all’estero che da qualche tempo con il Programma Italia hanno fatto ritorno in patria. Prima a Palermo, poi a Sassari e Marghera vicino Venezia, sono stati aperti dei poliambulatori che forniscono gratuitamente prestazioni sanitarie a chi non ha i soldi per curarsi. Vecchi e giovani, italiani e stranieri, senza distinzioni. Uno scenario,fino a poco tempo fa, sembrava immaginabile, almeno per i cittadini italiani. A Milano il servizio non è ancora approdato ma nei 60 centri di ascolto della diocesi ambrosiana, la Caritas dichiara che in un anno sono stati ascoltate 16.700 persone (la metà solo in città) con il 27% e oltre di richieste di aiuti alimentari, e il 27% di richieste di ascolto e orientamento. È questa la nuova frontiera: ascoltare e indicare soluzioni a chi non ne ha perché è la prima volta che si ritrova in situazioni di indigenza per la perdita del posto di lavoro. Don Roberto Davanzo, il direttore di Caritas ambrosiana dice: «I poveri in città sono meno rispetto alla media nazionale ma sono notevolmente più poveri. Le smart city debbono essere sostenute da smart community, inclusive, capaci di creare percorsi di condivisione della cittadinanza e quindi essere più coese».

AIUTI SPONTANEI

Pochi soldi per assistere i malati fanno anche nascere iniziative spontanee, con il terzo settore che risponde a domande che fino a pochi anni fa erano di competenza di Comuni e Regioni. A Sesto San Giovanni opera due volte al mese l’Alzheimer Café, un luogo di incontro di anziani malati e loro famigliari che funge anche da collante sociale. In 10 anni a Milano sono aumentati di quattro volte i poveri cronici. Secondo il rapporto sulle povertà, nel 2011 il numero di persone che chiedono aiuti per vivere è cresciuto del 6% rispetto al 2008, anno di inizio dell’ultima crisi.

Secondo l’Istat nel 2012 un milione di famiglie non ha reddito da lavoro. A livello territoriale più della metà (51,8%), 495mila, si trova nel Mezzogiorno, seguono il Nord (303mila) e il Centro (157mila). Un milione di posti di lavoro persi nel 2012, una famiglia su sei che vive al di sotto della soglia di povertà, 265 milioni di ore di cassa integrazione nei primi tre mesi del 2013, un reddito medio lordo che non raggiunge neanche i ventimila euro (19.655 euro), 10 milioni di italiani che non pagano un euro di Irpef, 7,4 milioni di pensionati che hanno un reddito inferiore a 1.000 euro di cui il 13,3% ha una pensione meno di 500 euro.

WELFARE INFORMALE

«La proposta di welfare informale – dice un operatore Caritas, che segue corsi di aggiornamento per saper rispondere alle nuove esigenze della popolazione – cresce dal basso. Le famiglie che aderiscono all’associazione Casa di Pollicino, ad esempio, a San Vittore Olona si aiutano a vicenda nella cura quotidiana dei piccoli. Le famiglie solidali del Forlanini sostengono invece l’impegno per i compiti degli scolari nel pomeriggio. A Bresso il progetto Adotta una famiglia ha proposto un fondo di solidarietà destinato e alimentato da famiglie del territorio».

Anche l’utenza dell’Opera di San Francesco, inevitabilmente, ha cambiato natura con l’evoluzione della crisi. Gli italiani che vi si rivolgono sono raddoppiati dal 2000 e nel 2012 sono il 30% in più rispetto a un anno prima. I servizi primari vengono utilizzati da sempre più persone che hanno la tessera di accesso, il 18% in più in un anno. Minori, anziani, malati: il 35% che si rivolge agli sportelli di viale Piave è italiano. All’estero, l’esercito mesto dei cittadini ritrovatisi travolti dalla crisi viene definito “working poors” (lavoratori poveri) proprio perché sempre più spesso si tratta di ex dipendenti con alta qualificazione o semplicemente precari che un lavoro ce l’hanno ma con una retribuzione talmente bassa da non assicurare una vita dignitosa.

«Da noi a questi casi si aggiungono quelli di persone che vivono al di sopra del loro standard – dice il professore Marco Revelli, autore del libro per la Einaudi Poveri, noi – perché hanno subito l’illusione di un’Italia dai consumi facili. Le politiche di ammortizzatori sociali hanno fatto il resto. Negli ultimi due anni la cassa integrazione ha in maggioranza riguardato over 35 che lavoravano per medie e grandi aziende. Tutti i giovani sotto i 30 che avevano iniziato ad allontanarsi dalle famiglie di origine, con la crisi sono rimasti fuori dal mercato e dagli aiuti. Ecco perché la famiglia torna a essere la più grande agenzia di welfare del nostro Paese».

DRASTICI TAGLI

La crisi impoverisce le casse dello Stato in un momento in cui gli over 65 sono il doppio di 20 anni fa (3,5 milioni di persone). L’Istat sintetizza così i tagli: 1,47 miliardi erano i fondi statali per le politiche sociali nel 2010; 300 milioni sono le risorse per il 2013. Tra il 2012 e il 2014 il Comune di Milano stanzierà per il welfare 400 milioni. «I nuovi poveri metropolitani – dice l’assessore Pierfrancesco Majorino - sono 225mila, ora si tratta di intercettare i bisogni del ceto medio che cade in povertà». La difficoltà è proprio far emergere i nuovi bisognosi: la Bce calcola che gli italiani sono agli ultimi posti in Europa per reddito, ma tra i primi per reddito accumulato. I proprietari di casa in Italia sono vicini al 70%, ma tra questi si annidano sacche di grande povertà, mentre prima erano considerati benestanti solo per il fatto di essere proprietari.

RIVOLUZIONE AL RIBASSO

La Regione Lombardia, a fronte di una rivoluzione del sistema sanitario locale, ha deciso di investire su iniziative innovative di welfare aziendale. Con i sindacati e le associazioni di categoria, nella provincia Monza Brianza sta partendo un’intesa che permetterà anche alle piccole aziende che non hanno rappresentanti sindacali di attuare flessibilità di orario, telelavoro, rientri dalla maternità più favorevoli e molte iniziative per il benessere e la salute dei dipendenti. Si cerca di andare in questo senso anche per i dipendenti delle banche, che già ora possono chiedere che il premio di produzione sia tolto dalla busta paga (e quindi detassato) e possa essere speso per sostenere la spesa scolastica dei figli. Anche questo è un modo per sostituirsi alle carenze del pubblico senza provocare aggravi sul potere d’acquisto già ridotto di salari e stipendi.

IL SOCIAL MARKET

A Milano si sperimenta anche il social market con la social card grazie a un finanziamento nazionale di 50 milioni di euro (5,5 solo a Milano). Ognuno ritenuto idoneo agli aiuti (tramite metodo Isee si stima che aderiranno 1.500 famiglie in città) sarà dotato di una tessera «proprio come in tempi di guerra» dice l’assessore Majorino, da usare in mercati appositi dove tutto è superscontato. Il diritto ad avere viveri si lega all’impegno del beneficiario di seguire corsi di reinserimento al lavoro e formazione. L’assessore dice di voler «prendere in carico le situazioni e insieme al sostegno economico fornire maggiore autonomia».

Altre analisi, esperienze e contributi sull'edizione pdf di JOB http://www.jobnotizie.it/giornale/job-aprile-2013/1342

29/04/2013
Christian D Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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