INFORTUNI SUL LAVORO
Perche' il 28 aprile no?

di Cinzia Frascheri

Sono ormai molti gli anni in cui, in coincidenza con il 28 aprile, si commemora a livello mondiale le morti e gli infortuni sul lavoro. Le radici di tale commemorazione le si ritrovano in Canada dove, su iniziativa del movimento sindacale canadese, più di vent’anni fa, venne dedicata

una giornata al ricordo dei lavoratori deceduti o gravemente infortunati a causa del lavoro. A seguito di tale iniziativa, nel 1996, le Nazioni Unite, attraverso una delegazione rappresentativa del movimento sindacale internazionale, promossero di far diventare la giornata del 28 aprile il “giorno internazionale del ricordo delle morti sul lavoro”, adoperandosi che in ogni Paese venisse, negli anni, commemorata tale ricorrenza. Molti sono oggi i Paesi che hanno mantenuto tale appuntamento annuale vivo e carico di significato, convergendo su tale data iniziative diverse volte al ricordo dei tanti decessi che ogni anno accadono per ragioni legate al lavoro. Nel corso degli anni, a livello europeo, sono state tante le attività promosse per caratterizzare, in modo anche tangibile, l’anniversario di tale data. Per questo in molti Paesi vi sono statue, ceppi, targhe che ricordano le morti sul lavoro, così come segni e simboli a ricordo di significative azioni di natura collettiva come luminarie per le vie delle città, marce e manifestazioni di ricordo. In Italia, invece, a differenza di tanti altri Paesi europei, la proposta di considerare il 28 aprile una data simbolica per ricordare le morti sul lavoro, non ha mai trovato alcuna condivisione da parte dei diversi attori della prevenzione nazionale, sia da parte delle istituzioni ed enti locali che dalle parti sociali.

La mancata partecipazione da parte dell’Italia ad un tale commemorazione di carattere internazionale la si deve ricercare nelle ragioni condivise che da sempre sono state alla base dei temi della salute e sicurezza sul lavoro. Nel cammino di crescita che le tutele hanno avuto nel nostro Paese, a partire da quanto rappresentato dall’impianto normativo (riconosciuto a livello europeo, uno dei migliori sul piano delle garanzie e ampiezza delle disposizioni contenute), il fine primo è sempre stato rappresentato dall’affermazione della prevenzione e dal consolidamento di una condizione di miglioramento continuo delle condizioni di lavoro. In tal senso, al di là del lento cammino che negli anni si è dovuto registrare, nel perseguire concretamente tali obiettivi, gli eventi drammatici delle morti sul lavoro (così come degli infortuni gravi) hanno significato da sempre l’immagine di un arresto di questo cammino, di una tappa fallimentare, di una sconfitta da parte di tutti coloro che, a diverso titolo, operano per favorire il consolidamento e la diffusione di adeguate condizioni di lavoro e di tutela. Commemorare le morti sul lavoro, pertanto, in Italia è apparso sempre come un celebrare il fallimento di un’itera nazione, più che un onorare il ricordo di persone che hanno perso la vita a causa del lavoro. L’appuntamento nazionale sui temi della prevenzione, difatti, coincide proprio in Italia con la settimana europea della salute e sicurezza sul lavoro che si celebra nella terza settimana di ottobre, di ogni anno, durante la quale, alla luce del tema lanciato dall’Agenzia europea di Bilbao, vengono ad essere organizzate svariate iniziative di informazione, confronto ed approfondimento.

A coerenza con la linea perseguita dall’Italia, in tema di prevenzione, ridotte sono difatti le comunicazioni che avvengono sul livello istituzionale dei dati relativi alle morti sul lavoro. Esclusa la relaziona annuale dell’Inail, presentata in coincidenza con la pubblicazione del Rapporto annuale, sono quanto mai ridotte, se non scarse, le informazioni che vengono diffuse su tali dati.

Di ancor più minima diffusione, in Italia, sul piano dei dati relativi agli infortuni e morti sul lavoro sono i dati che si riferiscono all’andamento mondiale o, anche solo, europeo del fenomeno. I motivi di tale scarsa informazione sono giustamente racchiusi nella consapevolezza degli analisti che, ad oggi, anche solo sul livello europeo, è molto complicato poter fare un confronto attendibile tra i diversi paesi dell’Unione. Grazie ad un progetto (denominato Esaw) che da molti anni favorisce il confronto e l’armonizzazione tra le modalità di registrazione degli infortuni sul lavoro nei diversi paesi europei, attualmente si possono avere dati di una certa attendibilità riferiti all’anno 2008.

Tralasciando i dati del livello mondiale (sui quali alcuna possibilità di benchmarking è possibile fare), riportando solo un dato di insieme, riferito al numero complessivo delle morti sul lavoro in un anno nel mondo, pari a circa 2,34 milioni di persone e di circa 2,02 milioni di casi di malattie professionali, si può affermare che a livello europeo, le morti sul lavoro registrate sono circa 3.200 persone, mentre gli infortuni sono circa 3.700.000 (riferiti ad almeno 4 gg. di assenza).

26/04/2013
Cinzia Frascheri - responsabile dipartimento salute e sicurezza Cisl nazionale
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