Lo hanno deciso tutti i sindacati esclusa la Cgil che invece partecipa a quello del 29 aprile sui servizi informatici. Non succedeva da 15 anni. Al centro della protesta alcuni provvedimenti sulla riorganizzazione della macchina comunale ma il malessere dei dipendenti riguarda in generale i rapporti con l'amministrazione.
“Questo sindaco, contrariamente ai suoi colleghi delle altre città, in due anni non ha ancora trovato il tempo per convocare i rappresentanti sindacali dei suoi dipendenti. Se questa è considerazione!’”. Nicola De Vita della segreteria Fp (funzione pubblica) della Cisl di Milano metropoli, parte dalla ‘questione di metodo’ per spiegare quello che sta succedendo al Comune di Milano dove sono stati proclamati due giorni di sciopero: il primo 29 prossimo per protestare sullo stato del servizio informatico, quello dove i problemi e il malessere sono maggiori e poi quello generale (il primo da 15 anni) del 13 maggio contro il piano degli incarichi a tempo che l’amministrazione ha appena deciso. Al primo partecipa anche la Cgil mentre il sindacato della Camusso si è sfilato da quello del 13 maggio a cui hanno invece aderito Cisl, Uil, Usb e Csa.
Il malessere fra i dipendenti comunali cova da tempo e che ci siano problemi emerge chiaro dalle critiche all’amministrazione che arrivano anche da parte di chi non aderisce allo sciopero generale. Non adesione motivata dal fatto che comunque è aperto un canale di dialogo con l’amministrazione e che il 6 maggio i sindacati sono stati invitati a un consiglio comunale sul tema. Appuntamento a cui probabilmente non saranno presenti Cisl, Uil e Usb i quali ritengono che la sede appropriata sia solo quella dei tavoli ufficiali “dove si discute prima che le decisioni siano prese”. E la decisione che ha provocato la rabbia dei lavoratori è la riorganizzazione della macchina comunale attraverso l’attribuzione delle funzioni organizzative, incarichi ad personam prima di un anno, ora di due, che comportano anche indennità economiche (dai 9 ai 13 mila euro lordi in più all’anno).
“Quest’anno – spiega De Vita – siamo passati da 420 a 550 incarichi con molti dei precedenti che non sono stati confermati. Visto che i soldi per questa operazione sono presi dal Fondo di produttività collettiva, da una parte c’è un aggravio generale di spesa , dall’altra una perdita di salario per gli esclusi. Anche nel passato le posizioni organizzative giravano ma nessuna rimaneva tagliato fuori. Ci piacerebbe capire quali criteri sono stati usati.” C’è anche chi si spinge più in là e, oltre alla scarsa trasparenza, parla di trasferimenti punitivi nei confronti di chi ha criticato l’amministrazione.
L’assessore alla partita, Chiara Bisconti, si dice meravigliata “in due anni la giunta non ha mai ricevuto segnalazioni di comportamento antisindacali”, dice. Le fa eco sempre De Vita “Se è per questo non ci sono problemi, iniziamo subito”. L’assessore cerca di ridimensionare anche la questione delle “funzioni organizzative” ma su questo i sindacati sono irremovibili : prima ritirate il provvedimento e poi parliamo. Anche perché non c’è solo questa questione: non sono andati giù i tagli al servizio di pulizia, il progetto del vigile di quartiere, il cambio di orari delle educatrici, il personale esterno per i servizi cimiteriali.
Il clima intorno alla giunta Pisapia si fa caldo.