IL CASO
A2A vuole risparmiare, con 700 esuberi

Raddoppiano gli utili per gli azionisti (Comune di Milano e di Brescia in testa), gli errori della dirigenza sono evidenti ma  a pagare dovrebbero essere solo i lavoratori. L'azienda è evasiva e i sindacati non ci stanno: respingono il piano industriale e chiedono un incontro a Pisapia. IL VIDEOSERVIZIO

La società partecipata al 27,5% ciascuno dei comuni di Milano e Brescia A2A si prepara ai licenziamenti. E i sindacati sono sul piede di guerra per contestare parte del piano industriale “che non quadra”.

Acqua, elettricità, ambiente e calore sono i settori in cui opera il colosso delle multiutility della Lombardia, che occupa circa 12mila lavoratori, e che attualmente ha il 90% di indebitamento. Nato dalla fusione tra la milanese Amsa e la bresciana Asm nel non lontano 2008, era stata salutata come una  solida realtà tra i gruppi energetici  italiani. I sindacati denunciano acquisti e consulenze a dir poco “allegre”. La società dice che bisogna risparmiare 70 milioni di euro in 3 anni per migliorare l’efficientamento.  Ma Sandro Grecchi, delegato Femca Cis, l sostiene che il management ha fatto scelte sbagliate ma che i ritorni sono stati positivi: «A2A ha raddoppiato gli utili rispetto agli anni precedenti, con proventi raddoppiati per l’azionariato».

Secondo il piano industriale (piano di riorganizzazione presentato un mese fa) si parla di circa 400 dipendenti nelle reti e distribuzione che potrebbero subire tagli. Non è partita la mobilità ma la cassa integrazione per  gli addetti agli impianti sì.. Hanno chiuso tra gli altri i siti produttivi di Monfalcone, Chivasso e Cassano.

A regime, i lavoratori interessati ai licenziamenti potrebbero arrivare a  700. «Con l’ingresso di Edipower nell’azienda ci sono delle carenze di personale – spiega Grecchi – visto che i pronti interventi che lavorano con turni su 24 ore al giorno stanno andando avanti con la reperibilità del personale. Non si capisce perché non si rivede la politica di sprechi di dirigenze o consulenze al posto di tagliare ancora sui lavoratori».

PRESIDIO – Un presidio di protesta, come deciso nell’assemblea di delegati di Cgil Cisl e Uil ieri mattina, è stato indetto per il 19 aprile davanti alla sede della società di corso di Porta Vittoria 4 a Milano. I sindacati hanno chiesto anche un incontro con il sindaco Giuliano Pisapia.Già a marzo i sindacati avevano mostrato delusione perché a un incontro preparatorio, l’azienda come si legge in una nota, «si presentava senza risposte alle nostre obiezioni, ma con generiche disponibilità ad affrontare separatamente la verifica sugli staff e sulle reti a condizione che si definissero immediatamente l’accordo sulla Cassa Integrazione Ordinaria per i siti di Cassano, Chivasso, Sermide e Turbigo, ribadendo su queste, una non ben precisata “necessità di flessibilità per massimizzare le occasioni di mercato”».Massimo Zuffi, segretario della Femca Cisl Milano dice che «il contributo al risparmio e risanamento dell’azienda è come sempre richiesto ai lavoratori. E la società per il momento sta imitando la posizione di altri interlocutori del campo dell’energia hanno avuto nelle trattative passate». Non c’è chiusura, quindi ma non si evincono precise volontà di conservare i posti di lavoro e utilizzarli in qualche modo. Su un punto le tre confederazioni sindacali sono d’accordo: chiedere di coprire con ammortizzatori tutti i lavoratori cherischaino il  posto di lavoro.

16/04/2013
Christian D Antonio - c.dantonio@jobedi.it
Twitter Facebook