I DATI ALLARMANTI DI MILANO
Crisi del commercio, la Fisascat: serve alzare reddito poveri

Ogni 4 giorni a Milano si chiude un esercizio. La Camera di Commercio lancia l'allarme: muore un pezzo di città. Il segretario del sindacato del terziario Cisl: se si riprendono i consumi si argina la crisi strutturale.

Devono intervenire fattori esogeni per riprendersi da questa crisi infinita. Lo dice Luigino Pezzuolo, segretario Fisascat Cisl Milano, il sindacato che tutela i lavoratori del commercio e affini. E questi fattori sono di non poca importanza: «Anche il sindacato, oltre alla sacrosanta tutela dei livelli occupazionali deve puntare sulla riattivazione del processo di rotazione dell’economia. Chi è in grado di poter modificare la situazione sono le famiglie a basso reddito e saranno loro a risollevare il settore. Se hanno soldi per spendere, li utilizzeranno volentieri. Quella è la strada». Pezzuolo, pur essendo allarmato dalle recenti statistiche (un negozio chiuso a Milano ogni 4 giorni secondo la Camera di Commercio, dice che «la crisi per il settore è iniziata anni fa quando la politica aggressiva delle grandi catene ha portato attorno alla città tante aperture di ipermercati».

SITUAZIONE DIFFICILE - La moria di aziende del settore del commercio (-41 negozi di abbigliamento da dicembre a febbraio scorsi, -12 grandi magazzini) contrariamente al passato non sa assorbendo occupazione espulsa dal settore dell’industria, dice Pezzuolo. «A livello nazionale il commercio in un anno ha prodotto 100mila disuccupati in più. Il problema vero è l’attuale fase di recessione che provoca abbattimento della capacità di spesa pro capite. E sappiamo bene che un pensionato o lavoratore attivo a basso reddito se non ha disponibilità, la prima cosa che fa è contrarre i consumi». Ecco perchè in un anno in media a Milano la spesa alimentare è calata del 4%, del 20% quella nella grande distribuzione.

Colpa del torpore dell’imprenditoria? «Non direi - puntualizza Pezzuolo - c’è fermento grande nel commerciale perché ci sono sempre state a Milano e dintorni centinaia di attività che nascono, chi ha idea di successo va avanti. Il problema vero è che diminuendo la parte da cui si può attingere per le vendite non c'è molto da fare. Poi c'è da considerare che la propensione d'acquisto in Italia è strana: il tecnologico va bene, ma il vestito meno e questo dipende dal fatto che alcuni beni sono status symbol sono diventati col tempo più simbolici di altri».

AFFITTI ALLE STELLE - Secondo la Fisascat l'incidenza del caro immobiliare c'è ma «non vale solo per il commercio, ma su tutte le strutture immobiliari che hanno sopravvalutazione. Dovranno tronare indietro, pena locali dismessi». E di mezzo ne va anche la salute sociale di interi quartieri che, come dice il presidente di Confcommercio di Milano, Carlo Sangalli, stanno morendo. «Una china pericolosa - commenta Pezzuolo - sia sulla base della sicurezza, perchè i negozi di vicinato sono tra gli elementi di sorveglianza, sia dal punto di vista sociale. Sappiamo che i negozi di vicinato sono il punto vendita da cui attinge il pensionato che ha meno possibilità di spostarsi. Se questa comodità viene meno si complica tutto».

09/04/2013
Christian D Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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