PERCHE' LA CISL NON ADERISCE
Uno sciopero che non serve, ai lavoratori e alla Scala

Belleni (Fistel): " Siamo in totale disaccordo con le motivazioni della protesta votata da un'esigua minoranza di dipendenti. Non c'interessa nemmeno  partecipare al minuetto sul nome del nuovo sovrintendente. Programmi chiari e professionalità dei candidati: è solo questo che conta".  

Già nel 2005 c’erano state pressioni e divergenze circa l’opportunità di proclamare agitazioni in concomitanza con il cambio di sovrintendenza. Per il Teatro a La Scala di Milano, uno dei simboli della città e dello stesso Made in Italy nel mondo, la proclamazione di uno  sciopero è ancora una volta motivo di discussione . La Cisl non aderisce alla proclamazione di uno sciopero sulla recita del 7 aprile 2013, «votato da un'esigua minoranza di lavoratori» dice Silvio Belleni (nella foto) , segretario della Fistel Milano, la federazione che associa i lavoratori dell’informazione (carta, stampa, editoria, televisione), dello spettacolo (cinema, audiovisivo, musica, teatro) e delle telecomunicazioni.

Belleni dichiara: «Come rappresentanti dei lavoratori di un'azienda di produzione culturale siamo per principio contrari alla proclamazione di scioperi che penalizzino quello che è il più alto momento di finalizzazione del nostro lavoro: lo spettacolo. Riteniamo lo sciopero un atto autolesionista e controproducente che determina un grave danno economico e di immagine al Teatro, specie in un momento di grande difficoltà come l’attuale. Siamo altresì coscienti che quello di sciopero sia un diritto inalienabile, oltre che uno strumento importante nelle mani dei lavoratori. Proprio per questo riteniamo che l'abuso di questo strumento lo renda sempre meno credibile ed efficace. Le motivazioni di questo sciopero, poi, ci trovano in pieno disaccordo».

LE SCELTE – Sulle scelte del futuro del teatro si dice sempre molto. Ci sono gli auspici dei lavoratori, le pressioni esterne, i colpi di scena. Questa volta, dicono alla Fistel, così come il sindaco di Milano ha avuto modo di dimostrare con le nomine dei vertici delle partecipate, vincerà la meritocrazia. Belleni sottolinea: «Abbiamo la sensazione che si voglia di nuovo trascinare il Teatro in un'avventura come quella del 2005 che risulterebbe pericolosa e fuori dal tempo. Gli attuali assetti del teatro sono quelli scaturiti da quella lunga e logorante vertenza e non è pensabile che ciclicamente il sindacato si assuma l'improprio compito di scegliersi le controparti per poi "sconfessarle" se queste non rispondono alle solite, vecchie logiche consociative».

NIENTE INGERENZE – La Fistel, si legge in una nota, non intende «partecipare al minuetto sui nomi del prossimo sovrintendente, né esercitare pressioni sulla base di quelle convenienze politiche o di lobby che troppo spesso hanno condizionato la vita del teatro. Il sindacato su questa questione deve fare un passo indietro e lasciare a chi è deputato a farlo, sindaco di Milano in testa, il compito di operare una scelta importante per il bene e per il futuro della Fondazione. Noi siamo pronti, come sempre, a confrontarci in piena autonomia sul merito, sui contenuti e sul progetto complessivo . Sulla scelta del nuovo Direttore Musicale crediamo che, in linea con le più importanti istituzioni musicali europee, debba essere tenuto in piena considerazione il pronunciamento dell'Orchestra».

Sui nuovi assetti del Teatro l'invito è ad operare in tempi brevissimi in modo da fare la dovuta chiarezza in merito alla programmazione dei prossimi anni. «Riteniamo preoccupante – conclude il sindacalista - oltre che penalizzante, il mancato raggiungimento del pareggio di bilancio e la relativa decisione di dimezzare il premio di risultato, per questo pensiamo che sia necessario, oggi più che mai, l'attivazione di tutti gli strumenti possibili di partecipazione e di controllo da parte dei lavoratori nella gestione del Teatro. È da troppi anni che chiediamo alla Fondazione di  fornire ai sindacati informazioni sul bilancio, sui costi e sugli appalti, così come prevedono gli accordi vigenti. La mancanza di trasparenza non può che incidere negativamente sul corretto andamento delle relazioni sindacali e sul rapporto fiduciario tra dirigenza e lavoratori».

04/04/2013
Christian D Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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