LO STOP DEI MEZZI
Trasporto pubblico: le buone ragioni di uno sciopero

In ballo non c'è solo il rinnovo del contratto di categoria, scaduto da cinque anni, ma la tenuta di un settore essenziale per tutti i cittadini:il progressivo taglio delle risorse, l'aumento delle tariffe, la qualità  del servizio erogato. E le prospettive per il futuro, con la crisi che colpisce duramente aziende e lavoratori, non sono certo confortanti.

Bloccare, di fatto, per un’intera giornata un servizio essenziale come  quello del trasporto pubblico  non è, per le ripercussioni sull’utenza, una scelta facile nemmeno per chi  ha ragione a protestare. E di ragioni, i lavoratori che oggi (nel rispetto delle fasce di garanzia e con i preavvisi previsti  dalla legge) scioperano,  di ragioni ne hanno  da vendere. Ad iniziare dalla principale: il mancato rinnovo del contratto nazionale  scaduto non l’altro ieri,  ma il 31 dicembre 2007.  E non ci sono solo le questioni strettamente contrattuali ma in generale la politiche sui trasporti e in particolare le incertezze  sulle risorse destinate a un settore che incide sulla vita di tutti i cittadini.

Lo sciopero di oggi , proclamato  da un ampio fonte sindacale (Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl Trasporti, Faisa-Cisal)  arriva  dopo tre rinvii (originariamente proclamato per il 16 novembre, poi spostato al 14 dicembre e, successivamente, all’8 febbraio) decisi  proprio per verificare, con Governo, Regioni e Enti locali il quadro complessivo  del settore e con le associazioni datoriali (pubblico e privato)  l’andamento della trattativa per il rinnovo contrattuale.

Verifiche  che non hanno prodotto i risultati sperati  “Malgrado l’istituzione dall’1 gennaio di un apposito Fondo nazionale dedicato al finanziamento del trasporto locale,  -si legge in un documento dei sindacati - che dovrebbe stabilizzare per il triennio 2013-2015 i trasferimenti statali già previsti nel precedente biennio 2011-2012, rimane tuttora indefinita la destinazione da parte delle Regioni delle risorse finanziarie di propria pertinenza, che rappresentano oltre il 22% del totale (circa 1,4 su poco più di 6,3 miliardi di euro/anno).”

Ma ciò che preoccupa maggiormente è che “ diverse Giunte regionali stanno in questi giorni proponendo ai rispettivi Consigli la drastica riduzione o in qualche caso, addirittura, l’azzeramento di queste indispensabili risorse ulteriori. È quindi concreto il rischio che già a partire dal 2013 non siano previste per il settore neanche le risorse complessive trasferite nel 2011 e nel 2012, per effetto della riduzione delle quali nel corso dell’ultimo biennio è stato ridotto il servizio e sono aumentate le tariffe”.

In sintesi , ad oggi, la situazione è la seguente:

• il rischio di nuovi tagli delle Regioni alle risorse destinate al settore comporta, conseguentemente ed inevitabilmente, ulteriori tagli al servizio, altri aumenti tariffari, l’azzeramento degli investimenti in infrastrutture e parco bus, tutto questo mentre la crisi economica determina nel nostro Paese una forte crescita della domanda di trasporto locale da parte della cittadinanza;

• ad oltre cinque anni dalla scadenza, continua ad essere negato ai lavoratori del Trasporto Pubblico Locale il diritto ad un contratto che per contenuti normativi ed economici e per equilibrio tra contrattazione nazionale e contrattazione aziendale, sia in linea con i rinnovi contrattuali che hanno interessato in questi anni, pur nella pesante crisi economica, altre categorie di lavoratori.

In definitiva, lo sciopero di oggi,  riguarda tutti: i lavoratori  che, legittimamente, reclamano il rinnovo del contratto, i cittadini che, giustamente, reclamano un servizio  di  efficiente  e non potrebbero sopportare , visti i tempi di crisi, nuovi aumenti tariffari. Tutto questo  all’interno di un  quadro generale dove la crisi colpisce pesantemente le aziende del settore,  con le conseguenze a livello occupazionale  e  di riduzione del servizio.

22/03/2013
Twitter Facebook