Reportage da Napoli
La Scampia che non si vede in tv

L'altra faccia del quartiere simbolo della camorra e del degrado sociale. L'esposizione mediatica ha creato nella popolazione smarrimento e di stanchezza. Il problrma però non è locale: riguarda tutta Napoli e anche altre città.

È un momento delicato per Scampia, più che nel passato. L’esposizione mediatica ha creato nella popolazione un senso di stanchezza e di smarrimento, per molti di impotenza, anche perché negli ultimi mesi si sono moltiplicati episodi di violenza, una nuova faida. Ma una cosa è evidente. Non si tratta più di un problema locale. Sembra che intorno alle vicende di un quartiere, simbolo di degrado e stereotipo di territorio violento  in mano alla camorra, si potrebbe rappresentare la vicenda più generale della stessa nostra nazione. I problemi di Scampia sono comuni all’intero Mezzogiorno, per l’endemica carenza di lavoro, per la fuga di giovani in cerca di occupazione, per l’alto livello di criminalità organizzata. L’impianto urbanistico, di storia recente, perché tutto progettato e costruito a partire degli anni settanta, fanno di Scampia un quartiere dormitorio come tante altre periferie delle nostre città. L’esplosione della questione rifiuti, che ha provocato interventi ripetuti ma insufficienti da parte dello stesso governo centrale, non è estranea ad altre città, e non ha investito solamente il quartiere, che d’altronde è stato fra i primi, in tutta Napoli, ad avviare la raccolta differenziata in modo per molti versi esemplare. È il momento di ribaltare l’immagine che “Gomorra” di Saviano ha presentato al grande pubblico. Il merito del giornalista scrittore è stato quello di far conoscere in modo comprensibile una realtà campana ed in particolare di Caserta e di Napoli, tanto comune ai territori siciliani e calabresi, che hanno invaso con  le loro regole di corruzione e di collusione, la politica e la stessa economia del nord, specie del Veneto e della Lombardia. Ma oggi possiamo dire che non è tutto fango, spaccio e violenza  a Scampia e, nonostante delle contraddizioni endemiche, c’è un fiorire di iniziative e soprattutto di esperienze associative che sono invidiate dagli stessi abitanti dei quartieri “bene” di Napoli.

FIORIRE DI INIZIATIVE
La più antica associazione del Gridas, con la sua presenza di “risveglio dal sonno”, è stata seguita da un centro sportivo dell’ARCI che raccoglie nella scuola-calcio centinaia di ragazzi. Poi, un susseguirsi di esperenze, che interessano la formazione al lavoro, il sostegno scolastico, l’animazione giovanile, l’intervento per le tossicodipendenze e per il disagio psichiatrico.  La presenza delle cinque parrocchie si fa sentire, anche se limitata all’ambito della pastorale ordinaria che spetta alla chiesa, ma il contributo di altre comunità religiose e di associazioni di ispirazione laica è forte, privilegiando l’intervento nel carcere, fra i rom che in più di settecento sono ammassati in una baraccopoli, per i giovani che hanno abbandonato la scuola, per i bambini che non hanno riferimenti solidi in famiglia. Un polo artigianale da cinque anni mostra la vivacità di iniziative culturali e formative per il lavoro, come il Centro Hurtado dei gesuiti, la cooperativa “l’uomo e il legno”, la palestra Maddaloni. La scommessa è grande, per colmare un vuoto culturale che l’abbondante presenza delle scuole solo in parte riesce a sanare, per prospettare un futuro lavorativo che, nel, nel panorama drammatico del Mezzogiorno, vede Scampia in percentuale ancora più grave  di non occupazione giovanile. Per noi gesuiti l’aver sperimentato una cooperativa di produzione, insieme al progetto di formazione più ampio del Centro Hurtado, è una sfida importante e veder lavorare delle giovani donne nella piccola sartoria, dei giovani esperti nella legatoria, presto degli elettricisti e dei pizzaioli, dà una soddisfazione che non è solo dettata da una ispirazione evangelica, ma ha la presunzione di sperimentare una volontà politica, altrimenti assente nel territorio.Anche questo è Scampia e se ne accorgono i tanti giovani (più di duecento nel 2012) che vengono al Centro Hurtado per vedere, animare, immergersi nel sociale, capire e scegliere un percorso di legalità e di sviluppo.

12/02/2013
Fabrizio Valleti - info@jobedi.it
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