Legge Fornero
Editoria, precari sotto sfratto

Nel milanese, dove operano le Aziende Editoriali Italiane più importanti, l’utilizzo di atipici è molto diffuso. Secondo la nuova legge molti di questi contratti non possono essere rinnovati alle stesse condizioni. Un mondo composto da donne e giovani.

"La presente legge dispone misure e interventi intesi a realizzare un mercato del lavoro inclusivo e dinamico, in grado di contribuire alla creazione di occupazione, in quantità e qualità, alla crescita sociale ed economica e alla riduzione permanente del tasso di disoccupazione, in particolare: a) favorendo l’instaurazione di rapporti di lavoro più stabili e ribadendo il rilievo prioritario del lavoro subordinato a tempo indeterminato, cosiddetto “ contratto dominante” quale forma comune di rapporto di lavoro; (…) e contrastando usi elusivi di obblighi  contributivi e fiscali degli istituti contrattuali esistenti"
Estratto del testo della riforma del lavoro Fornero approvata con la legge del 28 giugno 2012 n. 92


Tutte le formule precarie

Nel milanese dove operano le più importanti Aziende Editoriali Italiane, l’utilizzo di lavoratori con contratti atipici è diffusissimo. In queste Aziende si calcola che tra il 20% e il 30%  della popolazione che ci lavora molto spesso stabilmente anche da decenni siano contratti di somministrazione, contratti a termine, rapporti di collaborazione a progetto e p.iva con punte nel settore delle redazioni dei libri scolastici cha vanno oltre il 70% e nel multimediale oltre il 90 per cento. Secondo la nuova legge molti di questi contratti non possono più essere rinnovati alle stesse condizioni e si presume che una parte di essi potrebbero non essere in regola nemmeno con le leggi precedenti. Una situazione, che nel silenzio generale, è già stata denunciata dal sindacato negli anni precedenti e che l’entrata in vigore di questa nuova legge ha fatto emergere in tutta la sua irregolarità. Sono centinaia i lavoratori che in prossimità delle scadenze dei contratti individuali si sono già rivolti a noi, chiedendo il nostro intervento, non solo per consulenze legali, ma anche e soprattutto per attivare  un confronto che coinvolga le istituzioni locali le Aziende e il Sindacato sul tema del precariato nel settore editoriale e dell’informazione. Alla richiesta di maggiore stabilità avanzata da questo mondo le aziende hanno reagito da un lato sottolineando la crisi di sistema che attanaglia l’intero settore editoriale da almeno un biennio, crisi che accantona anche per il 2013 le speranze di crescita, che le colloca in un diverso scenario competitivo e, con una complessa e incerta sfida tecnologica davanti, le obbliga a porsi l’obiettivo di una diminuzione dei costi complessivi colpendo inevitabilmente per prima la parte meno tutelata del mondo del lavoro, cioè i lavoratori precari. Dall’altro le Aziende editoriali sanno bene che i libri, i giornali, l’informazione e la cultura si fanno ormai da decenni anche con questi collaboratori, che nelle redazioni sono la maggioranza dei lavoratori e sono diventati negli anni parte integrante e funzionale nell’organizzazione del lavoro.


Tremila i precari nel milanese, il 60% donne

Ciò nonostante, pur dichiarando la necessità e talvolta la volontà di continuare ad avvalersi di questi lavoratori, non sembrano disposte a far emergere questo mondo includendolo nel confine occupazionale oggetto dei confronti sindacali. Un mondo composto per circa il 60% da donne e per oltre i due terzi da giovani. In questo modo la nuova legge nata con il nobile intento di creare più stabilità occupazionale, più lavoratori con il contratto prevalente, se non produrrà anche più contrattazione aziendale, finirà per aumentare la precarizzazione e stavolta a piangere saranno i lavoratori. Nell’attesa che il settore editoriale ritrovi una sua dimensione e fisionomia, e con la consapevolezza che nell’attuale crisi il sindacato debba mettere in campo tutta la sua capacità e creatività contrattuale di cui è capace va confermata  l’indisponibilità alla perpetuazione di una situazione irregolare, coscienti al contempo che esiste un modo di adeguare l’assetto dei rapporti di collaborazione a quanto richiesto dalla nuova legge senza che questo causi rilevanti aumenti nei costi aziendali e governi democraticamente l’emergenza sociale che ne potrebbe scaturire. La contrattazione collettiva oggi dispone di tutta una serie di strumenti anche in deroga al contratto nazionale e alla legge per attivare un confronto tra le parti che svolto ai livelli competenti (territoriali e nazionali) miri ad includere nel tempo questi lavoratori e garantisca alle aziende tutti gli elementi di flessibilità organizzativa e numerica necessari. Questo modo di procedere è possibile.  Gli accordi siglati a livello nazionale a Sky, Telelombardia e nel settore del marketing operativo dovrebbero diventare un modello da seguire per l’intero settore.

06/02/2013
Natale Trentin - Fistel Cisl Milano - info@jobedi.it
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