RICERCA ISFOL
Lavorare in Italia: piace ma toglie tempo

Se si è nelle fasce "a rischio" si valuta meglio il proprio impiego. Che però non si riesce a conciliare bene con gli altri impegni della vita. Da quanto dicono i lavoratori, qui non è il posto per far carriera.

Il lavoro piace di più quando si rischia di perderlo. Questo è quanto emerge tra l’altro dai risultati della ricerca dell’istituto Isfol, in collaborazione con Eurofound, la fondazione della Commissione che si occupa della rilevazione delle condizioni di lavoro dei cittadini europei. Che ha messo in evidenza anche che, secondo i dati raccolti sul 2010, gli italiani lavorano fino a 45 ore a settimana, hanno poco tempo per il resto (almeno così dichiarano) e, se sono giovani, hanno preoccupazione di perdere il posto.

ITALIANS DO IT BETTER – Come valutazione di noi stessi nessuno ci batte. Dalla ricerca si evince che gli occupati italiani si sentono motivati soprattutto perché ritengono di far bene il proprio lavoro. Questo indicatore risulta infatti avere in Italia un’incidenza superiore a quella del resto d’Europa (87% per l’Italia e 83,5% per l’Ue-27). Al contrario la motivazione sul lavoro non sembra caratterizzare molti occupati (16,1% dei lavoratori italiani rispetto al 15,9% della media Ue).

Ma per quanto riguarda il benessere in generale sul posto di lavoro, la musica cambia. Si può dire che noi in Italia valutiamo meglio quello che abbiamo quando rischiamo di perderlo. I segmenti della popolazione con più bassa probabilità di trovare lavoro, donne e giovani, manifestano più elevate quote di soddisfazione. Per il resto delle fasce demografiche, non c’è né attaccamento al posto né estrema passione in quello che si fa. La declinazione della soddisfazione per diversi aspetti che caratterizzano il lavoro mostra elevate differenze tra i vari ambiti: i compiti e le mansioni svolte (94,3%), il clima dei rapporti nel lavoro (93%), il grado di autonomia (92,1%), la salute e la sicurezza (91,9%), gli orari di lavoro (84,9%), i carichi di lavoro (83,2%) e la stabilità occupazionale (80,7%). Si discostano nettamente da questo quadro estremamente positivo la soddisfazione per le prospettive di miglioramento di carriera (58%) e la soddisfazione per la retribuzione o il reddito da lavoro autonomo (54,2%).

In generale, tra tutti i lavoratori “campionati”, il 20% si ritiene molto soddisfatto, il 67,8% si dichiara abbastanza soddisfatto, mentre l’11% esprime poca soddisfazione e l’1,7% totale insoddisfazione. Un’elevata soddisfazione in un periodo di crisi occupazionale non deve stupire, dal momento che una delle preoccupazioni attualmente più rilevanti è connessa alle difficoltà di trovare un lavoro.

FAMIGLIA E LAVORO - Gli occupati italiani risentono di maggiori difficoltà nel conciliare vita lavorativa e impegni extra lavorativi rispetto alla media UE-27 e, allo stesso tempo, sia nel nostro paese che nella media europea, la componente maschile dell’occupazione percepisce maggiori difficoltà rispetto alle donne nel trovare un equilibrio tra impegni lavorativi e vita privata. Un lavoratore maschio su 4 in Italia ammette di non “riuscire a conciliare” lavoro e vita ecxtra, mentre la media Ue si aggira intorno al 20%.

29/01/2013
Christian D Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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