NELl'EX AREA FALCK
La città della salute finalmente in definizione

Ci sono i problemi degli istituti cittadini da un lato, e dall'altro le opposizioni di chi non ha facilitato il processo di "trasloco" nel sito che raggrupperà le attività mediche alle porte di Milano. Una ricostruzione ragionata di quello che è stato e che verrà.

Dopo le travagliate vicende degli ultimi mesi che hanno visto lo scioglimento del Consorzio, la rinuncia al sito di Vialba ed infine la scelta di realizzare la struttura a Sesto San Giovanni, nell'area delle ex acciaierie Falck, parlare del progetto della Città della Salute e della Ricerca non è facile. Il rischio principale è quello di concentrarsi su questi aspetti, che tutti abbiamo ben presenti in quanto di attualità, e di perdere invece di vista il dato principale, da cui è partita tutta l'operazione, ossia la criticità della situazione attuale.

DUE PUNTI CHIAVE - E' infatti ben noto che i due ospedali coinvolti, l'Istituto Nazionale  dei Tumori e l'Istituto Neurologico Besta, nelle loro attuali sedi di Lambrate-Città Studi, sono sistemati in edifici in larga parte obsoleti e inadeguati agli odierni standard e che per di più, proprio per la loro concezione superata, presentano caratteristiche strutturali tali che ne rendono la messa a norma tecnicamente non fattibile. La situazione è particolarmente grave al Besta, dove in diversi reparti si sfiora la fatiscenza. Ed è proprio partendo da questo stato di fatto, che non è di oggi, e dalla conseguente necessità di realizzare una nuova sede, che si è cominciato, a partire dalla metà dello scorso decennio, a ragionare sul dove. L'ipotesi di Vialba, nella periferia nord-ovest di Milano, al confine con il Comune di Baranzate, che aveva tra l'altro portato a pensare di includere nel progetto l'adiacente Ospedale Sacco, era stata proposta nel periodo 2008-2009, quando i costi per la messa in sicurezza dell'area dal punto di vista idrogeologico (vasche di laminazione del torrente Pudiga) e per i collegamenti logistici (peduncolo della metropolitana, da realizzarsi nell'ambito dei lavori di Expo 2015, raccordi stradali e autostradali) apparivano sostenibili. Le cose sono poi andate come tutti sappiamo, e quando l'aggravarsi della situazione delle finanze pubbliche ha imposto un ridimensionamento del progetto la collocazione a Vialba ha dovuto essere abbandonata. Si è così  arrivati, dopo la valutazione da parte della Regione, promotrice e principale finanziatrice del progetto, dell'ipotesi alternativa della ex piazza d'armi della caserma Perrucchetti, nella zona ovest di Milano, alla decisione di realizzare l'opera a Sesto San Giovanni, all'interno dell'area delle ex acciaierie Falck.

A questo punto la vicenda della Città della Salute viene a intrecciarsi con quella, quasi ventennale, del recupero di questa vasta zona industriale dismessa. Ricostruirla anche solo sommariamente porterebbe troppo lontano: ci limitiamo perciò a fare un accenno alla situazione odierna. L'area è di proprietà della Sesto Immobiliare Spa, che fa capo all'immobiliarista milanese Davide Bizzi, noto anche per essere stato il primo italiano ad aver realizzato un grattacielo sulla Quinta Strada di New York, a poca distanza dall'Empire State Building. Nel maggio del 2012, quindi prima che venisse fatta la scelta di collocare la Città della Salute nell'area ex Falck, la Sesto Immobiliare ha sottoscritto, con Regione Lombardia e Comune di Sesto un accordo di programma per la riqualificazione dell'area, basato su un progetto redatto dall'architetto Renzo Piano. Successivamente lo stesso Piano ha modificato questo suo lavoro, denominato Piano Integrato di Intervento, in modo da tenere conto dell'inserimento della Città della Salute. A questo punto è pure utile ricordare che, ad oggi, per tutti i ragionamenti inerenti la Città della Salute, ci si sta basando su di un progetto di massima (studio di fattibilità, in linguaggio tecnico) redatto a suo tempo dal Consorzio per l'area di Vialba e oggi riutilizzato per Sesto San Giovanni.

RICOSTRUZIONE - Come si può immaginare, l'accordo di programma sopra richiamato è parecchio complesso. Tuttavia, al fine di comprendere le dinamiche che porteranno alla realizzazione della Città della Salute, è sufficiente aver presente che, in linea di massima, l'intesa prevede che Sesto Immobiliare, in cambio della concessione di una certa capacità edificatoria, ossia del permesso di costruire una certa cubatura, a destinazione residenziale e commerciale, si impegna a cedere al Comune di Sesto  una parte della superficie di sua proprietà, che verrà destinata a fini di pubblica utilità (verde pubblico, viabilità, servizi pubblici come scuole, asili, attrezzature sportive ecc.) e a realizzare una serie di opere necessarie alla riqualificazione dell'area (una nuova stazione ferroviaria, opere viabilistiche, interventi su edifici esistenti giudicati di interesse storico-documentale ecc.). Lo stesso ragionamento andrà a valere per la Città della Salute, nel senso che l'area destinata alla realizzazione dell'opera e i lavori preliminari di bonifica, a carico di Sesto Immobiliare, rientreranno nello scambio complessivo sopra delineato, che ha avuto una prima formalizzazione con la sottoscrizione di un accordo tra Sesto Immobiliare e Comune di Sesto lo scorso 17 dicembre, mentre per il vero e proprio accordo di programma bisognerà attendere la prossima primavera, in quanto verrà sottoscritto dalla nuova Giunta, formata dal Consiglio Regionale che verrà eletto a febbraio.

Come si può notare anche da questa sommaria ricostruzione, le vicende che hanno portato all'attuale stato di cose non sono state sempre lineari. Proprio per questo motivo abbiamo ritenuto utile spenderci sopra due parole, in modo da dare, per quanto possibile, un quadro di riferimento che permetta di meglio comprendere il futuro evolversi della situazione, a partire dal già citato accordo di programma, che sarà importante anche per poter valutare le potenziali criticità insite nel progetto, come ad esempio il fatto che l'opera di bonifica dell'area sia affidata ad un privato o gli stessi tempi di realizzazione, sulla carta previsti in circa sei anni, con l'ultimazione dell'opera per la fine del 2017 e l'effettivo trasloco dei due ospedali nel secondo semestre del 2018.

Una criticità di tipo diverso è poi costituita dalle resistenze che il progetto si trova ad affrontare  soprattutto da parte di chi, anche approfittando delle difficoltà via via intervenute, ha i questi anni insistentemente sostenuto che dietro la Città della Salute in realtà vi siano inconfessabili appetiti speculativi sui terreni attualmente occupati dall'Istituto dei Tumori e del Besta. Senza voler entrare nel merito di queste argomentazioni, e limitandoci a ricordare come una delle condizioni fondamentali affinché il progetto fosse condiviso dalle Organizzazioni Sindacali Confederali è sempre stato il mantenimento della vocazione sanitaria delle aree attuali, ci limitiamo a notare la stranezza di tutto ciò. E' sorprendente trovare dei conservatori, intesi come difensori dello status quo , tra le fila di chi della conservazione, intesa in senso politico, si è sempre proclamato fiero avversario.

07/01/2013
Giovanni Provasi - Ust Cisl - giovanni.provasi@cisl.it
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