Film lombardo, i profughi verso l'Italia
DIVERSI PUNTI DI VISTA: uno scafista e un emigrato marocchino

Il dietro le quinte di un emigrato marocchino. Il tragitto di Abdel Rahim costretto a percorrere l'Europa. L'opinione dell'attore Paolo Sala

Una fotografia della realtà discriminatoria vissuta dai profughi. Col susseguirsi delle culture ed epoche storiche cambia soggetto ma non modo: il 6 dicembre, la prima de La Sabbia nelle Tasche prodotto dall'azienda lissonese GPG Film al cinema Excelsior di Lissone.

Il film è la storia di un uomo proveniente dal Marocco di nome Abdel Rahim, marito e padre, che, tramite flashback, racconta il viaggio che egli ha dovuto affrontare,  da emigrato e clandestino, per crearsi un futuro in Italia. E’ trattenuto al commissariato di Genova, accusato di furto in un centro commerciale della città e qui inizia la sua vicenda. Ma chi è nella realtà Abdel Rahim? Uno dei tanti clandestini sbarcati in Italia, un piccolo delinquente come indicano i presunti testimoni del furto o una persona onesta incastrata dai pregiudizi e dietro la quale si nasconde qualcos'altro? La Sabbia nelle Tasche tratta una vicenda di miseria e dolore, narra, in un incessante incalzare di avvenimenti, il lungo cammino attraverso un'Europa che se a tratti lo respinge, talvolta anche lo aiuta.Il film ripercorre le avventure che il protagonista ha affrontato, dalle spiagge del Marocco all'Italia e osserva attraverso i suoi occhi il progressivo svanire delle vecchie speranze e l’incalzarsi di nuove, la difficile lotta per la sopravvivenza fino alle lusinghe del denaro facile, il rifiuto di queste ed il grande abbraccio con il fratello; con l’epica conclusione.

Intervista a Paolo Sala, attore per passione (nella realtà è proprietario di un bar)

1) Quale é il suo personaggio/ruolo?

Il mio compito consiste nel trasportare i marocchini clandestini dalle coste del Marocco alle coste della Spagna.

2) La parte le è stata offerta o si è presentato ai provini spontaneamente?

Avevo partecipato come comparsa al precedente film della medesima casa di produzione, Voglio essere Profumo, così mi hanno offerto di partecipare ai provini; l'ho fatto e mi hanno scelto. Ho deciso di provarci non per scopi economici, in quanto tutto il ricavato è destinato in beneficenza.

3) Si è immedesimato nel ruolo da lei recitato?

Sì, non è stato difficile. Trovo che le parti da cattivo siano più facili perché devi sempre essere solo incazzato; inoltre la persona che dovevo buttare in acqua era un amico e la confidenza con lui mi è stata di aiuto.

4) Da questa esperienza si aspettava qualcosa di particolare?

No, non mi aspettavo niente. Sono, però, rimasto triste e scioccato quando, durante la preparazione delle riprese delle scene in cui avrei dovuto buttare in acqua i profughi (comparse marocchine) ho scoperto che loro lo avevano già fatto. Nella realtà.

5) A seguito di ciò, quale messaggio vorrebbe trasmettere?

Vorrei dire che tutti dovrebbero immedesimarsi davvero nelle persone che hanno di fronte perché nessuno può sapere cosa c'è alle spalle di un determinato comportamento. Credo che adesso ci sia solo indifferenza, prendiamo ad esempio tragiche situazioni trattate dai telegiornali che scorrono sotto gli occhi della maggior parte della gente come fossero film. Una persona indifferente ha finito di provare emozioni perché non sarà mai spronata a fare nulla per aiutare gli altri e così le sue soddisfazioni saranno esigue.

6) Una esperienza da rifare?

Sì, certamente. Il gruppo era molto affiatato, l'esperienza è stata bellissima e, anche se alcune scene non erano divertenti da girare, l'idea che stavamo facendo qualcosa per uno scopo altro da sé quale beneficenza, ci dava la bellezza dell'andare avanti.

20/12/2012
Beatrice Tognetto - Liceo Scienze Sociali Erasmo da Rotterdam (Sesto San Giovanni)
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