Vivien Leige, commissaria della Commissione europea, ha promulgato una proposta di Direttiva per rompere il famoso "soffitto di cristallo", anche nella rappresentanza femminile in politica.
Può una democrazia dirsi forte e compiuta se non riesce a rappresentare tutte le voci, i cambiamenti e miglioramenti che avvengono nella società? No.
Ed è proprio sul tema della rappresentanza femminile nell’agone politico che lo scorso 14 novembre la Commissione europea tramite la commissaria Vivien Leige, ha promulgato una proposta di Direttiva per rompere il famoso soffitto di cristallo, che non riconosce i talenti delle donne e impedisce la presenza delle donne ai vertici delle principali imprese europee. La proposta europea dispone di inserire nei consigli di amministrazione delle grandi aziende il 40% di presenza femminile.
GLI ELEMENTI PRINCIPALI DELLA PROPOSTA
1. Entro il 2020, nelle aziende private, ed entro il 2018 nelle aziende pubbliche, la presenza di donne nei consigli di amministrazione deve raggiungere il 40 per cento.
2. E’ compito degli Stati membri decidere le sanzioni, che devono essere “importanti”.
3. Si prevede “maggiore flessibilità” per le aziende private, per i posti di amministratore esecutivo.
4. Criteri di selezione; qualifiche di merito e qualità professionali.
5. Campo di applicazione: saranno escluse dall’obbligo del 40%, le aziende con meno di 250 dipendenti, e quelle non quotate in borsa.
6. Entro il 2028: tutte le imprese, pubbliche o private, devono aver raggiunto l’obiettivo.
La proposta di direttiva ha preso come best practice la legge 120/201, (Mosca-Golfo) dando un forte contributo per la sua approvazione. Infatti, la direttiva ha sollevato un fortissimo dibattito da parte delle rappresentanti dei Paesi nordici le quali hanno acceso un grosso e approfondito dibattito contro le quote rosa, perché in quei Paesi le lotte per la presenza delle donne nei consigli di amministrazione sono iniziate negli anni 90 e pertanto a loro non servono più. Ed anche noi speriamo che un giorno non ci serviranno più.
In Italia, l’11 dicembre scorso è stata pubblicata sulla gazzetta ufficiale legge del 23/11/1012 n. 215 che modifica della legge elettorale, introducendo nelle liste elettorali il vincolo della rappresentanza di genere di almeno un terzo e si applicherà ai comuni con più di 5000 abitanti. Le preferenze devono essere una ad un uomo e una ad una donna. Se le preferenze sono dello stesso sesso, la seconda preferenza viene annullata. Questa norma è già applicata in Sicilia e ha dato buoni risultati. Inoltre la legge prevede la parità anche nella comunicazione politica e nei concorsi pubblici.
La Regione Lombardia come ultimo atto della legislatura ha approvato la legge n.17 del 31 ottobre 2012 per l’elezione del consiglio regionale e del presidente del consiglio dove all’art. Il comma 11 dice “le liste provinciali plurinominali, pena l’esclusione, sono composte seguendo l’ordine dell’alternanza di genere". Purtroppo non è passata la doppia preferenza e pertanto bisogna, quando andiamo a votare, scegliere le donne.
Le politiche si cambiano quando le donne hanno più spazio nella politica, ma sarà necessario che le donne imparano a fare più rete fra di loro, avere più coesione per andare verso il riconoscimento dei loro talenti ed essere elette, perché il gap di genere è ancora molto alto. L’auspicio è quello che nelle prossime scadenze elettorali le donne elette, siano tante, e possano davvero cambiare la politica nel nostro Paese.