PARLA GIUSEPPE DE RITA (CENSIS)
«Tagliate e vivrete meglio»

Il presidente dell'istituto di ricerca economico e sociale dice che il riposizionamento è già avvenuto: le famiglie scelgono dove e come consumare facendo rinunce oculate.

L’anno della crisi dei consumi sarà ricordato anche come l’anno in cui il “riposizionamento” della propensione al consumo e delle abitudini di famiglie e imprese è definitivamente avvenuto. Ne è convinto il presidente del Censis Giuseppe De Rita mentre ci commenta i risultati della consueta ricerca sui comportamenti della società italiana.

Cosa cambia nel 2012 rispetto al passato?

La lotta per resistere alla crisi, sia da parte dei consumatori che delle imprese, non è improntata solo al recupero di quello che si è perso, del potere d’acquisto. Si poggia anche sul convincimento che non ci sarà un ritorno al consumo come lo intendevamo prima.

Come si comportano gli italiani?

Lentamente la famiglia rivede consumi, investimenti, decisioni sulla formazione dei figli, tant’è che c’è un ritorno alla formazione professionale a discapito delle iscrizioni alle università che non rendono nulla. Anche l’impresa si riposiziona su meccanismi di competizione esterna, prevedendo di diventare competitiva non solo sui costi ma anche sulle proposte. Le innovazioni industriali a favore della difesa della qualità della vita premiano.

C’è un aspetto della nuova austerity che è stato sopravvalutato?

Sull’Imu, che è una tassa che pesa, si sono favoleggiate vendite di case in massa che non ci sono state. Ma è vero che ormai i consumi sono tutti improntati al low cost.

Come influisce l’idea di risparmio sulle nostre abitudini quotidiane?

Il nostro rapporto, ad esclusione delle passioni tecnologiche, evidenzia che tutte le abitudini di consumo e di vita sono figlie delle nuove esigenze. Si va di più in bici nelle grandi città perché costa meno, è più pratico e magari ci aiuta a inquinare meno che non guasta. Il rapporto con la mobilità è cambiato: ci si organizza la vita in modo da accorciare le distanze tra casa e lavoro e magari rinunciare alla seconda casa. Sono meccanismi silenziosi che si fanno largo, non sono esplosivi.

Sono delle rinunce che creano malumori?

Tuttaltro. La famiglia riscopre il potere decisionale e l’arbitraggio dei consumi. Ci si sente padroni dei propri soldi e si rinuncia all’abbigliamento superfluo, che ormai non è più un simbolo di benessere, e si opta per uno stile più casual e attento. In alcuni casi questi “ripensamenti” portano a una vita anche più coesa e di socializzazione, come nei piccoli comuni dove si riscopre la qualità del tempo a discapito della corsa agli acquisti. Ma nelle periferie metropolitane siamo ancora lontani da questo cambiamento, perché non ci sono luoghi di aggregazione.

10/12/2012
Christian D Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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