RAPPORTO CARITAS
Caritas, i poveri aumentati di 4 volte in 10 anni

Il lavoro è il problema principale per oltre il 60% di chi si rivolge all'assistenza. Don Davanzo: «Sul territorio nuove forme di welfare. Valorizziamole per costruire le smart community di domani»

Se il welfare non supplisce alle nuove drammatiche esigenze sociali, ci pensa la rete della solidarietà legata alla Chiesa. E la povertà è smepre pià una condizione diffusa della società attuale se, come dice il rapporto Caritas sul tema presentato oggi, chi scivola nella povertà, ci rimane più a lungo. Continua a crescere il numero di persone che bussano alle porte della Caritas. Nel 2011 gli utenti sono aumentati del 6% rispetto al 2008, primo anno della crisi. In particolare, ad aumentare in modo più significativo sono i poveri cronici, coloro cioè che si rivolgono per almeno due anni consecutivi alla rete di assistenza della Caritas. Costoro crescono di quasi quattro volte in dieci anni. Significativo anche l’aumento in termini percentuali sul totale del campione: i vecchi assistiti rappresentavano circa il 16% del totale degli utenti nel 2002, costituiscono circa 40% di chi ha chiesto aiuto nel 2011.

I numeri sono sempre alti, da quando nel 2010 il numero di vecchi assistiti è aumentato in un anno di circa il 20%, a fronte di un numero totale di utenti stabile.

LAVORO - Il lavoro è il problema principale per il 62% degli utenti che si sono rivolti nel 2011 ai centri di ascolto e ai servizi Caritas. Tuttavia, il lavoro di per sé non è sufficiente a mettere al riparo dalla povertà. Tra chi ha bisogno di occupazione, infatti,  vi sono anche persone che, pur essendo  occupate, non lavorano abbastanza;  persone in cerca di una seconda occupazione perché pur lavorando, non guadagnano a sufficienza. Infine vi è chi lavora, ma in condizioni di irregolarità, ed è  quindi nell’impossibilità di vedere riconosciuti i propri  diritti. A dichiarare di avere bisogno di lavoro sono gli stranieri comunitari (il 74,2%) e regolari (67,9%). Seguono  gli irregolari (58,2%) e gli italiani (46,7%).

Il secondo bisogno più rilevante è il reddito. Esso riguarda quasi la metà degli utenti (47,8%). In questo caso è rilevato soprattutto tra gli italiani (54,5%), seguono  gli extracomunitari in possesso di regolare permesso di soggiorno (46,9%). Mentre dunque l’assenza di un lavoro è la principale causa di povertà per gli stranieri, per gli italiani è l’assenza di un reddito adeguato a determinare condizione di bisogno.

«A causa della crisi ci troviamo di fronte ad aumento dei bisogni e ad una drastica riduzione di risorse. Dentro questa tenaglia stanno per essere stritolati i diritti di cittadinanza di una consistente fascia di popolazione», ha commentato il direttore di Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo .

«Ci rincuora però vedere che sul territorio, dentro le nostre comunità stanno già nascendo proposte di aiuto e sostegno incentrate sulla gratuità e la solidarietà – ha continuato -. L’ente pubblico che sappiamo in questi momenti è a corto di risorse, deve solamente sostenere il buon risveglio di coscienze che c’è dal basso. Il welfare dal basso è quello che promuoviamo in questi tempi, che è già molto attivo ed è molto apprezzato. La capacità di ascolto che si sviluppa all’interno di parrocchie, associazioni di cittadini spontanee è una grande risorsa. Le smart city di cui tanto si parla in questi ultimi anni dovrebbero tener conto proprio di questa forza».

Parlando della situazione di Milano, don Davanzo ha poi detto: «I piani di zona che avevano suscitato tanto entusiasmo alla loro costituzione nel 2000 sono stati poi progressivamente abbandonati. Sono poco valorizzati e le esperienze di volontariato dal basso ci hanno convinto che c’è bisogno di una maggiore metodica e rigore per organizzarle al meglioǧ. Parlando della collaborazione con l’attuale giunta di Palazzo Marino, il portavoce della Caritas Ambrosiana ha giudicato «positiva l’esperienza di un anno con la politica ma chiediamo scientifica capacità di ascolto».

20/11/2012
Christian D Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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