MULTINAZIONALI
Coca Cola manda a casa 300 persone

Il gruppo americano ha annunciato 300 esuberi, la maggior parte (209) nel milanese già pesantemente colpito da precedenti ristrutturazioni. Calo dei clienti e costo del lavoro le motivazioni. De Falco (Fai): Vogliono lasciare l'Italia.Il vdeo del presidio.

Il 12 novembre, in Assolombarda di Milano, il Gruppo Coca Cola ha annunciato al coordinamento nazionale di Fai-Flai-Uila (i sindacati di categoria di Cgil-Cisl e Uil) un piano di riorganizzazione. Come succede in questi casi, alla parola “riorganizzazione” seguono i licenziamenti: sono 350 su tutto il territorio italiano, e tra questi non sono esclusi i dipendenti della famosa multinazionale nella sede di Buccinasco, alle porte di Milano.

Le ragioni comunicate dal management della Coca Cola sono chiare: i risultati di profitto non sono in linea con quanto comunicato agli azionisti e quindi l’azienda deve rivedere i conti. Conti che non sono poi messi tanto male, come ci ha confermato Gennaro De Falco che per la Fai Cisl Milano sta seguendo la trattativa: «Già negli scorsi anni la forza vendite di Milano è stata falcidiata. Coca Cola Hbc Italia fa parte della struttura che la multinazionale americana ha nel sud Europa. E con progressivi tagli e il potenziamento della sede di Sofia, in Italia siamo a rischio. Ci sono 5 stabilimenti in totale da noi dove si fa la produzione: Marcianise in Campania, Gaglianico in Piemonte, Nogara in Veneto, Oricola in Abruzzo. E poi c’è Buccinasco dove ha sede il commerciale, il teleselling e la logistica del gruppo. È successo che sui volumi nel 2012 in Italia il marchio ha perso il 2% e il 3% rispetto al business plan». Poco, se si considera l’anno di crisi e il prestigio universale del gigante del beverage mondiale, ma tanto da far temere uno strappo con gli investitori. «Gli azionisti non sarebbero contenti dei risultati e l’azienda dichiara una perdita di profitto per il 2012 del 15% - dice ancora De Falco – nonostante nel 2011 dagli stabilimenti italiani siano usciti ben 1830 milioni di litri di bevande. L’Italia è uno die mercati più floridi d’Europa per Coca Cola ma deve fronteggiare un’ennesima emorragia di posti».

GOOD MORNING? – L’attuale allarme è per 350 esuberi che arrivano con il recente processo di riorganizzazione. A  cui si sommano i circa 300 dipendenti del servizio di assistenza tecnica che verranno esternalizzati. Nell’area milanese le ricadute sono significative: nel sito di Buccinasco le aree del commerciale e del teleselling saranno interessate da una parte dei 209 esuberi dichiarati a livello nazionale nel settore commerciale, motivati dall’abbandono di molte zone commerciali e dalla riduzione dei clienti. Pesante è anche la ricaduta sulla sede direzionale e sulle funzioni di staff dove gli esuberi sono 60. Negli ultimi tre anni la sede milanese è già stata colpita da riduzioni di personale sempre per effetto del processo di centralizzazione di funzioni amministrative presso la sede di Sofia, dove – dichiara la società – il costo del lavoro è molto più basso che in Italia. «Continuano a ritenere il mercato italiano e le sedi in Italia strategiche – dice De Falco – ma noi sospettiamo che sotto la riorganizzazione ci sia una volontà precisa di andare dove il lavoro costa meno e i profitti aumentano. C’è un aspetto finanziario dietro questa vicenda, dove i dirigenti italiani dicono di non poter ritrattare i numeri con i loro investitori. Ma sappiamo che tra il management e gli investitori Coca Cola ci sono rapporti che potrebbero evitare una situazione pesante dal punto di vista occupazionale. Perdere patrimonio di professionalità in Italia è davvero inaccettabile. In Bulgaria hanno già spostato l’ufficio contabilità fornitori, note spese e parzialmente l’ufficio cesputi e tesoreria. Temiamo che il disinvestimento in Italia possa continuare».

QUALI PROPOSTE - Ci sono anche delle proposte concrete da parte di alcuni delegati sindacali che di lavoro e risparmio ne sanno qualcosa. Ogni giorno, ad esempio, le migliaia di dipendenti di Coca Cola Hbc si ritrovano in strutture apposite per il quotidiano Good Morning Meeting, un rito americano importato anche qui che ha un suo costo. In tempi di ristrettezze i lavoratori chiedono, ad esempio, che questo appuntamento abbia frequenza ridotta.

Fai-Flai-Uila giudicano grave che il gruppo dirigente italiano non sia riuscito a valorizzare e preservare la professionalità e la flessibilità dei lavoratori della sede italiana, che in questi anni hanno permesso lo sviluppo del gruppo a livello europeo, gestendo l’integrazione dei paesi dell’Est Europa nel sistema Coca Cola e sostenendo lo sviluppo di questi mercati con i profitti realizzati sul mercato italiano. I sindacati respingono il piano della società e chiedono di incontrare la dirigenza per discutere su come evitare i licenziamenti. Per questo indicono 8 ore di sciopero domani, 22 novembre a livello nazionale. A Milano si terrà un presidio dei lavoratori dalle ore 8.30 alle ore 12 davanti alla sede di viale Monza, 338. «Dobbiamo correggere subito il piano – conclude De Falco – perché l’azienda ha detto nell’incontro ad Assolombarda dove annunciava gli esuberi, di voler chiudere la riorganizzazione entro fine marzo. Chiediamo strumenti alternativi a questo annuncio che in altre trattative hanno funzionato tutelando il mantenimento del posto di lavoro».

il filmato dell presio

http://www.youtube.com/watch?v=a_qWPvDlF-0&feature=plcp

20/11/2012
Christian D Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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