GLI EFFETTI DELLA RIFORMA
Esodato e rovinato

Un esercito di 280mila persone senza stipendio e senza pensione. A parte i soldi regna l'incertezza legislativa. Ecco come si vive aspettando l'assegno di anzianita'.

Stare sulle spine per un diritto che si riteneva acquisito non è facile. E quando questo diritto si chiama pensione, specie nel 2012, l’ansia monta e lo scontento per le nuove regole previdenziali sfocia in rabbia.

Arrabbiati sono i circa 280mila lavoratori che per effetto delle ristrettezze varate dal governo la scorsa estate si sono trovati a dover rivedere i propri calcoli pensionistici quando ormai era troppo tardi, perchè loro il lavoro l’avevano già lasciato. La riforma Fornero ha abrogato la pensione di anzianità in favore della pensione “anticipata” (42 anni e 1 mese di contributi e gli uomini, un anno in meno per le donne), ma soprattutto non ha tutelato tutti coloro che avevano cessato l'attività lavorativa accettando procedure di mobilità, attivando la prosecuzione volontaria, preso incentivi, accordi unici o sindacali con l’azienda prevedendo di andare in pensione con le vecchie regole. La legge ha infatti innalzato la soglia anche per il pensionamento di vecchiaia (62 anni per le donne e 66 per gli uomini nel 2012)  e chi ha siglato esodi o licenziamenti con incentivo si trova con anni scoperti prima di ricevere il primo assegno dall'INPS.

SALVAGUARDATI - «Gli esodati sono all’apice del loro calvario - ci dice Remo Guerrini, responsabile Inas Cisl Milano - perchè il 19 ottobre è scaduto il termine per il monitoraggio fissato dall'INPS per ricadere nelle liste dei salvaguardati per mobilità, versamenti volontari e titolari di prestazione straordinaria. A questi "fortunati" verranno applicate le regole pre-riforma. Fra tali osggetti bisogna però distinguere coloro che hanno ricevuto una comunicazione informativa dall'INPS da coloro che invece non hanno ricevuto nulla e per cui l'intervento del Patronato INAS è stato determinante al fine di far inserire i nominativi nelle liste dei salvaguardati. Coloro che invece hanno un rapporto di lavoro concluso entro il 31 dicembre 2011 per accordi collettivi o individuali, e questa è la condizione più comune, dovranno fare richiesta entro il 21 novembre alla Direzione Territorale del Lavoro competente. Entro quella data, pena decadenza dal diritto, si può richiedere di rientrare nella platea allargata dei salvaguardati».

Impossibile sapere quanti saranno i richiedenti e quanti ne potranno essere presi in considerazione. Oltretutto l’Inps ha contabilizzato altri 8.900 esodati che nel 2013-2014 potrebbero dover essere salvaguardati dalle norme della riforma. Questi si vanno ad aggiungere ai 120mila che hanno già ottenuto il ‘paracadute’ dall’allungamento dell’età pensionabile sancita dal decreto ‘Salva-Italia’.

Le risorse per il nuovo lotto sarebbero di oltre 440 milioni di euro, per i primi invece ci vogliono 5 miliardi e 70 milioni di euro, da spalmare tra il 2013 e il 2019 che arrivano dal fondo Letta, un paniere inizialmente creato dal governo precedente per le aree disagiate.

RIMEDI TARDIVI- Da quando è scoppiata la bolla degli esodati si sono susseguite una serie di iniziative per far fronte alle richieste dei lavoratori di essere inseriti nei salvaguardati. Il parlamentare Pd Cesare Damiano si è fatto promotore di una proposta di legge (per una volta bipartisan) per ampliare il numero di quelli che possono andare in pensione con le vecchie regole. Ma il tutto è stato bocciato dalla Ragioneria di Stato che ha ritenuto la proposta troppo onerosa.

Ora la questione è in agenda per metà novembre. «A complicare la situazione - dice Guerrini - è anche la non certezza sulle tempistiche. La riforma Fornero dice, genericamente, che per rientrare fra i salvaguardati dei 65mila bisognava aver cessato di lavorare entro il 4 dicembre 2011 ed avere almeno un contributo volontario accreditato sempre entro tale data. Ma non dice quanto prima. Quindi in teoria, e nella pratica questo avviene, anche le donne che potevano andare in pensione con i famosi 15 anni di contribuzione al 31 dicembre 1992 che hanno lasciato il lavoro e fatto la volontaria. Lo stesso vale per i requisiti del secondo lotto dei salvaguardati».

La poca chiarezza in questo caso ha generato anche un caso inedito di guerra tra poveri. I siti internet dei maggiori quotidiani nazionali negli ultimi mesi sono stati bombardati da email di protesta di chi ritiene che dietro molti aspiranti salvaguardati si nascondano dei “furbetti” che vogliono beneficiare delle agevolazioni. Molti pensano anche che i dipendenti di alcune categorie che hanno firmato accordi molto vantaggiosi per uscire dal mercato, non debbano essere considerati tra quelli da tutelare.

«Per ora - dicono all’Inas - abbiamo gestito più di 300 domande solo a Milano di potenziali salvaguardati. E questo è coinciso con il taglio a livello nazionale di 60 milioni dei fondi da destinare ai patronati che in questa situazione sono stati i punti di riferimento per molti lavoratori e disoccupati. E' pertanto scontato dire che ci troveremo ad affrontare difficoltà gravi nel gestire queste moli di lavoro straordinarie derivante dalla crescente domanda di tutela espressa da milioni di persone che si rivolgono ai nostri uffici per ottenere le prestazioni previdenziali e assistenziali e consulenza dovute dalla pubblica amministrazione. Ma il 21 novembre la situazione sarà chiusa: la scadenza dei primi 65mila è perentoria e chi non presenterà domanda per essere esaminato dall’Inps non potrà più vantare diritti in futuro».

05/11/2012
Christian D Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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