RICERCA DELLA CATTOLICA/ISTITUTO TOGNOLO
I giovani bocciano la politica. Si salvano Ue e Napolitano

Implacabile il giudizio sulle istituzioni: uno su dieci non ha fiducia in Camera e Senato. Peggio ancora i partiti: il 94% dei ragazzi intervistati non ci crede. Un po' meglio i livelli territoriali come Regione e Comune. La sfiducia cresce tra le categorie sociali più svantaggiate.

Chiamati a dare un voto di tipo scolastico (da 1 a 10) alle istituzioni politiche, i giovani italiani scelgono per una solenne bocciatura. A fare le spese di un voto rivelatore di un distacco e di una estraneità profondissimi sono soprattutto i partiti, respinti senza appello dal 94% degli intervistati, e  le istituzioni che più ne sono espressione, Camera e Senato, che ottengono un voto positivo solo da un giovane su dieci. Molto scarsa è anche la fiducia ottenuta dal Governo con una promozione accordata solo dal 17% degli intervistati, che salgono al 35 % nel caso della Presidenza della Repubblica e al 41 in quello dell'Unione europea, istituzione che ottiene anche la media voto più incoraggiante: 4,57.

Comuni e Regioni si attestano in posizione intermedia tra i partiti e l'Europa con rispettivamente il 29  e il 24% di promozioni. Il quadro che esce dall'indagine è quello di una sfiducia generalizzata, ma con differenze significative tra istituzione e istituzione: questa la sintesi del nuovo capitolo della ricerca "Rapporto Giovani" promossa dall'Istituto Toniolo ( www.rapportogiovani.it ). La ricerca, curata da un gruppo di docenti dell’Università Cattolica e realizzata da Ipsos con il sostegno della Fondazione Cariplo, raccoglie informazioni dettagliate sui valori, i desideri, le aspettative, sui progetti di vita dei giovani e sulla loro realizzazione. L’obiettivo è quello di fornire le basi di una conoscenza solida dei cambiamenti in corso e del loro impatto sulla vita delle persone, utile anche per intervenire con strumenti adeguati per migliorarla. I dati sono stati ottenuti da un ampio campione, rappresentativo su scala italiana, di 7500 giovani tra i 18 e i 29 anni. Fino ad ora la ricerca ha messo in luce i temi della famiglia, del lavoro, dell'istruzione, dell'autonomia. Dai risultati emerge come gli italiani under 30 non siano affatto rassegnati, come invece un certo stereotipo tende a  fare credere. Hanno ben chiari i loro progetti di vita e credono nella passibilità di realizzarli. Sono anche ben consapevoli di vivere in un Paese che non cresce e che offre loro pochi spazi e opportunità. Sanno di poter fare affidamento quasi esclusivamente sulla famiglia di origine in modo ancora più accentuato con l'inasprirsi della crisi. Questo nuovo segmento della ricerca esamina il rapporto con le istituzioni politiche: ai giovani è stato chiesto di esprimere il grado di fiducia nei confronti delle singole istituzioni con un voto da 1 (nessuna fiducia) a 10 (piena fiducia) e dalle tabelle allegate risulta evidente che la bassa media di voti ottenuta da ogni singola istituzione è frutto della grande quantità di "1" e "2" espressi dagli intervistati.

I dati, raccolti nel periodo marzo-settembre di questo anno, sono evidenziati anche per macro aree geografiche, per titolo di studio e per sesso.

Come si vedrà il quadro dei risultati offre la clamorosa evidenza del distacco profondo che i giovani nutrono per le istituzioni, considerate molto lontane e poco in grado di incidere positivamente nel migliorare la loro condizione. A essere solennemente bocciata non è solo la politica, ma la classe dirigente in generale, poco capace di far crescere il Paese, mentre lascia alle nuove generazioni un debito pubblico tra i più elevati al mondo. Tutto questo, in combinazione con il peggioramento del rapporto tra giovani e mercato del lavoro e con l’accentuazione delle difficoltà nel costruire un proprio percorso di vita, produce un senso di sfiducia sempre più profondo e generalizzato. Una sensazione che diventa ancor più stridente a fronte della voglia dei giovani di essere attivi e partecipativi, di avere spazi e opportunità per essere messi in gioco e alla prova, trovandosi invece spesso davanti vincoli e barriere.

ULTIMI I PARTITI

Al livello più basso della scala di fiducia ci sono i partiti. La percentuale di voti positivi è poco superiore al 6% (circa uno su quindici). Un dato particolarmente basso, che può essere imputato a molti motivi: l’incapacità di gestire la crisi che ha minato la credibilità del sistema paese e ha portato al governo dei tecnici, ma pesano anche gli scandali legati ai comportamenti privati, l’eccesso di privilegi stridente con la necessità di austerity imposta dalla recessione, oltre che i continui episodi di abuso dei finanziamenti pubblici. Tutto questo con l’esito di fornire nel complesso il ritratto di una politica interessata più alla difesa del proprio potere che alla promozione del bene comune. Va aggiunto anche un approccio diverso nei confronti della partecipazione politica, che passa sempre meno, nelle nuove generazioni, attraverso l’appartenenza formale a un partito e una maggiore vicinanza invece a movimenti e forme di impegno più fluide, meno gerarchiche e con maggiori possibilità di vedere un riscontro diretto del proprio contributo attivo. Alta è anche la sfiducia inflitta alla Camera dei deputati e al Senato, con voti positivi appena sopra il 10%. Pesano qui in modo negativo i vincoli anagrafici di accesso, pari a 25 anni alla Camera e 40 al Senato, che fanno del Parlamento italiano uno dei meno aperti alla presenza delle nuove generazioni in Europa, ma probabilmente anche il fatto di essere considerato un Parlamento di “nominati”, ovvero eletti con liste bloccate senza la possibilità di indicare le preferenze. Molto scarsa la fiducia, seppur un po’ più alta rispetto ai partiti e al Parlamento, complessivamente assegnata al Governo (che come è noto risulta anagraficamente molto lontano dai giovani), il quale ottiene la promozione solo da 17 giovani su 100. Dal punto di vista della comunicazione, alcune uscite da parte di suoi esponenti sono poi apparse poco in sintonia con la sensibilità delle nuove generazioni e la realtà che vivono quotidianamente. Gli interventi concreti a favore non sono, invece, apparsi così incisivi come ci si aspettava. Ma soprattutto i giovani non si accontentano più di parole e di politiche annunciate, ma, troppo scottati e delusi dai governi passati, vogliono toccare con mano risultati e benefici. Va in ogni caso sottolineato che se i partiti sono bocciati in modo drastico indipendentemente dal titolo di studio dell’intervistato, la fiducia verso il Governo cresce invece con il livello di istruzione. Sale, infatti, a uno voto positivo su cinque tra i laureati, anche se questo dato non muta il senso complessivo di estraneità e insofferenza.

La fiducia cresce in funzione delle prossimità territoriale con i cittadini: la grande maggioranza degli intervistati opta per la bocciatura, ma il numero dei favorevoli sale al 24% nel caso della Regione e al 29% in quello del Comune. Ancor più alti tali valori nelle aree del Paese nella quali la gestione dei servizi verso i cittadini tende ad essere più efficiente. La percentuale di voti positivi per il Comune presenta infatti un forte gradiente territoriale, passando dal 21% del Sud al 40% del Nord  Est. Riescono a resistere un po’ di più alla sfiducia generalizzata verso le istituzioni la Presidenza della Repubblica (35% di consensi) e l’Unione Europea (41%). Nella classifica generale l'istituzione comunitaria risulta la "meno bocciata": un dato che contrasta con il clima di diffuso scetticismo di cui è circondata. Anche in questi casi il legame con il titolo di studio è molto forte. Chi ha istruzione più elevata tende a rendere meno generalizzato lo scadimento della fiducia (come abbiamo visto anche rispetto al Governo) e a discernere maggiormente valore e credibilità delle diverse istituzioni e di chi le rappresenta.Tra chi è laureato la fiducia nella Presidenza della Repubblica arriva a toccare valori sufficienti in quasi la metà dei casi (48%), idem per l’Unione europea (47%). Da notare che verso la politica la sfiducia è maggiore tra le categorie che meno trovano spazio e opportunità, che quindi risultano più critiche rispetto a chi ha guidato sinora il paese. Ad esempio la fiducia è più bassa per le donne (verso i partiti, ma anche verso il Governo nazionale, Regione e Comune) e tra i Neet (ovvero tra i giovani che non studiano e non hanno un lavoro). Tra questi ultimi la percentuale di chi dà un voto positivo ai partiti scende al 5% e al Governo sotto il 15 per cento.

16/10/2012
redazione - info@jobedi.it
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