DOPO LO SCIOPERO DI IERI
Atm. Galvagni (Cisl): Caro sindaco non puoi chiamarti fuori

Il Comune di Milano, in quanto unico azionista di Atm, è parte in causa e non può scaricare sui sindacati, che hanno rispettato le regole stabilite dalla legge, responsabilità che non sono loro. Sulla questione orari si può discutere.

“ Sono stupefatto dalla dichiarazione del sindaco di Milano Giuliano Pisapia sullo sciopero di ieri dei trasporti” – lo ha detto il segretario generale della Cisl di Milano Danilo Galvagni  “l’impressione è che anche lui voglia scaricare le responsabilità dei disagio all’utenza sui sindacati. Non è vero e non è giusto. Come abbiamo detto, da parte nostra, le regole sono state rispettate alla lettera. Se c’è qualcosa che non ha funzionato riguarda l’Atm non chi ci lavora. Soprattutto – prosegue Galvagni- il Sindaco di Milano non può tirarsi indietro: anche lui, in quanto unico  azionistadi Atm, è  parte in causa. I premi di produttività (quando saranno eragoti) ci stanno anche bene saremmo ancora più contenti se si riuscisse a rinnovare un contratto nazionale  scaduto cinque anni fa. Cosa fa Atm, cosa ha fatto il sindaco di Milano per trovare una soluzione?

Bene invece – conclude il segretario della Cisl di Milano – il discorso sugli orari che siamo pronti a considerare partendo dall’armonizzazione fra quelli dei trasporti urbani con quelli extraurbani, treni ecc. Pisapia è giustamente uno dei sostenitori dell’area metropolitana: questa potrebbe essere l’occasione per sperimentare un modo diverso di affrontare i problemi della mobilità del milanese. Ma per favore, caro sindaco, non confondiamo i diritti dei lavoratori conquestioni   di altro tipo”.

LA DICHIARAZIONE DEL SINDACO

- “Quanto accaduto ieri in metropolitana mi ha molto colpito e credo imponga a tutti noi una riflessione a partire dalla convivenza, difficile ma necessaria, tra diritti dei lavoratori e degli utenti. Questo è un tema che riguarda ovviamente non solo Milano. Proprio oggi, infatti, l’Autorità di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici ha aperto un’indagine per verificare se siano state garantite le prestazioni minime indispensabili nel corso della giornata nazionale di sciopero”. Lo ha dichiarato il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia, esprimendo il rammarico dell’Amministrazione per i disagi patiti dai cittadini milanesi. “Ma ciò che è certo – ha aggiunto il Sindaco - è che la fascia di garanzia stabilita in precedenza per la nostra città, dalle 15 alle 18, appare sempre più inadeguata e non rappresentativa delle reali esigenze di mobilità per i lavoratori, pur in una giornata di prevedibili disagi. Da parte nostra, nonostante le grandi difficoltà finanziarie abbiamo scelto di investire molto nella mobilità, anche attraverso Atm, azienda che è fortemente impegnata in un profondo sforzo di rinnovamento e modernizzazione. E non mi riferisco solamente alla fornitura di 30 nuovi treni”. “Voglio ricordare, infatti, che l’Azienda dei trasporti – ha continuato Pisapia - ha destinato nei mesi scorsi un ‘bonus produttività’ ai lavoratori – con importanti risorse investite - quale primo gesto di attenzione e riconoscimento concreto dopo troppo tempo. Ed è proprio in questo solco di dialogo e attenzione che ho già concordato un incontro con le rappresentanze sindacali dopo aver verificato oggi con il presidente Rota la dinamica di quanto accaduto”. “L'impegno a favore del trasporto pubblico – ha concluso il Sindaco – è una scelta strategica, un impegno che vogliamo proseguire con forza nella convinzione che questo contribuisca in modo decisivo alla qualità della vita dei cittadini. L'azienda valuterà i fatti di ieri, causati probabilmente da una pluralità di fattori. E sapremo insieme intervenire per evitare che si ripetano disagi intollerabili“.

QUELLO CHE E' SUCCESSO IERI NON E' COLPA DEL SINDACATO

Con quello che è successo ieri in metropolitana lo sciopero non c'entra niente. Era stato annunciato per tempo, come previsto dalla legge. tutte le regole sono state rispettate, anzi, per far fronte ai disagi provocati dall'emergenza, gli stessi lavorati di Atm  si sono adoperarati per assitere in passeggeri in difficoltà bene oltre le ore 18, quando scattava lo sciopero, e anche oltre l'orario di lavoro previsto. Danilo Galvagni, segretario della Cisl Milano e Giovanni Abimelech, segretario Fit Cisl Lombardia,  smontano le speculazioni di chi vorrebbe addossare sulle spalle del sindacato e sul diritto di sciopero i disagi che ieri si sono verificati, guarda caso, solo nella metropolitana di Milano e non in altre città interssate dalla protesta dei ferrotranvieri che dal 2007 aspettano il rinnovo del contratto di lavoro.

"Lo sciopero di ieri - scivono in un comunicato glie sponenti della Cisl - è stato proclamato e organizzato nel pieno rispetto delle regole  e delle fasce di garanzia. Quello che è accaduto a Milano è un fatto eccezionale. Sappiamo bene che uno sciopero dei trasporti crea disagi ai cittadini, ma, checché ne dicano certi commentatori sui giornali, non abbiamo strumenti alternativi per far valere le nostre ragioni. E' troppo  chiedere il rinnovo di un contratto scaduto da cinque anni?

Tutti - prosguono Galvagni e Abimelech- a cominciare dai politici, se la prendono con il sindacato e con i lavoratori, ma nessuno ha niente da dire aelle alel sssociazioni datoriali pubbliche e private che, in modo irresponsabile, si rifiutano di arrivare a un accordo e,anzi, cavalcano strumentalmente la protesta dei cittadini. A Comune e Atm chiediamo di uscire da Astra, l'associazione nazionale delle imprese di trasporto pubblico, che è la vera responsabile di questa situazione".

IL GARANTE INDAGA - L'Autorità di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali ha avviato un'indagine conoscitiva per verificare se ieri, nel corso dello sciopero nazionale del trasporto pubblico locale, siano state garantite, nelle principali aree metropolitane, le prestazioni minime indispensabili». Lo dichiara Roberto Alesse,Presidente dell'Autorità di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali che fa sapere di aver «scritto ai Prefetti e alle Aziende di trasporto per avere urgenti informazioni su quanto è accaduto». In una nota, Alesse sottolinea che «la legge 146 del 1990 e la regolamentazione di settore sono estremamente chiare e rigorose: due o tre fasce, per un totale di sei ore, da programmarsi, di concerto tra azienda e sindacati, negli orari di maggiore esigenza dell'utenza. Tuttavia, le moltissime segnalazioni giunte all'Autorità indicano, soprattutto nelle grandi città, il mancato rispetto del servizio nelle fasce protette, fatto che, se accertato, obbligherebbe l'Autorità ad applicare le sanzioni pecuniarie previste dalla legge». Secondo il garanmte, «è evidente che quanto successo ieri è del tutto inaccettabile, in termini di civile convivenza. Resta impregiudicata, ovviamente, nel merito, la gravità della situazione in cui versa, da tempo, il settore del trasporto pubblico locale, con un contratto collettivo di lavoro scaduto da più di cinque anni. Al riguardo», conclude Alesse, «abbiamo già offerto, nei mesi scorsi, la disponibilità, come Autorità di garanzia, a proseguire il tavolo di mediazione con tutte le parti del conflitto e siamopronti, insieme al Governo, a discutere, in tempi brevi, i termini di un possibile rinnovo contrattuale». ( Agi )

Delirio in metropolitana, io c'ero. Il racconto  di chi, ieri pomeriggio, è rimasto bloccato in Porta Venezia

Cosa rende civile una nazione? Se lo sono chiesti in molti ieri a Milano quando l’incubo dell’anarchia e del caos selvaggio sembrava concretizzarsi tra le banchine della metropolitana. Il tutto per un malore di un passeggero che, coincidenza mai più nefasta, ha mandato in tilt il trasporto pubblico di un’intera metropoli in prossimità dell’inizio dello sciopero dalle 18 in poi.

I FATTI – Già al mattino si è avuta un’idea di cosa potesse scatenare un’adesione massiccia alla protesta, più che legittima, per il rinnovo di un contratto fermo al 2007. Sarà stato il clima di ripresa frenetica che si respira in città   (si è saputo poi che la causa è stato un guasta e l'insufficiente comunicazione fra chi gestisce le diverse linee del metro') ma scene simili si sono raramente viste prima (o altrove): passeggeri in lotta per un posto, corse frenetiche per prendere l’ultima corsa (8.45 anti-meridiane, l’incubo di ogni pendolare). E poi l’esagerazione: spintoni, malori, corpi che venivano schiacciati dalle saracinesche, perché quando inizia lo sciopero l’ansia è superiore alla chiusura di un supermercato (con tanto di annunci in filodiffusione).

INCUBO MODERNO – Un clima da girone infernale che ha accompagnato gran parte della giornata dei lavoratori milanesi, anche nelle fasce cosiddette “protette”. Di mezzi, anche in superficie se ne sono visti pochi tra le 3 e le 6 del pomeriggio. E se qualcosa si muoveva, inspiegabilmente cambiava rotta e capolinea senza spiegazioni. “Lo sciopero è un diritto”, gridavano i pochi macchinisti che  avevano il coraggio di affrontare i passeggeri sempre più attoniti. Di taxi, intanto, se ne vedevano tanti e di tassisti sorridenti ancora di più. Erano gli unici. Chi, fiducioso della promessa dell’amministrazione in carica (“Usate i mezzi, è più comodo e veloce”) aveva deciso di non approfittare nemmeno dell’abolizione temporanea di Area C, è rimasto decisamente fregato.

E la situazione è andata peggiorando in prossimità dell’arrivo della seconda fascia di sciopero, quella che scattava alle 18. Intorno alle 17 tutta la linea 1 è stata messa in ginocchio da un malore di un passeggero nella stazione di Porta Venezia. Il fatto è che in pochi ci credevano e agli annunci (vaghi e imprecisi) che venivano dati a motori (e luci!) spente, prima sussurri, poi risate, poi proteste. Fin troppo civili, c’è da dire, visto che per un’ora e un quarto migliaia di persone sono rimaste di fatto “ostaggio” della linea 1, la mitica rossa che collega il nord della città con le stazioni più centrali. Nessuno sapeva se il povero passeggero stesse sopravvivendo a un plausibile pronto intervento in stazione. Visto che si trattava di un’urgenza, le parole di una signora “ostaggio” a San Babila suonavano particolarmente appropriate: «Non lo staranno mica operando in banchina?».

Il sarcasmo meneghino non mancava. Ma la stanchezza e l’insofferenza montava tra chi aveva preso permessi al lavoro per rientrare nella fascia protetta dell’impeccabile trasporto pubblico urbano. In mancanza di spiegazioni, alcuni addetti Atm hanno consigliato molti utenti di prendere mezzi di superfice che “sarebbero andati ai rispettivi capolinea”. Abbiamo provato di persona, non era affatto così. Ormai la fascia non protetta era scoccata e i macchinisti incrociavano le braccia. La sensazione era che nessuno si fosse fatto carico del disagio che in un’ora di punta in una situazione così particolare riguardava migliaia di persone.

RISVOLTI – Si è sentito e visto di tutto. La sventura unisce, e i passeggeri si sono coalizzati per riuscire a scoprire come fare ad arrivare a casa. Da chi raccontava del viaggio di nozze del figlio in Giappone “dove tutto funziona” a chi si lamentava dell’aumento del biglietto e del peggioramento del servizio. Mai una parola fuori luogo nei confronti delle ragioni della protesta. Effetto della crisi, il lavoro altrui lo si rispetta ancora di più. Come quando al culmine del caos a Porta Venezia, una signora in preda alla disperazione si è subito ricomposta quando ha visto arrivare il fotografo dell’Ansa. «Prego scenda qui, il passeggero in barella è sulla scala destra». La città dell’informazione va avanti anche con questo.

All’alba delle 19.40 i primi annunci in metropolitana rassicuravano i passeggeri che i treni fermi avrebbero (non si sapeva quando) riportato tutti ai rispettivi capolinea.  Sui giornali dell'indomani mattina la ridda di accuse, commenti e proposte di ogni tipo. Un delirio proprio come ieri sera in metrò.

03/10/2012
Christian D Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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