DENUNCIA DI CISL, SICET E SINDACATO INQUILINI
Case popolari. Canoni su misura dei 'ricchi'

La Regione blocca l'aumento degli affitti agli inquilini più abbienti ancora a equo canone. Tutti gli altri devono continuare a pagare. 3100 i privilegiati, 57mila i 'fessi' che pagano. E  il Palazzo Marino sta a guardare.

Tre righe per sancire all’unanimità  una vera e propria ingiustizia nei confronti di gran parte degli inquilini delle case popolari del Comune di Milano.  E’ successo in Consiglio regionale dove, maggioranza e opposizione,  hanno approvato un emendamento alla legge 27 del 2007 che rimodulava i canoni degli alloggi popolari.

L’ ingiustizia sta  nel fatto che, questa leggina su misura fortemente sollecita dal centro sinistra e dal Comune di Milano, blocca l’aumento degli affitti  per gli inquilini più ricchi (dai 70 ai 150mila euro di reddito, poco più di 250 euro di canone per 100 metri quadrati) penalizzando di contro i più poveri che grazie all’applicazione della legge regionale anche a Milano, in ritardo di 4 anni rispetto al resto della Lombardia, avrebbero beneficiato della riduzione del canone.  In termini numerici i privilegiati sono circa 3mila mentre i ‘fessi’ che non sono stati toccati dal privilegio sono 57mila.

Un pasticciaccio,  che ha come protagonisti i partiti al governo del Comune  e della Regione, denunciato in una conferenza stampa questa mattina dai sindacati degli inquilini Sicet, dall’Unione inquilini e dalla Cisl di Milano.

“Una brutta operazione di ingiustizia sociale fondata su convenienze politiche ed elettorali. Un uso distorto e particolare della politica di cui qualcuno, di maggioranza e opposizione, dovrebbe semplicemente vergognarsi.” Sostengono  Cisl, Sicet, Unione inquilini. La conseguenza pratica è che già con il bollettino di luglio gli inquilini che avrebbero dovuto usufruire della riduzione ritornano al vecchio canone, mentre per i ‘ricchi’ si potrà parlare di adeguamento del canone solo alla scadenza del contratto (per la maggior parte dei casi tra il 2015 e il 2016).

“Tutto ha avuto inizio – osserva Maria Grazia Bove, segretaria della Cisl di Milano – nel maggio scorso, quando il Comune, come previsto dalle norme e sia pure con oltre 4 anni di ritardo, ha tentato di applicare anche a questa parte del suo patrimonio gli adeguamenti all’affitto, cui nel frattempo erano stati sottoposti tutti gli altri inquilini delle case popolari della città e del territorio regionale. Apriti cielo, qualcuno si è messo di traverso”. Delle 60mila famiglie che vivono negli alloggi popolari di Milano, 57mila hanno già avuto questi aumenti fin dal 2008.
“E’ inaccettabile – aggiunge Leo  Spinelli, segretario del Sicet -, perché con questa nuova legge si realizza una palese e illogica disparità di trattamento tra inquilini, a discapito di quelli con i redditi più bassi. Chi ha sostenuto questa scelta dovrebbe vergognarsi. Ma non è solo un, pur gravissimo, problema di giustizia sociale, è anche una questione economica. Il Comune di Milano, secondo i nostri calcoli, in termini di minori entrate perderà circa 6,7 milioni di euro all’anno. Poi quando chiediamo fondi per qualche intervento, ci dicono che le casse sono vuote…”.
Gli alloggi interessati dal provvedimento sono distribuiti in tutta la città: da via Fiamma a via Bottoni, da via Mazzolari a via Giuffrè-Villani a via Rizzoli.

Fatta la frittata si tratta, ora,  di trovare un rimedio “Per gli inquilini che sono stati penalizzati dal provvedimento regionale – prosegue Spinelli- faremo ricorso. In generale chiediamo la sospensione della legge 27 e la ridefinizione dei tetti massimi di reddito per gli aventi diritto all’equo canone partendo dai redditi più bassi e una riforma che introduca finalmente canoni sostenibili per tutti. E poi, se nelle case popolari ci sono troppi ‘ricchi’, è arrivato il tempo di rivedere i meccanismi e soprattutto l’effettiva applicazione della decadenza per chi e’ venuto meno il diritto dando la precedenza a chi veramente ha bisogno di una casa”.

LE TAPPE, I NUMERI E I PROTAGONISTI DELLA VICENDA

(il documento presentato da Sicet, Unione inquilini e Cisl)

Gli alloggi interessati dal provvedimento regionale sono quelli realizzati con i finanziamenti delle leggi speciali (L. 25/80 - L. 94/82 – L. 118/85 – L. 899/86) costruiti negli anni ’80 per far fronte prioritariamente all’emergenza sfratti per i nuclei familiari con redditi superiori all’allora limite di accesso all’edilizia pubblica, ai quali viene stipulato un contratto ad equo canone.

Questi alloggi sono sparsi su tutto il territorio regionale, soprattutto nei Capoluoghi.

Nel 1986 la Legge Regionale n°10 stabilisce la possibilità di accedere al “canone sociale” in vigore in quel momento (di molto inferiore all’equo canone) per i nuclei familiari assegnatari di questi alloggi che nel frattempo abbiano modificato in peggio la loro condizione economica e rientrino nel limite di reddito per l’assegnazione .

A Milano sono n°4.262 gli alloggi delle Leggi Speciali tutti di proprietà comunale - inseriti amministrativamente nel 4° e 5° lotto – e dal 2009 in gestione con convenzione all’Aler .

Le case popolari di proprietà comunale sono complessivamente n°28.294 comprese quelle delle leggi speciali.

LA L.R. 27/2007 E I NUOVI AFFITTI NELLE CASE POPOLARI

Alla fine del 2007 viene approvata la Legge Regionale n°27 che, nonostante la forte opposizione sindacale, aumenta drasticamente gli affitti in tutte le circa 175.000 case popolari della Regione.

Anche gli alloggi delle Leggi Speciali , ancora con contratto ad equo canone, rientrano nell’ambito di applicazione di questa legge e vengono equiparati , ai fini della determinazione dell’affitto, agli altri alloggi pubblici.

All’inizio dell’anno 2008 decorre l’ applicazione della nuova legge sugli affitti su tutto il territorio regionale . Le Aler e i Comuni applicano nei mesi successivi i nuovi canoni e, sebbene le trattative sindacali riducano un poco gli effetti, per gli assegnatari lombardi gli aumenti sono pesanti e , in molti casi, insostenibili .

Con un ritardo di circa un anno anche il Comune di Milano applica i nuovi affitti , ma a causa di grossi problemi legati alla gestione del proprio patrimonio (in quel momento il patrimonio era diviso tra 3 distinti Gestori privati) restano esclusi i 7.962 assegnatari del 4° e 5° lotto di cui 4.262 rimangono a equo canone e i rimanenti 3.700 restano con il canone sociale della precedente normativa (L.R. 91/83).

In buona sostanza per tutti questi assegnatari l’affitto resta invariato .

Nel frattempo nella Città di Milano i nuovi affitti vengono applicati agli altri circa 20.000 inquilini comunali e ai circa 32.000 inquilini dell’Aler .

A settembre del 2009 il Comune di Milano affida all’Aler la gestione del proprio patrimonio abitativo.

CHE COSA E’ SUCCESSO A MAGGIO DI QUEST’ANNO

Dopo alterne vicende legate anche al difficile passaggio di consegne tra i Gestori privati e Aler, viene concluso il primo censimento anagrafico e reddituale di tutti gli inquilini del 4° e 5° lotto e agli inizi di maggio di quest’anno, cioè dopo più di 4 anni dalla normale decorrenza, il Comune inizia ad applicare i nuovi affitti previsti dalla L.R. 27/2007 ( nel frattempo diventata L.R. 27/2009 perché inserita nel T.U. delle Leggi Regionali in materia di Edilizia residenziale Pubblica).

Si tratta degli stessi canoni che da oltre 4 anni stanno pagando gli altri 52.000 inquilini delle case popolari di Milano.

L’Aler, per conto del Comune di Milano, invia i nuovi bollettini con l’affitto ricalcolato ai primi 1.053 inquilini del 4° e 5° lotto ancora a equo canone . Non passa nemmeno un giorno che si apre il finimondo .

Escono articoli sui giornali, ispirati da qualche Consigliere comunale , sugli “insostenibili” aumenti degli affitti richiesti dal Comune di Milano e qualche Consigliere regionale presenta un’interrogazione all’Assessore Regionale affinché intervenga immediatamente a sanare tale ingiustizia.

L’Assessore Comunale alla Casa , colto di sorpresa da tanto inaspettato clamore, prima tenta una timida e balbettante difesa del proprio operato poi, pressato dalla sua stessa maggioranza, sospende l’invio dei bollettini agli altri inquilini a equo canone e si attiva per cercare di risolvere il problema visto che all’interno della Giunta si apre una vistosa soaccatura.

L’Assessore Regionale alla Casa dichiara subito che è giusto applicare la L.R. 27/09 anche al patrimonio a equo canone, perché così dice la legge regionale e perché, altrimenti, si creerebbe una palese disparità di trattamento tra inquilini pubblici.

Dopo qualche giorno , forse per la assidua frequentazione dei Consiglieri di opposizione, forse perché non vuole lasciare agli altri la difesa del “ceto medio” o forse perché è sollecitato e non gli sembra vero di togliere dall’imbarazzo (del tutto fuori luogo) la Giunta milanese, anche lui ci ripensa.

Sollecitato da una interrogazione in Consiglio Regionale l’Assessore scrive una lettera al Comune di Milano dando una sua “ interpretazione” della norma che, però, è talmente surreale che risulta di difficile applicazione . E infatti il Comune di Milano non riesce ad applicarla anche perché si aprirebbe un problema non di poco conto: la possibilità di un danno erariale .

Nel frattempo nei caseggiati interessati appare una lettera/volantino a firma del Capogruppo PD in Comune che rivendica a se e al Sindaco il grande risultato di “essere riusciti a bloccare i vari aumenti sui bollettini degli affitti…in quanto non regolari”.

Ma le cose sono un po’ meno semplici di come vengono raccontate e ci si accorge che non basta una lettera dell’Assessore per potere disapplicare una legge regionale.

E allora questi paladini della giustizia sociale si pongono il problema di cambiarla.

L’INGIUSTIZIA SI TRAVESTE DA GIUSTIZIA

E’ così arriviamo al mese di luglio, quando in sede di discussione della legge regionale sull’assestamento di bilancio appare un emendamento “risolutivo ” del problema, presentato dall’Assessore Zambetti , ma certamente condiviso e sollecitato anche da qualche Consigliere di opposizione.

Viene aggiunto un comma 1bis all’art. 37 della L.R. 27/2009 che sposta i termini della applicazione dei nuovi affitti “successivamente alla comunicazione di scadenza del contratto” per tutti gli inquilini titolari di un contratto ad equo canone.

Inutile dire che, nel silenzio generale, l’emendamento viene votato all’unanimità dal Consiglio Regionale, con grande soddisfazione di tutti, anche di qualche Consigliere comunale.

In questo concitato frangente che vede diversi attori istituzionali, di diversa collocazione politica ergersi paladini di giustizia sociale e grandi esegeti delle norme, ci si dimentica di dire pubblicamente alcune cose:

  • gli inquilini attualmente a equo canone che con l’applicazione della L.R. 27/09 hanno gli aumenti più alti, sono quelli che hanno una buona condizione reddituale o patrimoniale, cioè redditi elevati e/o immobili in proprietà ;
  • degli inquilini attualmente ad equo canone sono circa il 25% quelli con redditi bassi che avrebbero una riduzione dell’affitto e non un aumento;
  • i nuovi affitti da applicare agli inquilini ancora ad equo canone sono gli stessi che stanno pagando da oltre 4 anni tutti gli altri inquilini delle case popolari con redditi generalmente più bassi;
  • a parità di alloggio pubblico paga di più un inquilino con reddito basso con contratto a canone sociale di un inquilino con reddito alto con contratto a equo canone.

Nessuno ha speso e spende tutt’ora una parola per gli altri 3.700 inquilini del 4° 5° lotto (quelli più poveri) che passano di colpo dal vecchio canone sociale a quello nuovo della L.R. 27/2009 senza graduazione , con incrementi elevatissimi e che dovranno pagare anche gli arretrati di oltre 4 anni.

Inoltre questa modifica della legge regionale che è stata fatta sostanzialmente per il Comune di Milano, oltre ad essere pasticciata nel lessico, non tiene conto di qualche possibile ricaduta:

  1. la nuova norma si inserisce nelle “ disposizioni transitorie dopo oltre 4 anni di applicazione della L.R. 27/2007 e, tra l’altro, dal punto di vista temporale fa decorrere i nuovi canoni dalla “comunicazione” e non dalla scadenza contrattuale. Evidentemente chi l’ha scritta aveva molta fretta di arrivare al risultato e ha commesso qualche errore di valutazione;
  1. gli inquilini a equo canone che sul resto del territorio regionale si sono già visti applicare fin dal 2008 gli affitti della L.R. 27/2007 possono contestare tale applicazione e, in caso di aumento, chiedere ai Comuni la restituzione delle somme versate in eccedenza negli anni precedenti sia per gli alloggi sia per le relative pertinenze;

  1. gli inquilini attualmente ad equo canone che con l’applicazione della L.R. 27/2007 avrebbero avuto una riduzione dell’affitto (cioè quelli più poveri) potrebbero fare ricorso al TAR per chiedere il ripristino della precedente condizione normativa;
  2. si realizza una palese e illogica disparità di trattamento tra inquilini dello stesso patrimonio a discapito di quelli con redditi più bassi.

L’AZIONE DEL SINDACATO: RIPRISTINARE LA PARITA’ DI TRATTAMENTO E TUTELARE I PIU’ DEBOLI

Nei prossimi giorni queste Organizzazioni Sindacali chiederanno formalmente

  • all’Assessore Regionale Zambetti , in coerenza con la stessa logica di tutela delle famiglie in questo momento di particolare crisi, di farsi promotore di una nuova legge che sospenda l’applicazione degli aumenti di affitto o quantomeno stabilisca quale tetto massimo l’equo canone, anche per tutti gli altri inquilini delle case popolari.
  • Alla Giunta Comunale di Milano di votare urgentemente una Delibera di sospensione degli aumenti degli affitti nelle case comunali e così anche all’Aler di Milano
  • AI Consiglieri regionali e comunali , molto attenti ai destini e ai redditi delle famiglie, di intervenire negli ambiti che gli competono per modificare drasticamente la Legge Regionale 27/2009 nel senso di rendere sostenibili, rispetto ai redditi, gli affitti nelle case popolari
  • A tutti insieme questi attori istituzionali di intervenire affinché nella  normativa regionale venga reintrodotta una reale condizione di decadenza dall’assegnazione per quei nuclei familiari con redditi molto elevati o con alloggi adeguati  in proprietà.

Nelle prime settimane di settembre , per gli inquilini ad equo canone che avrebbero potuto ottenere un canone sociale più basso, raccoglieremo le domande da presentare al Comune e promuoveremo insieme a loro un ricorso al TAR per la disapplicazione della nuova norma.

QUALCHE DATO PER ORIENTARSI

Alloggi proprietà Aler a Milano n° 32.000

Alloggi proprietà Comune Milano n° 28.294 (compresi 4° e 5° lotto)

TOTALE 60.294

Alloggi comunali 4° e 5° lotto n° 7.962 di cui                        n° 4.262 a equo canone

3.700 vecchio canone sociale

Scadenza contratti a equo canone n°      87                      entro anno 2012

n°    870                      entro anno 2013

n°    948                      entro anno 2014

n° 1.373                      entro anno 2015

n°    984                      entro anno 2016

TOTALE n° 4.262

Stima applicazione L.R. 27/09 contratti a equo canone su affitto attuale:

n° 1.138          in riduzione                             n° 3.124          in aumento

Distribuzione per classi di reddito su campione 1.053 inquilini (lettera nuovo canone)

n° 158             Area Protezione

n° 247             Area Accesso (di cui metà con affitto nuovo inferiore a equo canone)

n° 537             Area Permanenza

n° 111             Area Decadenza (di cui n° 50 incomplete/non rispondenti)

Incremento canone mensile su campione 1.053 inquilini (lettera nuovo canone)

56% da 0     a 150 euro

21% da 151 a 250 euro

10% da 251 a 350 euro

5% da 351 a 450 euro

9% oltre 450 euro

Gettito teorico stimato su contratti equo canone in aumento (incremento medio € 2.160,00)

Anno 2012      € 6.747.840,00

Il calcolo degli arretrai porta all’incirca lo stesso importo, lievemente più basso, per ogni singolo anno dal 2008.

LA VIDEO INTERVISTA DI MAURO CEREDA A LEO SPINELLI www.youtube.com/watch?v=EUAh_zoPTCw&feature=plcp

NEGLI ALLEGATI TUTTO IL DOSSIER

27/07/2012
redazione - info@jobedi.it
ALLEGATI
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